FLASHES E DEDICHE – 1.9- A RITMO DI JAZZ CON NICOLA VACCA

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01/02/2021, ore 07:33

“Arrivano parole dal jazz” (Oltre edizioni 2020) è un bel libro che il poeta e critico Nicola Vacca ha dedicato alla musica ed ai suoi interpreti. In realtà, oltre che fare un viaggio tra le note, il jazz di Vacca è un escamotage per riflessioni, talvolta amare, sulle condizioni dell’animo umano. Il jazz, lo sappiamo, racchiude in sé un aspetto rivoluzionario, è un’ontologia della sofferenza, sia personale che di un popolo, e tocca note e toni al di fuori di qualsiasi pentagramma codificato. Vacca si immerge tra i ritmi sincopati e suoni in libertà, rendendo giustizia e memoria ai maggiori interpreti del genere; quattro sezioni ben disposte e intelligentemente preparate. Si legge e la musica sale dal sottofondo, le parole sono arrivate e sono parole che fanno pensare, azione particolarmente difficile in questi tempi senza variazioni e asettici. Molto bCon la sua voce carnale (quasi cattiva).

prestata alla lotta un giorno si chiede:
“Cosa significa essere liberi?”
senza mai rinunciare alla rivolta
con un legame più forte del sangue
si avvicina al pianoforte
canta e suona il jazz
anche se sarebbe stata felice
suonando il suo adorato Bach.
Nina cantante militante, profonda e rabbiosa
è un fuoco che accende fiamme.
in questa grande notte.





La musica non lascerà scampo
alla bambina che a 7 anni
si innamorò del trombone.
Il suo grande fiato diventò poesia
e il jazz una magia dagli incantesimi infiniti.
Melba tra composizioni e arrangiamenti
ha scritto la storia di una donna girovaga
con il cuore e la testa nel respiro di una nota
la cosa più bella che avesse mai visto.







Quando saremo capaci di amare
porteremo con noi i fogli d’ipnos di Keith
vertigini da un piano
che sospende le cose nello stupore.
Tutto ha un’intimità che accende i sensi.
Anche se continua a piovere
e sul tavolo la vita si mostra confusa
il jazz accende una luce
nel rovescio di uno specchio.
Keith è un libro di sogni
dove la fantasia non ha i minuti contati.





Il contrabbasso di Charles
restringe i tempi
tra lirismo e rabbia
il suo jazz è poesia dal cuore nero.
“Peggio di un bastardo”
il genio dell’Arizona
ha scatenato nella musica una tempesta
che somiglia tanto a una rivoluzione.




Il jazz nei giorni di pioggia
lo sento addosso
e mi scava dentro come l’amarezza
di un pensiero che vuole la sua ansia.
Le gocce battono sui vetri
guardo fuori mentre dentro
insiste come un’ossessione
il ritmo di quella musica
che attraverso le improvvisazioni
non smette di battere il tempo:
tutto scorre e niente si afferra.elle anche le illustrazioni a cura di Alfonso Avagliano.
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