L'OTTAVO di lunedě 6 aprile 2020
Che legame c’č tra la figura di un bandito, assurto quasi a mito, nella Francia degli anni ’40, i crimini della Gestapo, la resistenza, la corruzione di uomini politici e poliziotti, il Congo, il traffico di droga e donne, in un sottile quanto criminale filo rosso che arriva praticamente fino agli anni ’80? Ce lo racconta Massimo Novelli in questo Pierrot Le Fou, storia del bandito che leggeva Boris Vian e della sua donna, appena pubblicato da Oltre Edizioni.
di Geraldine Meyer
Massimo Novelli è un giornalista con la passione della ricerca che ha dedicato molta della sua attività alla ricostruzione delle biografie di personaggi di quella che viene chiamata “storia minore”. E che con questo Pierrot Le Fou ci conduce tra le pieghe di un’altra “storia minore” che si intreccia con quella “storia maggiore”, riportata nei libri e che abbraccia ben quattro decenni.
Una biografia scritta con ritmo incalzante, meticolosamente ricostruita attraverso libri, testimonianze e articoli di giornale, che ci fa scoprire le tenebre e le trame, da libri noir, della malavita francese, tra locali, bistrot e prigioni, donne fatali e evasioni, in un palinsesto che, davvero, rimanda ad alcune delle pagine più belle di Simenon e Malet.
Una biografia scritta con ritmo incalzante, meticolosamente ricostruita attraverso libri, testimonianze e articoli di giornale, che ci fa scoprire le tenebre e le trame, da libri noir, della malavita francese, tra locali, bistrot e prigioni, donne fatali e evasioni, in un palinsesto che, davvero, rimanda ad alcune delle pagine più belle di Simenon e Malet.
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