CATALOGO      AUTORI      APPROFONDIMENTI      EVENTI      ARTE & ARTISTI      UNIVERSITÀ

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
Oltre edizioni

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
La personalitŕ eclettica e innovativa di Laura Marchig
Amicando semper di domenica 7 febbraio 2021
Laura Marchig (Fiume, 1962) č intellettuale colta e raffinata, direttrice dal 2004 al 2014 del Dramma Italiano, Compagnia Stabile italiana che opera in seno al Teatro Nazionale Croato “Ivan Zajc” di Fiume...

di Elis Deghenghi Olujić
Laura Marchig (Fiume, 1962) è intellettuale colta e raffinata, direttrice dal 2004 al 2014 del Dramma Italiano, Compagnia Stabile italiana che opera in seno al Teatro Nazionale Croato “Ivan Zajc” di Fiume, caporedattrice dal 2003 al 2009 della rivista di cultura “La Battana” (EDIT, Fiume), traduttrice, critico e regista teatrale, giornalista specializzata in argomenti culturali, autrice di saggi e racconti, performer e realizzatrice di progetti in cui unisce la poesia al teatro e alla musica jazz. Si è laureata in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Firenze con una tesi sullo scrittore e concittadino Enrico Morovich. Appartiene a quella generazione di autori che nei primi anni Ottanta dello scorso secolo è stata protagonista del rinnovo della letteratura istro-quarnerina, sia sul piano delle scelte linguistiche e formali, sia su quello dei contenuti. Poetessa dalla più tenera infanzia, quando la scoperta della parola si lega al gioco, al piacere di articolare i suoni, Marchig ha al suo attivo numerose raccolte poetiche premiate ad importanti concorsi e tradotte in diverse lingue. È del 2009 la raccolta T(t)erra, edita dalla Casa editrice EDIT di Fiume quale diciottesimo volume della collana “Altre lettere italiane”. Dopo la raccolta Dall’oro allo zolfo, edita nel 1998 nell’ambito della collana “Biblioteca Istriana” (Unione Italiana di Fiume / Università Popolare di Trieste), T(terra) offre la summa della più recente produzione lirica di questa originale voce poetica, tra le più interessanti della contemporanea letteratura italiana dell’Istria e di Fiume.

