Dov’è Anna?: ai giovani questo titolo non avrà granché da dire, ma gli stagionati ex telespettatori delle reti RAI monopoliste pre-apertura alle televisioni private riconosceranno uno dei più celebrati noir televisivi di sempre, trasmesso nel 1976; la fiction TV più seguita dal pubblico: 24 milioni ogni puntata, 28 per la settima e ultima. Allora non le chiamavano fiction, ma sceneggiati e per quello che ci interessa lo sceneggiatore è tutt’ora sulla breccia. È Biagio Proietti, oggi ottantenne, autore televisivo una cinquantina d’anni fa, che nell’ultimo decennio si è impegnato nella scrittura di polizieschi, con ottimi risultati, come conferma in questa nuova indagine di Daniela Brondi.
L’Italia si addice al giallo secondo Proietti, che si ispira ai grandi del poliziesco d’ogni tempo, da Dashiell Hammet a Raymond Chandler, e propone in prosa semplice personaggi scolpiti ma umani e situazioni convenzionali ma intriganti, prodotti di consumo, per quanto di alta qualità narrativa.
Come nello sceneggiato record (Dov’è Anna? fu il primo a presentare location italiane quando i nostri gialli venivano ambientati esclusivamente all’estero), le storie della commissaria romana non abbandonano i confini nazionali.
Daniela è una donna poliziotto, come si diceva una volta. Dopo il trasferimento da Mantova alla capitale, dirige la Sezione Omicidi della Squadra Mobile. Abita in un piccolo appartamento anonimo. Si trascura, trascinandosi da un giorno di servizio all’altro. Da quando è morto il mentore Salinari, le resta solo Ferli, la sua ombra, fedele, silenzioso, sempre disponibile sul lavoro e fuori. Stima il nuovo Capo, Cantini, bravo dirigente e uomo a modo che non potrà mai diventare però un vero amico.
Cantini si disimpegna abilmente nelle sabbie mobili della politica capitolina, come chi l’ha preceduto, l’ottimo Salinari. È bravo anche a riconoscere il valore delle persone e considera la Brondi un vero talento. È una funzionaria dai modi gentili, usa il tatto giusto e in più è una bella donna, ma soprattutto è fatta d’acciaio puro, non si ferma davanti a nessun ostacolo. Per questo il dottore non esita ad affidarle il caso che gli è stato caldeggiato nientemeno dal ministro in persona.
A sua volta, il responsabile del dicastero dell’Interno è intervenuto su pressione di un imprenditore farmaceutico, Franco Verzini, un sessantenne più tonico fisicamente che finanziariamente, ma che tanto ha fatto intenzionalmente per indebolire le casse dell’azienda, arricchendo invece i suoi conti riservati all’estero.
A sei giorni dal compleanno, ha ricevuto da un numero criptato la prima di una serie di telefonate anonime. Una voce maschile, decisamente sgradevole, gli ha annunciato la morte: “ti ucciderò, il 28 settembre, durante la festa nella tua villa”.
Non si può dire che le chiamate reiterate anche alla moglie e al figlio non lo abbiano turbato. Gli è calato addosso il gelo in una coda d’estate bollente, tanto più dopo l’incidente nell’ascensore, di cui la voce orribile si è detta responsabile. Un blackout ha bloccato Verzini insieme al guardiano nell’impianto elevatore della Farmaceutici Latina. Palazzina direzionale e stabilimento erano regolarmente illuminati e per parecchio tempo nessuno si sarebbe accorto della cabina chiusa senz’aria. Provvidenzialmente, è arrivato il segretario Raggi a forzare l’apertura e riportarli a respirare nel corridoio.
Incaricata dal Capo, Daniela raggiunge la villa di Verzini, lussuosa da far sembrare catapecchie le migliori. Lo trova lucido ma scosso. Un cerotto sulla nuca evidenzia il punto in cui è stato colpito alle spalle e lasciato cadere senza sensi nella piscina colma d’acqua. Qualcuno che stava amoreggiando nei pressi ha chiamato i soccorsi e la respirazione bocca a bocca praticata dal cognato medico lo ha riportato in vita. A quel punto è cominciata la sarabanda di telefonate che ha portato la commissaria in sua presenza.
L’imprenditore ricostruisce con calma gli avvenimenti, C’è stata anche una lettera anonima, a ricordargli d’essere odiato da tutti, ma è portato a pensare a una montatura. Nessun assassino può essere tanto teatrale.
Al suggerimento della Brondi di annullare la festa in programma il 28 settembre, risponde che gli inviti sono partiti, destinati a tante persone di prestigio, e non vuole perdere la faccia davanti tutti, platealmente.
Non resta che attivare una protezione discreta e cominciare a verificare la lista degli invitati, tra i quali un sottosegretario.
L’industriale Verzini, detto il Drago, il Dio del male, va protetto dai progetti di qualcuno che vuole il peggio per lui e lo sta pianificando metodicamente. Qualcuno che non gli è lontano, si direbbe, anzi, piuttosto vicino. Qualcuno della sua corte.
Ci sono tutte le premesse per un giallo avvincente, molto dinamico, come una intrigante fiction televisiva.
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