Non ne sapevo niente, questa è un’ammissione. Poco distante c’era la guerra, la Serbia sotto sanzioni, le morti innocenti, le mine e la pazzia. Cosa faceva lui per risolvere tutto ciò? Oppure stava, suo malgrado, favorendo quello status quo? Chi comandava stava dicendo la verità? Sono domande senza risposta, perché l’unica certezza era che, in definitiva, non ne sapeva niente.
Era uno de 34 sottufficiali di stanza a Calafat, nell’estremo sudovest della Romania, dove il Danubio segna il confine con la Bulgaria. Nei pressi la Serbia, immersa nella terribile guerra jugoslava. La partenze nel maggio del 1995. Una missione d’impostazione di pace con operazioni di polizia doganale, dove giravano armati solo durante il servizio di controllo sul fiume. In testa il basco blu con il distintivo della UEO, il Danubio invece era senza colore, non era più blu.
Dovevano essere tre mesi, ma l’impegno durò più a lungo. Ogni giorno una scoperta, ogni giorno una nuova sorpresa. Fra le varie attività il controllo dei mezzi navali e chiatte, per verificare il rispetto delle sanzioni. I bombardamenti nella vicina Serbia generavano tensione. Poi cecchini nascosti, gli scontri a fuoco e le urla concitate alla radio, forse era vero o forse addestramento.
Intorno le aree dei Rom, interi paesi dove vivevano la loro libertà senza regole, non amati mai da nessuno, compreso Ceausescu che li aveva deportati. Le schiere di bambini Rom, vestiti di stracci nelle baracche alla periferia di Calafat, pronti alla questua per pochi Lei. Ballerine speranzose di una vita migliore e magari pronte a seguire in Italia qualcuno. Le vedove, donne che diventano compagne di alcuni militari, per poi vederli partire. La vita di Adrian, Agatha e la sua bambola, la giovinezza di Dana e il pastore che non aveva mai visto il mare.
I regali per il natale e persino una fotografia può diventare un dono grande.
Non ne sappiamo proprio niente.
Un romanzo e non completamente un romanzo. Quanto dico è più un gioco di parole povero che un giudizio sostanziale. Infatti si tratta del resoconto di fatti reali e come tale va introdotto. Vita vissuta, esperienza personale, vicende che paiono sempre andare per una strada loro, ma era la strada che percorreva anche l’autore di questo libro.
Sullo sfondo la guerra fratricida che sconvolse la ex Jugoslavia agli inizi degli anni ’90. Di quella guerra forse sappiamo molto o molto poco. Ma sappiamo ancora meno cosa sia ruotato intorno a quella guerra, comprese le missioni NATO e UEO. Non vi era solo quello, anche l’Europa dell’est viveva cambiamenti derivanti dalla caduta del muro di Berlino, Romania a Bulgaria fra le tante. Tutti aspetti di cui, alla fine, non ne sappiamo niente.
Aveva ventisette anni, quando ricevette l’invito a partecipare alla “Danube mission”, in sostituzione di un radiotelegrafista impossibilitato a partire. L’idea iniziale era quella dell’opportunità, anche economica per certi versi, poi è la realtà a circoscrivere i veri ambiti. Infatti, nella copertina, si parla di rivelazioni, che sono tutte da comprendere e in profondità.
La nave, le cameriste, gli odori, le liti dovute alla convivenza o meglio scherzi da camerata e quando arriva la legittimatia si paga da bere. Dormire con le garze sulle orecchie, bocca e naso. In cima a tutto la gente.
A completamento dell’opera troviamo una breve presentazione di Piergiorgio Pulixi. In appendice invece una ricca documentazione inerente il periodo, dettaglio non da poco in quanto integra, con dati oggettivi, tutto il narrato del libro.
Ernesto Berretti è l’autore di questo testo confessione dai tratti forti e coinvolgenti, mai aulico o ridondante, anzi spesso molto semplice. Catanese di nascita, oggi vive e lavora a Civitavecchia con la propria famiglia. Si tratta dell’ennesimo esordio, come tanti di cui ho parlato nelle mie pagine. “Non ne sapevo niente” è stato sviluppato secondo canoni diversi rispetto ad altri libri. Qui, infatti, ci si spinge sull’autobiografico e se solitamente c’è sempre qualcosa di un autore nei suoi libri, in questo caso scrittore e storia sono tutt’uno. Il libro è del 2018, ma solo adesso sta venendo alla giusta luce.
Ciorba e mambrucchi, sono cose profondamente diverse ma da scoprire.
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