Formatasi nel clima culturale fiorentino, Laura Marchig ha fatto tesoro della più fine poesia di tutti i tempi: Villon, Yeats e Rimbaud, Cvetaeva, Plach, Dickinson sono solo alcuni poeti di riferimento, che hanno di certo alimentato una innata vocazione poetica e sostenuto la ricerca personale, fondata sulla convinzione che la poesia sia l’invisibile respiro della vita. Nella postfazione a Dall’oro allo zolfo, riflettendo sul significato e sul ruolo della poesia nella sua vita, Marchig ha rilevato: “Diverse sono state, […] le stagioni del dolore, a cui sono seguite le riprese, le fughe in un riscoperto intimismo: come a dire, tentare di salvarsi. La poesia più che seguire questo “essere poeta”, lo ha, come sempre, sostenuto”. Salita alla ribalta nel 1988 come vincitrice del primo premio per la lirica al ventunesimo Concorso d’arte e di cultura “Istria Nobilissima” con il florilegio Raccontare uomini, in un intenso itinerario poetico Marchig ha innovato nel tempo lo stile e la tecnica espressiva, ma già le prime prove poetiche testimoniano di un modo di far poesia di certo coraggioso, insolito ed innovativo nel suo contesto che, proprio per il carattere sperimentale e trasgressivo, è l’esempio più evidente di quel ricambio generazionale che ha segnato una svolta nella letteratura istro-quarnerina nei primi anni Ottanta dello scorso secolo. Di questa letteratura, che tuttora mostra tutta la sua vitalità, Marchig è una delle esponenti più dotate e originali.
Fin qui l’autrice di liriche, quella che conosciamo meglio. Ma una personalità poliedrica e dotata di talento non poteva che stupirci. Lo ha fatto recentemente nella veste di narratrice con il romanzo Snoopy Polka sottotitolato “noir balcanico”, un’etichetta che vale come richiamo nei confronti del lettore. Il romanzo d’esordio di Marchig è stato pubblicato nel 2015 nella Collana “Narrazioni” curata da Diego Zandel per la Casa editrice Oltre Edizioni (Sestri Lavante), la stessa Casa editrice che nel 2013, sempre nella collana “Narrazioni”, ha pubblicato La bacchetta del direttore di Nelida Milani. Il romanzo di Marchig è stato tradotto in lingua croata nel 2020 da Shura Publikacije di Abbazia. La traduzione è di Lorena Monica Kmet che ricordiamo per aver tradotto in lingua croata molte opere di Fulvio Tomizza.
Snoopy Polka è un romanzo pungente e pressante che si legge d’un fiato, scritto con maestria a “suon di musica”. È una discesa grottesca nell’insensatezza del presente. Infatti, la vicenda è narrata in forme spesso grottesche ma con forti connessioni con la cronaca reale contemporanea. Il ritmo è veloce, cinematografico: non è difficile individuare nel romanzo un tocco tarantiniano, come ha evidenziato il critico Roberto Dedenaro (il critico allude al film Pulp fiction del 1994 che ha consacrato il regista Quentin Jerome Tarantino). La trama del romanzo non è lineare e in questo è simile alla trama di Pulp fiction: è un intreccio di storie diverse e allucinate, apparentemente scollegate.
Con una scrittura vorace e inesausta, che tutto fagocita e inghiotte finanche se stessa, nel romanzo Marchig presenta uno spaccato della Croazia contemporanea con i suoi troppi vizi ed i suoi pochi valori, un mondo moralmente corrotto e degradato dominato dagli intrecci perversi tra malavita e criminalità politica. Il risultato è un corpo narrativo squassato che si diffonde attraverso squarci, pronto a germinare nuove narrazioni prive di strutture costrittive. Con tono divertito, dietro al quale si cela il malessere dell’autrice per lo stato in cui versa la Croazia dopo la guerra dei primi anni Novanta dello scorso secolo che ha portato alla dissoluzione della Jugoslavia, Marchig approda al surreale quando, in una miscela di orrore e levità, di tragico e di comico, descrive con sarcasmo lo stato di un paese allo sbando in cui si è sviluppato un sistema che esalta l’arte della truffa come fosse una virtù piuttosto che una colpa. In questa prima prova narrativa, incalzante ed avvincente, piena di colpi di scena, di sfasature di piani e di imprevisti, Marchig sperimenta nuovi codici, usa frasi corte, scene violente, personaggi dalla psicologia impenetrabile e complessa e situazioni grottesche che sfiorano il limite del verosimile. Il risultato è il quadro alquanto sconcertante di un “paese noir” che privilegia una mentalità primitiva molto diversa da quella dell’autrice, che per questo prova disgusto per la “balcanizzazione” cui sono sottoposti i luoghi, nello specifico l’immaginario paese mai esplicitamente nominato della Dalmazia in cui si colloca l’azione, luoghi sottoposti alla cancellazione dell’identità locale. Il termine “balcanizzazione” ha connotazioni negative e allude a comportamenti estranei a quelli dei miti abitanti autoctoni del paese. Sono comportamenti violenti e volgari che deturpano intere aree della Croazia, quelle che, come la Dalmazia, nella storia hanno dato esempio di grande civiltà. Ora, invece, sono sottoposte all’arroganza di chi impone abitudini che si contrappongono alla natura di una minoranza mite, di una esigua comunità erede di una cultura millenaria e di quello spirito mediterraneo che implica, tra l’altro, anche la pacifica convivenza tra culture da sempre in contatto. Lo sdegno morale dell’autrice trova in questa prova narrativa la propria vibrante manifestazione: difatti, con spirito corrosivo e con disinvolta energia linguistica, Marchig condanna una realtà per la quale prova un’evidente repulsione: il lettore non può che provare lo stesso sentimento.
Snoopy Polka acquista un posto importante nella produzione dell’autrice e si discosta dai modelli tradizionali di molta narrativa istro- pag. 5 - n. 25 - Nuova serie - Febbraio 2021 Amicando Semper quarnerina. L’opera è la summa di un notevole pedigree giornalistico, di un’esistenza passata a scrivere, ad esercitare e affinare lo stile. Marchig, difatti, ha scritto molto, siccome ha sempre considerato la scrittura come esercizio “artigiano”: articoli incentrati su argomenti culturali, testi di critica teatrale, di saggistica, racconti, prosa d’arte, testi per il teatro. Avvincente e coinvolgente, oltre che scritto in modo originale, Snoopy Polka è il passe-partout per una temeraria esplorazione della tenebra umana e culturale, sociale e politica: è la descrizione incisiva, cruda, con punte di noir accentuato, di un quadro morale cupo e problematico. È un libro provocatorio e raggelante per il dominio allargato dell’aberrazione: è un libro amaro per la precisa e spietata radiografia che fornisce della corruzione e della violenza. Ma è anche un libro che offre un contributo di rilievo alla sperimentazione di un linguaggio che, se si vuole giudicare di consumo, è certamente di qualità letteraria: non è detto che un libro che, come Snoopy Polka, aspira ad essere anche di “consumo”, debba rinunciare di necessità alle qualità formali e alla cura dello stile.
In conclusione rileviamo il coraggio della Marchig nell’affrontare i problemi reali di una parte dell’odierna società croata con l’ambizione di rappresentarli in modo intelligente e con strumenti letterari di indiscutibile spessore, contribuendo al compito di una formazione civile che non è mai secondario nella letteratura di qualità. Questo significa porsi come obiettivo l’essere critici, polemici, liberi, e assumere al contempo un chiaro impegno politico: utilizzare, cioè, un genere che rientra nella cosiddetta letteratura di consumo per denunciare precisi problemi sociali con una evidente carica morale e deontologica (si ricorda che non tutta la letteratura detta di consumo è necessariamente “di consumo”).


