IMI. Dietro questa sigla, neutra e fredda, c’è il mondo degli internati militari italiani. La burocrazia ossessiva e cieca portò i tedeschi a definire in tal modo i soldati e gli ufficiali italiani, prima rastrellati e poi deportati (perché di deportazione si trattò) in Germania, subito dopo l’8 settembre 1943, data della firma dell’armistizio. Quasi una macabra ironia della storia se si pensa che, all’inizio, furono dichiarati prigionieri di guerra. Fu Hitler stesso a intervenire e per evitare che in quanto tali venissero riconosciute le tutele della Convenzione di Ginevra, fece cambiare il loro status. E quella di internati militari divenne la cornice normativa con cui si chiudeva a questi soldati ogni possibile tutela
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