1. Sonia Vatteroni, “Un quarto di secondo [poesie]” (OLTRE Edizioni) è la tua nuova silloge poetica; l’introduzione porta la firma di Marzia Margherita Dati Graham che, con decisione e senza compromessi, evidenzia che «il poeta pone il lettore di fronte al dilemma del possibile e autentico senso dell’esistere in relazione all’eternità e a quello “spazio di luminosa distruzione” che è la morte.» Sonia Vatteroni, la poesia sarebbe in grado di eternare chi la mette nero su bianco?
È l’istante immortale quello di cui parlo quando scrivo di luminosa distruzione e se il poeta riesce in quel transito … prima che tutto si distrugga … scrive poesia. Come vedi l’immortalità ha vita breve, è un ossimoro. Questo naturalmente vale per la creazione poetica, non per i poeti: qualche immortale direi che c’è!
2. La prima sezione del tuo libro, “Per un whisky o per un tè”, si apre con delle poesie dedicate a un gran numero di poeti. Thomas Stearns Eliot sostiene che «l’unico modo per manipolare qualsiasi tipo di versetto inglese, è attraverso l’assimilazione e l’imitazione.» Sonia Vatteroni, sei tu dello stesso avviso? Perché? E, i poeti ai quali sono dedicate le tue liriche sono quelli che hanno maggiormente influenzato il tuo modo di sentire il mondo?
A volte tutto è più semplice di quanto si pensi: il mio è soltanto uno studio col quale cerco di imparare e migliorare la mia scrittura. Mi è stato regalato un libro, l’ho letto e riletto e mi sono detta: – Questi poeti sono dei grandi e lo sono per me; ci trovo qualcosa di mio, una voce o un contenuto che mi somigliano. E allora imparerò qualcosa se approfondirò come e cosa hanno scritto. Semplicemente.
3. In “I fiori dell’Anima, seconda sezione di “Un quarto di secondo [poesie]”, i tuoi versi descrivono il ciclo della vita? Simboli prettamente cristiani e archetipi decisamente antichi convivono nelle tue liriche, che lasciano intendere che la resurrezione, seppur difficoltosa, è possibile!
Anche qui tutto parte dalla lettura di un saggio di Ugo Volli, “Fiori e piante nella tradizione ebraica antica”. Così ho cercato il mio fiore, la mia pianta dell’anima sempre in relazione a quanto essa contiene già di simbolico e di tradizione.
4. In “A chi parlerò domani?”, nella terza sezione del tuo lavoro, i tuoi versi sono pregni di pessimismo, di un dolore che non nascondi: «[…] E sono stata fuoco/ perché lo sento ancora/ al momento ardo piano/ in lenta combustione.// Ma è una notte d’agosto/ sono fiammella blu/ luce di fuoco fatuo// e presto svanirò.» A chi speri di poter parlare domani?
Come tutti, credo, a chi abbiamo amato e a chi ci ha amato. Come i poeti, credo, attraverso la parola scritta che ci sopravvive.
5. Nella quarta sezione “Ora sapremo qualcosa l’uno dell’altra”, i tuoi versi sono molto struggenti e intimi, si avverte nettamente «l’urgenza di vivere [….] in una dimensione in cui la morte non sia il nulla ma sia “un eterno presente”», come evidenzia Marzia Margherita Dati Graham. Rivolgendosi a Meneceo, Epicuro ci dice che «quando noi viviamo, la morte non c’è, e viceversa.» Perché è tanto forte il tuo desiderio di “un eterno presente”?
In questa parte del libro ho raccolto scritti diversi, ma legati dal desiderio di parlarmi e di parlarvi Raccontami di te e sarò parte della tua vita, forse è questo l’eterno presente: parliamoci, anche in silenzio, e il presente avrà un senso.
6. “Dialogo fra il poeta e l’oblio” è la sezione conclusiva del tuo “Un quarto di secondo [poesie]”, e il Tempo, forse, è un po’ come un amico e un complice: «[…] ci imbuca nella fessura come lettera menzognera!// Non è indolore.// Dove sono adesso? E dove sei?// Credo…// traslocati nella metafora dell’infanzia.» Sonia Vatteroni, i poeti credono, o meglio, s’illudono di poter arrestare il Tempo, questo io credo. In fisica, il tempo può essere definito come la distanza tra gli eventi calcolata nelle coordinate spaziotemporali quadridimensionali; “La teoria della relatività ristretta” di Albert Einstein ci spiega che il tempo non può essere compreso se non come una parte del cronotopo.