leggi l'articolo integrale su Amicando semper
SCHEDA LIBRO   |   Segnala  |  Ufficio Stampa


CATALOGO      AUTORI      APPROFONDIMENTI      EVENTI      ARTE & ARTISTI      UNIVERSITÀ

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
Oltre edizioni

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
Amicando semper - domenica 7 febbraio 2021
Laura Marchig (Fiume, 1962) č intellettuale colta e raffinata, direttrice dal 2004 al 2014 del Dramma Italiano, Compagnia Stabile italiana che opera in seno al Teatro Nazionale Croato “Ivan Zajc” di Fiume...

di Elis Deghenghi Olujić
Laura Marchig (Fiume, 1962) è intellettuale colta e raffinata, direttrice dal 2004 al 2014 del Dramma Italiano, Compagnia Stabile italiana che opera in seno al Teatro Nazionale Croato “Ivan Zajc” di Fiume, caporedattrice dal 2003 al 2009 della rivista di cultura “La Battana” (EDIT, Fiume), traduttrice, critico e regista teatrale, giornalista specializzata in argomenti culturali, autrice di saggi e racconti, performer e realizzatrice di progetti in cui unisce la poesia al teatro e alla musica jazz. Si è laureata in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Firenze con una tesi sullo scrittore e concittadino Enrico Morovich. Appartiene a quella generazione di autori che nei primi anni Ottanta dello scorso secolo è stata protagonista del rinnovo della letteratura istro-quarnerina, sia sul piano delle scelte linguistiche e formali, sia su quello dei contenuti. Poetessa dalla più tenera infanzia, quando la scoperta della parola si lega al gioco, al piacere di articolare i suoni, Marchig ha al suo attivo numerose raccolte poetiche premiate ad importanti concorsi e tradotte in diverse lingue. È del 2009 la raccolta T(t)erra, edita dalla Casa editrice EDIT di Fiume quale diciottesimo volume della collana “Altre lettere italiane”. Dopo la raccolta Dall’oro allo zolfo, edita nel 1998 nell’ambito della collana “Biblioteca Istriana” (Unione Italiana di Fiume / Università Popolare di Trieste), T(terra) offre la summa della più recente produzione lirica di questa originale voce poetica, tra le più interessanti della contemporanea letteratura italiana dell’Istria e di Fiume.

