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Beppe Mecconi
SoloMente.it di gioved 21 maggio 2020


di Francesca Meucci
Sono nato il 6 marzo del '56 a San Terenzo, nel centro del Golfo dei Poeti; ho fatto e continuo a fare una marea di roba.
Pittore, illustratore di libri per bambini, scrittore, regista teatrale e televisivo... Dal 2010 i miei dipinti sono dedicati a brani di poesie. Durante il Parma Poesia Festival del 2011 Mariangela Guanda mi definì "il pittore dei Poeti".
Ho scritto e illustrato libri per l'infanzia. I più noti sono: "I pozzi di Eugenio", "Il polpo campanaro", "La notte che mio nonno pescò Babbo Natale" tradotti in Brasile, Messico, Polonia e Francia. Da questi testi sono state tratte drammatizzazioni teatrali e musicali.
Dal 1980 fino al 2008 ho diretto "la Compagnia delle Briciole di Lerici", con allestimenti da testi di Carlo Goldoni, Molière, Scarpetta, Joseph Kesserling, Govi...
Una mia illustrazione, vincitrice del "Premio Unicef" del 1991, è stata esposta in Giappone, Israele e al "Centre Pompidou" di Parigi. Nel 2006 ho presentato alcune fiabe al Salone del Libro di Torino.
Ho scritto e diretto film-documentari per RAI 3 e altri Enti. Sono stato co-sceneggiatore cinematografico. Ho recitato in 3 film.
Dal 2003 al 2015 ho diretto il Museo naturalistico nel Castello di Lerici, SP, realizzando campagne paleontologiche in Asia, Africa e Sud America.
Collaboro con Projeto Libertade, ONG che si occupa dei disagi dell’infanzia nella favela di Vila Vintèm a Rio de Janeiro.

L’UNICEF mi ha concesso il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.
Per queste esperienze ho partecipato a programmi radio e tv nazionali ed internazionali.
Nel 2017 è uscito, per Edizioni Gammarò, il mio primo romanzo: "Trabastìa - cent'anni di gente comune".
Dal maggio dello stesso anno divento direttore editoriale e artistico del marchio Töpffer. Cos’è Töpffer? O meglio: chi è Töpffer? Rodolphe (Ginevra, 1799-1846); pedagogo, insegnante, illustratore e scrittore stimato da Goethe, praticamente il primo fumettista, l’inventore del romanzo grafico. Quando abbiamo pensato ad un nuovo marchio editoriale che comprendesse le varie possibilità del libro illustrato è venuto spontaneo pensare a lui, e a un suo disegno come logo. Töpffer si occupa quindi di libri illustrati, con tre collane: Prototypía - Piccoli - G. Novel. L’intenzione è quella di offrire testi e illustrazioni originali con una veste grafica curata. Ad oggi sono 17 i titoli pubblicati.
Nell’aprile del 2020, sempre per Gammarò, è uscita la raccolta di racconti: “Il manoscritto di Laneghè – cronache dal golfo”.

SOLO TRE DOMANDE

  • Mi de­scri­vo con solo tre ag­get­ti­vi
    • Curioso
    • Libertario
    • Ottimista
  • Il solo even­to che mi ha cam­bia­to la vita
    • La morte, quando avevo 12 anni, di mio padre.
  • Solo un link so­cial­men­te uti­le

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di Francesca Meucci
Sono nato il 6 marzo del '56 a San Terenzo, nel centro del Golfo dei Poeti; ho fatto e continuo a fare una marea di roba.
Pittore, illustratore di libri per bambini, scrittore, regista teatrale e televisivo... Dal 2010 i miei dipinti sono dedicati a brani di poesie. Durante il Parma Poesia Festival del 2011 Mariangela Guanda mi definì "il pittore dei Poeti".
Ho scritto e illustrato libri per l'infanzia. I più noti sono: "I pozzi di Eugenio", "Il polpo campanaro", "La notte che mio nonno pescò Babbo Natale" tradotti in Brasile, Messico, Polonia e Francia. Da questi testi sono state tratte drammatizzazioni teatrali e musicali.
Dal 1980 fino al 2008 ho diretto "la Compagnia delle Briciole di Lerici", con allestimenti da testi di Carlo Goldoni, Molière, Scarpetta, Joseph Kesserling, Govi...
Una mia illustrazione, vincitrice del "Premio Unicef" del 1991, è stata esposta in Giappone, Israele e al "Centre Pompidou" di Parigi. Nel 2006 ho presentato alcune fiabe al Salone del Libro di Torino.
Ho scritto e diretto film-documentari per RAI 3 e altri Enti. Sono stato co-sceneggiatore cinematografico. Ho recitato in 3 film.
Dal 2003 al 2015 ho diretto il Museo naturalistico nel Castello di Lerici, SP, realizzando campagne paleontologiche in Asia, Africa e Sud America.
Collaboro con Projeto Libertade, ONG che si occupa dei disagi dell’infanzia nella favela di Vila Vintèm a Rio de Janeiro.

L’UNICEF mi ha concesso il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.
Per queste esperienze ho partecipato a programmi radio e tv nazionali ed internazionali.
Nel 2017 è uscito, per Edizioni Gammarò, il mio primo romanzo: "Trabastìa - cent'anni di gente comune".
Dal maggio dello stesso anno divento direttore editoriale e artistico del marchio Töpffer. Cos’è Töpffer? O meglio: chi è Töpffer? Rodolphe (Ginevra, 1799-1846); pedagogo, insegnante, illustratore e scrittore stimato da Goethe, praticamente il primo fumettista, l’inventore del romanzo grafico. Quando abbiamo pensato ad un nuovo marchio editoriale che comprendesse le varie possibilità del libro illustrato è venuto spontaneo pensare a lui, e a un suo disegno come logo. Töpffer si occupa quindi di libri illustrati, con tre collane: Prototypía - Piccoli - G. Novel. L’intenzione è quella di offrire testi e illustrazioni originali con una veste grafica curata. Ad oggi sono 17 i titoli pubblicati.
Nell’aprile del 2020, sempre per Gammarò, è uscita la raccolta di racconti: “Il manoscritto di Laneghè – cronache dal golfo”.

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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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