Il poeta mente: cerca l’Oblio ma questo sa che non è così; altrimenti perché scriverebbe? Il dialogo immaginario è stato usato da grandi scrittori ed io ho provato a dialogare con l’Oblio. Alla fine ognuno cercherà la propria anima ma, dice l’Oblio: “… tu sarai sopra uno sperone e fingerai di cercarmi. Time over.”
7. In “Un quarto di secondo [poesie]” troviamo ben cinque sezioni, che possono essere lette in maniera indipendente; immagino siano state scritte in tempi diversi. Per quali esigenze, personali e non, sono venute alla luce?
Dare una cronologia non è facile; le poesie vengono spesso riviste, manipolate nel tempo. A volte no, sono tappe della vita, ma questo credo sia il privato e va lasciato lì.
8. Qual è la caratteristica precipua del tuo poetare, Sonia Vatteroni?
Credevo di non saper rispondere, ma dato che ho risposto alle domande, penso di poter osare: la curiosità: curiosità di imparare dagli altri e di conoscere fino a dove posso arrivare, mettendo l’asta sempre un po’ più avanti. E la condivisione: mi piace se altri abitano nelle mie poesie mentre le leggono, mi piacerebbe che qualcuna fosse amata, loro, non io. La manifattura.
9. “Un quarto di secondo [poesie]” accoglie diverse illustrazioni di Beppe Mecconi, che ha tradotto in immagini alcune tue poesie. Com’è nata la vostra collaborazione artistica?
Beppe è un magnifico disegnatore e tante altre cose. Due anni fa mi chiese di scrivere i testi per uno spettacolo “Orfeo ed Euridice” che abbiamo portato su diversi palchi e festival e ancora porteremo. Ora lavoriamo ad un altro su Shelley sempre con la collaborazione di eccellenti musicisti, cantanti e ballerini. Ma oltre a questo è l’amicizia nata da comune sentire la poesia delle cose che ci unisce.
10. Oggi come oggi, ha ancora senso scrivere poesie? Come ben sappiamo, i giovani leggono poco e le materie umanistiche, in una civiltà sempre più ipertecnologica, non sono tenute granché in considerazione.
Chiederlo a me è come chiedere al negoziante, la poesia è cambiata nella forma, ma la sostanza è sempre l’indicibile. Io amo scrivere anche per la musica e provo stupore quando sento i miei versi diventare canzoni. Giovani, non giovani, credo ci sia anche qualche preconcetto. Se ciò che offriamo è bello, e guarda , voglio proprio usare questo aggettivo semplice, parla a tutti. Se non parla, non ha nulla da dire.
11. Molti poeti moderni parlano sempre più di sé stessi, e sono sempre meno profeti, questa è la mia impressione. Qual è la tua opinione in merito?
Non ho autorità per dare lezioni, ma torniamo al punto: l’arte, in qualsiasi forma, deve mettere in secondo piano l’autore e in primo l’opera.. Lì sta il giudizio.
SONIA VATTERONI – Nata a La Spezia, ha vissuto e studiato e insegnato a La Spezia e Firenze. Ha collaborato e fatto parte de “Il giardino dei ciliegi” a Firenze, pubblicando racconti su Cercatori di storie. Ha fatto parte di un seminario internazionale di scrittura creativa della New York University. Ha dato la voce a letture in Controradio (sede fiorentina). Ha pubblicato 3 libri di poesie: PONGASIE / SUPPONGA / MONADI. Autrice dei testi dello spettacolo teatrale musicale ORFEO ED EURIDICE.
Acquista su Fenice Bookstore
Un quarto di secondo – Sonia Vatteroni
Un quarto di secondo – Sonia Vatteroni – Introduzione: Marzia Margherita Dati Graham – Copertina e illustrazioni: Beppe Mecconi – Oltre Edizioni – Collana: Collezione di poesia – Prima edizione: maggio 2022 – Pagine: 208 – ISBN: 9791280075444 – Prezzo di copertina: 18,00 €
|