Formatasi nel clima culturale fiorentino, Laura Marchig ha fatto tesoro della più fine poesia di tutti i tempi: Villon, Yeats e Rimbaud, Cvetaeva, Plach, Dickinson sono solo alcuni poeti di riferimento, che hanno di certo alimentato una innata vocazione poetica e sostenuto la ricerca personale, fondata sulla convinzione che la poesia sia l’invisibile respiro della vita. Nella postfazione a Dall’oro allo zolfo, riflettendo sul significato e sul ruolo della poesia nella sua vita, Marchig ha rilevato: “Diverse sono state, […] le stagioni del dolore, a cui sono seguite le riprese, le fughe in un riscoperto intimismo: come a dire, tentare di salvarsi. La poesia più che seguire questo “essere poeta”, lo ha, come sempre, sostenuto”. Salita alla ribalta nel 1988 come vincitrice del primo premio per la lirica al ventunesimo Concorso d’arte e di cultura “Istria Nobilissima” con il florilegio Raccontare uomini, in un intenso itinerario poetico Marchig ha innovato nel tempo lo stile e la tecnica espressiva, ma già le prime prove poetiche testimoniano di un modo di far poesia di certo coraggioso, insolito ed innovativo nel suo contesto che, proprio per il carattere sperimentale e trasgressivo, è l’esempio più evidente di quel ricambio generazionale che ha segnato una svolta nella letteratura istro-quarnerina nei primi anni Ottanta dello scorso secolo. Di questa letteratura, che tuttora mostra tutta la sua vitalità, Marchig è una delle esponenti più dotate e originali.
Fin qui l’autrice di liriche, quella che conosciamo meglio. Ma una personalità poliedrica e dotata di talento non poteva che stupirci. Lo ha fatto recentemente nella veste di narratrice con il romanzo Snoopy Polka sottotitolato “noir balcanico”, un’etichetta che vale come richiamo nei confronti del lettore. Il romanzo d’esordio di Marchig è stato pubblicato nel 2015 nella Collana “Narrazioni” curata da Diego Zandel per la Casa editrice Oltre Edizioni (Sestri Lavante), la stessa Casa editrice che nel 2013, sempre nella collana “Narrazioni”, ha pubblicato La bacchetta del direttore di Nelida Milani. Il romanzo di Marchig è stato tradotto in lingua croata nel 2020 da Shura Publikacije di Abbazia. La traduzione è di Lorena Monica Kmet che ricordiamo per aver tradotto in lingua croata molte opere di Fulvio Tomizza.
Snoopy Polka è un romanzo pungente e pressante che si legge d’un fiato, scritto con maestria a “suon di musica”. È una discesa grottesca nell’insensatezza del presente. Infatti, la vicenda è narrata in forme spesso grottesche ma con forti connessioni con la cronaca reale contemporanea. Il ritmo è veloce, cinematografico: non è difficile individuare nel romanzo un tocco tarantiniano, come ha evidenziato il critico Roberto Dedenaro (il critico allude al film Pulp fiction del 1994 che ha consacrato il regista Quentin Jerome Tarantino). La trama del romanzo non è lineare e in questo è simile alla trama di Pulp fiction: è un intreccio di storie diverse e allucinate, apparentemente scollegate.
Con una scrittura vorace e inesausta, che tutto fagocita e inghiotte finanche se stessa, nel romanzo Marchig presenta uno spaccato della Croazia contemporanea con i suoi troppi vizi ed i suoi pochi valori, un mondo moralmente corrotto e degradato dominato dagli intrecci perversi tra malavita e criminalità politica. Il risultato è un corpo narrativo squassato che si diffonde attraverso squarci, pronto a germinare nuove narrazioni prive di strutture costrittive. Con tono divertito, dietro al quale si cela il malessere dell’autrice per lo stato in cui versa la Croazia dopo la guerra dei primi anni Novanta dello scorso secolo che ha portato alla dissoluzione della Jugoslavia, Marchig approda al surreale quando, in una miscela di orrore e levità, di tragico e di comico, descrive con sarcasmo lo stato di un paese allo sbando in cui si è sviluppato un sistema che esalta l’arte della truffa come fosse una virtù