Lorenzino de’ Medici nacque a Firenze il 22 marzo 1514, morto il padre nel 1525, fu affidato alla tutela di papa Clemente VII.
Il 6 gennaio 1636 Lorenzino uccise il cugino Alessandro, primo duca di Firenze, figlio di papa Clemente VII, genero dell’imperatore Carlo V.Il suo gesto suscitò stupore e entusiasmo anche se non fu sufficiente a riportare la libertà a Firenze, fu però in grado di turbare gli equilibri politici dell’intera penisola e di riaccendere le deboli speranze degli esuli repubblicani.
Lorenzino fu ucciso nel 1548 da sicari di Carlo V e del nuovo duca di Firenze.
Lorenzino scrisse L’Apologia per rivendicare il tirannicidio.
Uno scritto politico da leggere e da meditare che costituisce una prova certa del genio di Lorenzino.
Vincenzo Gueglio adesso riprende questo testo e pubblica Lorenzino e L’Apologia del tirannicidio, un volume corposo con documenti e testimonianze sull’uccisione di Alessandro de’ Medici e sull’esecuzione del Bruto toscano da parte dei sicari di Carlo V e Cosimo de’ Medici.
Interessante il saggio introduttivo, che inquadra storicamente le vicende, firmato da Francesca Russo.
«Lorenzino, contraddittorio e divisivo, è comunque una delle figure più affascinanti e complesse della storia rinascimentale» scrive Francesca Russo nel sottolineando che L’Apologia di Lorenzino de’ Medici è una vigorosa enunciazione delle ragioni della libertà politica e del vivere civile in opposizione alla tirannide.
L’autore, continua la studiosa nel suo testo pregevole, si dichiara interprete e difensore della politia repubblicana contro le aberrazioni del governo dell’uomo solo, contrario alla legge e alla morale.
Lorenzino antepone il valore assoluto della libertà alla negatività assoluto della tirannide.
Lorenzino non ha dubbi e scrive nel suo libro che gli uomini devono sapere che cos’è la libertà e la tirannide e devono desiderare il vivere politico con la conseguenza della sola libertà.
Sono potenti le parole di questo nobile illuminato mosso autenticamente da idee repubblicane che nero su bianco giustifica il suo gesto scrivendo che la libertà è bene e la tirannide è il male e che l’azione (il tirannicidio) da lui commessa dovrebbe essere un obbligo per ogni buon cittadino.
Vincenzo Gueglio si muove nelle passioni e ombre di un tirannicida entra nei misteri di una Firenze rinascimentale raccogliendo testi e documenti di quel tempo inerenti alla morte di Alessandro de’ Medici e del suo assassino.
Testimonianze preziose e illustri in questa ricostruzione letteraria del mito di Lorenzino che si legge come un’appassionate romanzo storico in cui tutto è vero.
Il volume offre un contributo importante per la conoscenza delle fonti relative alla figura di Lorenzino, che ha affascinato nel corso dei secoli studiosi e letterati tra cui vale la pena ricordare Ezra Pound e Carmelo Bene
Gueglio ha davvero fatto un ottimo lavoro e ha saputo coinvolgere i lettori raccontando Lorenzino de’ Medici che con la sua intelligenza e il suo gesto ha saputo suggerire una riflessione politica alta che il suo fulcro nella grande passione che noi uomini dovremmo avere sempre per la libertà.
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