L'annuncio del confinamento, lo stato di emergenza, il rischio di un attacco di panico, la paura della paura, della follia e, naturalmente, del contagio. Si impossessa di me un senso di smarrimento e di spaesamento che mi paralizza da un lato e mi getta, dall'altro, in un'attività frenetica per dare un senso all'enigma dei giorni che non voglio chiamare assurdo perché non mi arrendo, né voglio subire questo tempo senza confini; né tanto meno cerco la sola sopravvivenza. La mia ambizione è più alta: vivere, pienamente, anche se nel dolore, non in una mera attesa di non si sa che cosa per non ripensare un domani a questo tempo come inutile, vuoto. Mi sono aggrappata a qualsiasi cosa, con tenacia, con la forza della disperazione e mi è venuta in soccorso l'idea di un amico, il regista, drammaturgo, attore Massimiliano Finazzer Flory che sul quotidiano milanese Il Giorno On Line ha proposto per 55 giorni una parola al giorno — da declinare al tempo del Corona Virus nello spazio di poche righe — e io ho deciso di seguirlo quotidianamente, come chiamata ad un impegno e un dovere verso me stessa, con un giorno in più, quello del ritorno a casa a Firenze da Milano martoriata e l'inizio di un periodo di smaterializzazione: digitale, non virtuale, per cominciare.
(Ilaria Guidantoni)
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