UNA GRAPHIC NOVEL DEL ROMANZO MOBY DICK DI MELVILLE

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03/03/2021, ore 07:16

MM e Brucio si confrontano con il capolavoro di Melville, imbarcandosi in una sfida decisamente audace, ovvero quella della riduzione del romanzo a graphic novel.
Efficace la scelta del bianco e nero, che ben rende la dimensione assoluta della vicenda – e che una diversa colorazione avrebbe senza dubbio affievolito; non c’è spazio per compromessi e sfumature, tutto ruota attorno a binomi indissolubili: vita/morte, salvezza/perdizione, salute/follia, bene/male.
Due i personaggi che si affrontano nella lotta finale, con la statura propria degli eroi dei migliori poemi epici, il capitano Achab e Moby Dick: il racconto delle ultime scene è demandato esclusivamente alle illustrazioni; questo monopolio visivo lascia spazio al solo grido “Capitano!” che, perentorio, si perde per sempre nell’oceano.
Il narratore, con il suo celeberrimo “Chiamatemi Ismaele”, introduce il lettore nella storia, lasciando ben presto la parola alle immagini. Il nero prevale, al di là dei riusciti notturni, nelle scene dominate dalla presenza umana, a sottolineare che il male striscia inevitabile in mezzo a noi; tra tutte, domina la pagina in cui Achab si palesa, uscendo dalla propria cabina, con l’habitus di un demone infernale: il gioco di linee di Brucio concorre a creare un effetto gabbia, che sintetizza graficamente l’ossessione di cui il capitano è vittima.
Il bianco è invece il colore dell’elemento naturale, della balena, del sublime, ben reso dall’illustrazione dell’incontro/scontro tra i due personaggi, Achab e Moby Dick, che traducono in immagini quanto si legge ne capitolo XLII del romanzo, La bianchezza della balena:
“Ma non abbiamo ancora risolto l’incantesimo di questa bianchezza né trovato perché abbia un così potente influsso sull’anima: più strano e molto più portentoso, dato che, come abbiamo veduto, essa è il simbolo più significativo di cose spirituali, il velo stesso, anzi, della Divinità Cristiana, e pure è insieme la causa intensificante nelle cose che più atterriscono l’uomo!”.
Rachel, Ismaele e decisi raggi di luce animano l’ultima pagina dell’opera a suggellare gli echi biblici che percorrono l’intero racconto: consiglio vivamente il libro a quanti vogliano misurarsi, insieme ai personaggi, con i propri limiti, ossessioni e aneliti verso l’infinito.
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