PuntoZip Atupertù con Ilaria Guidantoni

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10/01/2021, ore 11:30

Ilaria Guidantoni, giornalista e scrittrice fiorentina, vive tra la Toscana, Roma, Milano e Tunisi. Laureata in Filosofia teoretica è studiosa di Mediterraneo, lingua e letteratura araba, è autrice di varie opere. In particolare per Oltre Edizioni ha pubblicato nel 2015 Corrispondenze mediterranee, viaggio nel sale e nel vento (romanzo storico) e Viaggio di ritorno. Firenze si racconta; nel 2017 la prima traduzione e curatela in italiano di Jean Sénac. Ritratto incompiuto del padre; e nel 2019 Per una terra possibile .Poesie e prose poetiche di Jean Sènac Jean Sénac, il Pasolini d’Algeria Una voce scomoda, per la prima volta tradotto in italiano da Ilaria Guidantoni, questo poeta algerino, figli di immigrati spagnoli, francofono, dimenticato volutamente, fu assassinato in circostanze violente e misteriose ad Algeri nel 1973: un caso ad oggi irrisolto, camuffato da un processo alla morale pubblica, un caso politico nella sua patria amata senza sconti. Per Sénac, omosessuale, bastardo sempre alla ricerca del Padre, assente ma onnipresente, la poesia era rivoluzione allo stato puro. Grande amico di Albert Camus, con il quale si consumò una rottura sul piano politico e del poeta René Char, autore di altissima levatura riconosciuto a livello internazionale, ha lasciato un'opera letteraria considerevole, parte della quale è rimasta inedita (in Italia è apparso solamente, nel 2017, Ritratto incompiuto del padre, unico suo romanzo, autobiografico). Il libro è bilingue, corredato da foto e disegni del pittore vivente, suo amico, Denis Martinez. Sénac ha aperto la prima galleria d’arte contemporanea nell’Algeria libera, convinto della convergenza delle arti; creò così il gruppo dei ‘tatuaggi’, poeti e artisti ispirati dalla tradizione locale berbera, dei volti tatuati. Il poeta si firmava con un sole a 5 raggi. “Sono nato arabo, spagnolo, berbero, ebreo, francese. Sono nato mozabite, e costruttore di minareti, figlio della grande tenda e gazzella della savana. Soldato nella sua tuta mimetica sulla cresta più alta di fronte all’agguato degli invasori. Sono nato algerino, come Giugurta nel suo delitto…”
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