In «Carne e sangue» di Nicola Manicardi (Oltre Edizioni, 2021) ho trovato una scrittura perfettamente a fuoco – la naturale evoluzione della precedente raccolta «Umiltà degli scarti» e il luogo della risoluzione della poesia, che diventa racconto del dimesso – ancor che grandioso – sforzo di vivere.
Un verso rigoglioso, disteso e sottovoce – un ampio respiro della poesia tra le cose – sostiene la dimensione faticosa dell’essere e insieme ne raccoglie la meraviglia con gli occhi dei margini e attenzione al tempo passato.
La poesia evoca voci, pretesti, accadimenti e ripercorre il periferico ma assolato gioco della memoria, che il poeta traduce in “verso prezioso”.
Ogni ricordo insiste le trame di un’esistenza, che si districano lungo i viali di Modena come in qualsiasi altro luogo – e che informano di sé lo spazio.
La poesia nasce dalla difficoltà di “radicare in superficie” ma alla fine trova un luogo e una dimensione fisica per denunciare l’ambiguità del divenire.
Nicola Manicardi, che avevo già apprezzato in «Umiltà degli scarti», in questa nuova raccolta imprime alla poesia la forza dell’arte figurativa.
Ci troviamo di fronte a poesie dipinto – dove l’io si decentra e si estende al mondo – dai versi rivolti direttamente a Sancho (il cane di Nicola), agli aironi, alle foglie sul marciapiedi, agli stretti corsi d’acqua dove crescono “ortiche e fiori bastardi”.
Il poeta trova alle sue domande ( mai, invece, alle risposte) una collocazione precisa – luogo, tempo e indirizzo – che noi possiamo interrogare attraverso il ponte sensibile e allegorico delle cose.
Una raccolta coraggiosa, seducente e suggestiva – dove il poeta investe tutto di sé nel verso e si mette veramente in gioco, per amore della poesia.
Intervista a Nicola Manicardi
Nicola, rispetto a «Umiltà degli scarti» il tuo sguardo appare in «Carne e sangue» ancora più fermo e consapevole, ma con una nostalgia di fondo forse più forte … una diversa coscienza poetica?
Carne e Sangue è il mio primo libro in racconti poetici, nato da un’esigenza personale dopo che sono rimasto solo. Con Sancho (amico fraterno) ho camminato in lungo e in largo per questa mia via cercando di fare emergere non solo piccoli momenti della natura ma concentrando lo sguardo verso i suoi abitanti, che potrebbero essere abitanti di qualsiasi luogo.
In questa raccolta lo spazio fisico occupa una dimensione importante, quale ruolo ha giocato Modena nel determinare il tuo percorso?
Modena è la mia città da sempre. Anche se non la sento in modo viscerale ho cercato in Carne e Sangue di descriverne la nostalgia, il quotidiano in questo spartiacque dove abito tra la città e la campagna
Apri «Umiltà degli scarti» con una citazione di Iosif Brodskij e nel nuovo libro gli dedichi un’intera sezione … quanto è stato importante questo autore nella tua formazione poetica?
Brodskij è fra i miei autori preferiti. L’ho letto con attenzione e con attenzione mi sono soffermato sulla sua biografia. È un uomo scomodo e libero e per la sua libertà nella vita ha pagato caro. Grandissimo autore che come pochi mi tiene fra le sue righe. Dalla sua scrittura ho imparato che si può parlare con tutto, l’inanimato è la mia grande passione.
Spesso ti rivolgi direttamente a Sancho e sembra quasi che la poesia risieda proprio nel suo sguardo così diverso dal tuo … la sua prospettiva sul mondo ti arricchisce o ti mette alla prova?
Entrambi. Sancho è il mio cane guida. Dal suo occhio cieco posso vedere tramite l’ interiorità e assieme a lui sviluppo il passo e il momento.
I tuoi versi raccontano la bellezza e la nostalgia della realtà quotidiana ma hanno un respiro certamente universale – credi che si possa fare critica anche attraverso il racconto del piccolo e dell’insoluto?
Oggi credo che la critica serva ancora di più. C’è grande mancanza di essa ma per dare la giusta lettura ai testi poetici serve una lettura attenta e preparata.
Il verso “un cane bastardo che vaga a est sempre più a est fino alla fine del mondo” mi è sembrata l’ immagine perfetta per descrivere il poeta … Come vedi il suo ruolo oggi? Abbiamo ancora bisogno della poesia?
Abbiamo bisogno di poesia e meno dei poeti. Chi scrive è perché ha voglia di comunicare. Non amo particolarmente la poesia dell’io ma ora è tempo del noi. Un noi da noi sempre più dimenticato e sempre più dentro all’ego delle nostre vanità.
Il verso contemporaneo è sempre più vicino alla prosa poetica … che direzione prenderà per te la poesia nel prossimo futuro?
Spero che la poesia prenda il respiro che serve nel momento esatto e possibilmente che possa continuare il suo lavoro domandando…
Un consiglio per chi comincia oggi a scrivere versi.
Non sono un bravo consigliere ma certamente leggere tanto, ascoltare i grandi, cercare maestri e guardare non come fa l’uomo.
Nicola Manicardi – biografia
Nicola Manicardiè nato a Modena dove risiede e lavora in ambito sanitario. Appassionato di letteratura in particolare modo di poesia ha pubblicato nel 2015, per la casa editrice Rupe Mutevole di Parma diretta da Enrico Nascimbeni, il suo primo volume intitolato “«Periplo».
Successivamente alcuni suoi testi sono stati inseriti in una antologia dedicata al mito di Marilyn Monroe intitolata “«Umana troppo umana»”, curata da Alessandro Fo e Fabrizio Cavallaro ed edita da Aragno nel 2016. Nel 2018 ha pubblicato il suo secondo volume di poesia intitolato «Non so», per la casa Editrice I Quaderni del Bardo, di Stefano Donno – collana Zeta diretta da Nicola Vacca.
Alcune sue poesie sono state tradotte in greco, spagnolo, rumeno, russo e francese e inserite in alcune riviste nazionali e internazionali. Nel giugno 2020 esce una nuova raccolta di poesie dal titolo «Umiltà degli Scarti» Collana Agorà diretta da Nicola Vacca per l’ArgoLibro Editore. L’ultimo lavoro è «Carne e sangue» edito da Oltre Edizioni.