Romainjazz.it di luned 23 novembre 2020
Nicola Vacca, Arrivano parole dal jazz, Oltre Edizioni, 2020, pp. 94, euro 14
di Stefano Cazzato
Di questo bel libro, bello e originale, di Nicola Vacca (poeta, critico letterario, blogger) si potrebbe parlare in tanti modi. Si potrebbe dire che un omaggio a una passione musicale declinata in forma poetica; oppure un compendio di mini-biografie, di ritratti di grandi personaggi del jazz colti in uno o pi aspetti peculiari con una pennellata che resta ben impressa nella mente del lettore: poche incisive parole, dove il ragguaglio tecnico del tutto subordinato a quello espressivo e sentimentale, per parlare di Chet Baker, Miles Davis, Enrico Rava, Sarah Vaughan, Nina Simone, Ella Fitzgerald, Keith Jarret, Charles Mingus, Thelonius Monk, Herbie Hancock, Art Blakey e tanti altri; oppure un esperimento letterario dove sincontrano dialogicamente e provvidenzialmente diverse arti popolari: la poesia, la musica, il disegno (ad ogni poesia, infatti, si affiancano i romantici schizzi di Alfonso Avagliano e il libro si chiude con uninteressante playlist di Tommaso Tucci).
Direi, per, che questo soprattutto un libro di poesie, dove loggetto il jazz, ma il soggetto il poeta che lo veste, che gli cuce letteralmente addosso una lingua nuova e personale, ed attraverso questa lingua che loggetto arriva a noi, cos come non lavevamo mai conosciuto.
Arrivano parole dal jazz, appunto! Se poi queste parole ci fanno sentire anche suoni che strappano dallo sconforto e dallo spleen, e riempiono lanima di una gioia tanto malinconica quanto incontenibile, se ci consentono di immergerci, o addirittura di identificarci, nel blues straziante e nello swing avvincente di Duke Ellington o nelle note strozzate di Charlie Parker o nella voce pura e malata di Billie Holiday, se queste parole ci danno lidea di essere meno soli nelluniverso e ci avvicinano ad altri esseri umani, questo soprattutto merito del poeta e della sua capacit di improvvisare su un tema fondamentale: le domande e i bisogni perenni, e spesso inappagati, delluomo. Qualunque oggetto il poeta tocchi, lo sappiamo, viene trasfigurato e passa fortunatamente dallo stato della realt a quello del sogno. Questo fa Nicola Vacca con il jazz. Scrive di jazz e, in un certo senso, lo scrive! Soprattutto - come rivela lui stesso nel finale - nelle giornate di pioggia.
Direi, per, che questo soprattutto un libro di poesie, dove loggetto il jazz, ma il soggetto il poeta che lo veste, che gli cuce letteralmente addosso una lingua nuova e personale, ed attraverso questa lingua che loggetto arriva a noi, cos come non lavevamo mai conosciuto.
Arrivano parole dal jazz, appunto! Se poi queste parole ci fanno sentire anche suoni che strappano dallo sconforto e dallo spleen, e riempiono lanima di una gioia tanto malinconica quanto incontenibile, se ci consentono di immergerci, o addirittura di identificarci, nel blues straziante e nello swing avvincente di Duke Ellington o nelle note strozzate di Charlie Parker o nella voce pura e malata di Billie Holiday, se queste parole ci danno lidea di essere meno soli nelluniverso e ci avvicinano ad altri esseri umani, questo soprattutto merito del poeta e della sua capacit di improvvisare su un tema fondamentale: le domande e i bisogni perenni, e spesso inappagati, delluomo. Qualunque oggetto il poeta tocchi, lo sappiamo, viene trasfigurato e passa fortunatamente dallo stato della realt a quello del sogno. Questo fa Nicola Vacca con il jazz. Scrive di jazz e, in un certo senso, lo scrive! Soprattutto - come rivela lui stesso nel finale - nelle giornate di pioggia.
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