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Il fantastico Soldati
Il Quotidiano del Sud di sabato 20 giugno 2020
Nel ventennale della morte ricordiamo Mario Soldati quale “padre” della letteratura distopica italiana.

Gli anni Settanta, momento storico di forte instabilità, vedono il romanzo distopico rispondere all’aspirazione dell’uo - mo contemporaneo ad una totalità, ormai perduta, di un mondoabitato dal senso. Il romanzo Lo smeraldo diviene una lente con cui osservare a fondo l’opera omnia dell’autore Soldati.
Il romanzo distopico degli anni Settanta si trova ad incorporare le funzioni e le finalita’ del romanzo sociale che, ormai, dagli anni Sessanta in poi pare non aver piu’ ragione d’essere. C’e’ ancora l’urgen - za di una letteratura che abbia un respiro collettivo, che parli all’umanita’ intera, che tratti tematiche sociali, ma non e’ piu’ possibile farlo attraverso un impianto realistico, c’e’ bisogno di lenti stranianti, funzioni fantastiche e incursioni in un futuro piu’ o meno prossimo. In questa chiave va interpretato anche il ricorso al respiro epico adottao dalla letteratura dispotica: in un momento storico in cui vige la frammentarieta’ e l’instabilita’, l’epica sembra ridpondere all’aspirazione dell’uomo contemporaneo ad una totalita’, ormai perduta, di un mondo contemoraneo ad una totalita’, ormai perduta, di un mondo abitato dal senso: si sente l’esigenza di un paladino che incarni i valori condivisi da una comunita’ e si coltiva la speranza che, una volta superate le prove, si arrivi ad un lieto fine, che a quete venga in conclusione appagata. Gia’ il genere del romanzo in se’ e per se’ si era fatto carico dell’eredita’ lasciata dall’epos - basti far riferimento alla teoria del romanzo avanzata da Lukacs secondo cui “il romanzo e’ l’epoea di un’epoca per la quale l’imma - nenza del senso nella vita si e’ fatta problematica, e che tuttavia ha l’aspirazione alla totalita’” - : il romanzo, nel filone dispotico, accoglie, inoltre, anche l’impian - to morale e l’intreccio avventuroso tipico dell’epica caalleresca; il protagonista lotto all’interno di un mondo abbandonato dagli dei e comunque la propria individualita’, il proprio percorso, assume la valenza di exemplum per tutto il genere umano.


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Nel ventennale della morte ricordiamo Mario Soldati quale “padre” della letteratura distopica italiana.

Gli anni Settanta, momento storico di forte instabilità, vedono il romanzo distopico rispondere all’aspirazione dell’uo - mo contemporaneo ad una totalità, ormai perduta, di un mondoabitato dal senso. Il romanzo Lo smeraldo diviene una lente con cui osservare a fondo l’opera omnia dell’autore Soldati.
Il romanzo distopico degli anni Settanta si trova ad incorporare le funzioni e le finalita’ del romanzo sociale che, ormai, dagli anni Sessanta in poi pare non aver piu’ ragione d’essere. C’e’ ancora l’urgen - za di una letteratura che abbia un respiro collettivo, che parli all’umanita’ intera, che tratti tematiche sociali, ma non e’ piu’ possibile farlo attraverso un impianto realistico, c’e’ bisogno di lenti stranianti, funzioni fantastiche e incursioni in un futuro piu’ o meno prossimo. In questa chiave va interpretato anche il ricorso al respiro epico adottao dalla letteratura dispotica: in un momento storico in cui vige la frammentarieta’ e l’instabilita’, l’epica sembra ridpondere all’aspirazione dell’uomo contemporaneo ad una totalita’, ormai perduta, di un mondo contemoraneo ad una totalita’, ormai perduta, di un mondo abitato dal senso: si sente l’esigenza di un paladino che incarni i valori condivisi da una comunita’ e si coltiva la speranza che, una volta superate le prove, si arrivi ad un lieto fine, che a quete venga in conclusione appagata. Gia’ il genere del romanzo in se’ e per se’ si era fatto carico dell’eredita’ lasciata dall’epos - basti far riferimento alla teoria del romanzo avanzata da Lukacs secondo cui “il romanzo e’ l’epoea di un’epoca per la quale l’imma - nenza del senso nella vita si e’ fatta problematica, e che tuttavia ha l’aspirazione alla totalita’” - : il romanzo, nel filone dispotico, accoglie, inoltre, anche l’impian - to morale e l’intreccio avventuroso tipico dell’epica caalleresca; il protagonista lotto all’interno di un mondo abbandonato dagli dei e comunque la propria individualita’, il proprio percorso, assume la valenza di exemplum per tutto il genere umano.


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