Controluce di venerdģ 12 febbraio 2021
Guerre e amori, affetti e odi politici, ideologici e nazionali sono gli ingredienti della trama del giallo storico di Valerio Di Donato.
Guerre e amori, affetti e odi politici, ideologici e nazionali sono gli ingredienti della trama del giallo storico di Valerio Di Donato.
L’Autore nel suo romanzo descrive i filoni nascosti che legano in maniera sorprendente gli avvenimenti degli anni Quaranta, e che risalgono alla Seconda guerra mondiale, con quanto avvenuto più di recente negli anni Novanta nella Jugoslavia poi disgregata dalle sanguinose guerre interne.
Il romanzo nasce come un lungo viaggio alla ricerca della soluzione di un mistero che attanaglia per molti anni la vita del protagonista: venuto a conoscenza di un preciso disegno per ucciderlo, Antonio Fabris vuole capire e conoscere i motivi per i quali nel 1943 era stato a sua insaputa condannato a morte dai partigiani comunisti jugoslavi. Anche gli altri personaggi, che si muovono in epoche successive e in altre realtà geografiche, contribuiscono a instradare la vicenda verso la soluzione del mistero che trova infine la sua conclusione, in parte grazie al caso, in parte per merito dei giovani Mirna e Ivan, la cui complicata storia d’amore è influenzata dalle vicende della guerra tra Serbi e Croati del 1991. Il lungo conflitto che insanguinerà fino alla metà degli anni Novanta (e oltre, con lo strascico conclusivo del Kosovo) la penisola balcanica porterà i vari personaggi a confrontarsi con sé stessi e a mettere in discussione tutte le convinzioni che avevano avuto fino a quel momento. Antonio Fabris tenterà di andare a fondo nel proprio passato ricercando per lungo tempo il suo mancato ed inafferrabile sicario, il comunista serbo Mirko Marinic; Mirna e Ivan affronteranno pericolose e drammatiche situazioni trovandosi a diretto contatto con le tragedie della guerra civile e con le scelte spesso terribili e irreversibili che ogni conflitto porta con sé.
Valerio Di Donato (1955) ha svolto la maggior parte della sua attività professionale come giornalista al «Giornale di Brescia» alle pagine di politica interna e estera. Negli anni, ha sviluppato una documentata e sensibile attenzione alla delicata questione del «confine orientale», narrando e approfondendo le varie sfaccettature di una storia travagliata, che nel Novecento segnò profondamente tutte le componenti etniche della Venezia Giulia e Dalmazia. Ha seguito, con pari interesse, le guerre di dissoluzione della ex Jugoslavia e la costituzione nelle nuove repubbliche, fondate sulle regole della democrazia, ma fortemente permeate dal nazionalismo.
L’Autore nel suo romanzo descrive i filoni nascosti che legano in maniera sorprendente gli avvenimenti degli anni Quaranta, e che risalgono alla Seconda guerra mondiale, con quanto avvenuto più di recente negli anni Novanta nella Jugoslavia poi disgregata dalle sanguinose guerre interne.
Il romanzo nasce come un lungo viaggio alla ricerca della soluzione di un mistero che attanaglia per molti anni la vita del protagonista: venuto a conoscenza di un preciso disegno per ucciderlo, Antonio Fabris vuole capire e conoscere i motivi per i quali nel 1943 era stato a sua insaputa condannato a morte dai partigiani comunisti jugoslavi. Anche gli altri personaggi, che si muovono in epoche successive e in altre realtà geografiche, contribuiscono a instradare la vicenda verso la soluzione del mistero che trova infine la sua conclusione, in parte grazie al caso, in parte per merito dei giovani Mirna e Ivan, la cui complicata storia d’amore è influenzata dalle vicende della guerra tra Serbi e Croati del 1991. Il lungo conflitto che insanguinerà fino alla metà degli anni Novanta (e oltre, con lo strascico conclusivo del Kosovo) la penisola balcanica porterà i vari personaggi a confrontarsi con sé stessi e a mettere in discussione tutte le convinzioni che avevano avuto fino a quel momento. Antonio Fabris tenterà di andare a fondo nel proprio passato ricercando per lungo tempo il suo mancato ed inafferrabile sicario, il comunista serbo Mirko Marinic; Mirna e Ivan affronteranno pericolose e drammatiche situazioni trovandosi a diretto contatto con le tragedie della guerra civile e con le scelte spesso terribili e irreversibili che ogni conflitto porta con sé.
Valerio Di Donato (1955) ha svolto la maggior parte della sua attività professionale come giornalista al «Giornale di Brescia» alle pagine di politica interna e estera. Negli anni, ha sviluppato una documentata e sensibile attenzione alla delicata questione del «confine orientale», narrando e approfondendo le varie sfaccettature di una storia travagliata, che nel Novecento segnò profondamente tutte le componenti etniche della Venezia Giulia e Dalmazia. Ha seguito, con pari interesse, le guerre di dissoluzione della ex Jugoslavia e la costituzione nelle nuove repubbliche, fondate sulle regole della democrazia, ma fortemente permeate dal nazionalismo.
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