piuttosto che una colpa. In questa prima prova narrativa, incalzante ed avvincente, piena di colpi di scena, di sfasature di piani e di imprevisti, Marchig sperimenta nuovi codici, usa frasi corte, scene violente, personaggi dalla psicologia impenetrabile e complessa e situazioni grottesche che sfiorano il limite del verosimile. Il risultato è il quadro alquanto sconcertante di un “paese noir” che privilegia una mentalità primitiva molto diversa da quella dell’autrice, che per questo prova disgusto per la “balcanizzazione” cui sono sottoposti i luoghi, nello specifico l’immaginario paese mai esplicitamente nominato della Dalmazia in cui si colloca l’azione, luoghi sottoposti alla cancellazione dell’identità locale. Il termine “balcanizzazione” ha connotazioni negative e allude a comportamenti estranei a quelli dei miti abitanti autoctoni del paese. Sono comportamenti violenti e volgari che deturpano intere aree della Croazia, quelle che, come la Dalmazia, nella storia hanno dato esempio di grande civiltà. Ora, invece, sono sottoposte all’arroganza di chi impone abitudini che si contrappongono alla natura di una minoranza mite, di una esigua comunità erede di una cultura millenaria e di quello spirito mediterraneo che implica, tra l’altro, anche la pacifica convivenza tra culture da sempre in contatto. Lo sdegno morale dell’autrice trova in questa prova narrativa la propria vibrante manifestazione: difatti, con spirito corrosivo e con disinvolta energia linguistica, Marchig condanna una realtà per la quale prova un’evidente repulsione: il lettore non può che provare lo stesso sentimento.
Snoopy Polka acquista un posto importante nella produzione dell’autrice e si discosta dai modelli tradizionali di molta narrativa istro- pag. 5 - n. 25 - Nuova serie - Febbraio 2021 Amicando Semper quarnerina. L’opera è la summa di un notevole pedigree giornalistico, di un’esistenza passata a scrivere, ad esercitare e affinare lo stile. Marchig, difatti, ha scritto molto, siccome ha sempre considerato la scrittura come esercizio “artigiano”: articoli incentrati su argomenti culturali, testi di critica teatrale, di saggistica, racconti, prosa d’arte, testi per il teatro. Avvincente e coinvolgente, oltre che scritto in modo originale, Snoopy Polka è il passe-partout per una temeraria esplorazione della tenebra umana e culturale, sociale e politica: è la descrizione incisiva, cruda, con punte di noir accentuato, di un quadro morale cupo e problematico. È un libro provocatorio e raggelante per il dominio allargato dell’aberrazione: è un libro amaro per la precisa e spietata radiografia che fornisce della corruzione e della violenza. Ma è anche un libro che offre un contributo di rilievo alla sperimentazione di un linguaggio che, se si vuole giudicare di consumo, è certamente di qualità letteraria: non è detto che un libro che, come Snoopy Polka, aspira ad essere anche di “consumo”, debba rinunciare di necessità alle qualità formali e alla cura dello stile.
In conclusione rileviamo il coraggio della Marchig nell’affrontare i problemi reali di una parte dell’odierna società croata con l’ambizione di rappresentarli in modo intelligente e con strumenti letterari di indiscutibile spessore, contribuendo al compito di una formazione civile che non è mai secondario nella letteratura di qualità. Questo significa porsi come obiettivo l’essere critici, polemici, liberi, e assumere al contempo un chiaro impegno politico: utilizzare, cioè, un genere che rientra nella cosiddetta letteratura di consumo per denunciare precisi problemi sociali con una evidente carica morale e deontologica (si ricorda che non tutta la letteratura detta di consumo è necessariamente “di consumo”).


leggi l'articolo integrale su Amicando semper
SCHEDA LIBRO   |   Stampa   |   Segnala  |  Ufficio Stampa

TUTTI GLI EVENTI

OGT newspaper
oggi
01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

LEGGI TUTTO