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"Sublime anima di donna" di Claudia Salvatori
la bussola magazine di venerd 30 aprile 2021
Un libro nel libro, un giallo nel giallo si rincorrono in questa interessante narrazione che mescola la storia della Milano della Scapigliatura con i suoi artisti e letterati a una serie di attuali assassini di donne...

di Tiziana Vigan

Milano, ai giorni nostri, un killer imprendibile sequestra, uccide e mutila quattro donne e poi abbandona i corpi nei Navigli: un fascinoso ispettore, Angelo Nebbia, indaga finchè trova su internet un blog che racconta una storia del 1868 ambientata nel mondo degli artisti della Scapigliatura. L'autrice è Mariarita Fortis, una giovane donna appassionata di libri e di storie, che ha trovato un manoscritto anonimo, "Sublime anima di donna" in un libro antiquario che ha acquistato. Le evidenti coincidenze puntano l'attenzione sulle similitudini tra la storia di un delitto antico, raccontata da quello che si scoprirà essere Gerardo Orsi, scrittore scapigliato, con le imprese del moderno Frankenstein dei Navigli. Sì, perchè l'omicida preleva dalle vittime parti anatomiche...per farne cosa?

 La scrittrice intreccia abilmente la storia passata e l'indagine odierna. Ci porta nella Milano postunitaria, cita luoghi e personaggi della cultura di quegli anni con vivacità e immediatezza, tratteggia i caratteri, le opere e anche le follie che facevano parte del mondo della Scapigliatura. Così ci possiamo immaginare seduti a un tavolo nella fumosa e alcoolica atmosfera dei caffè e delle osterie milanesi con Arrigo e Camillo Boito, Igino Tarchetti, Tranquillo Cremona, Emilio Praga, Giuseppe Rovani e anche quegli aspiranti artisti che hanno fallito nella vita bohemienne, come Gherardo Orsi, ascoltando i loro progetti, i loro ideali, i loro sogni. Ma anche delinea la figura dell'anatomista professor Blank, che sogna di poter coniugare un'ideale bellezza del corpo con la perfezione dell'anima, anima e corpo finalmente uniti, cercando lo spirito, il pensiero, nella materia...assemblando le più belle parti anatomiche di giovani donne.

Le due protagoniste attuali, accattivanti e simpatiche, sono Stella Del Fante, un'acuta e brillante investigatrice privata a cui piacciono gli assassini, dalla vita privata disastrosa, che fa amicizia con Mariarita Fortis, ricercatrice, ghost reader per un uomo politico, lettrice appassionata, donna di cultura che la sera è capace di cambiare pelle e lanciarsi nella discoteca più sfrenata del momento per rimorchiare, uno dopo l'altro, molti amanti.

Le loro indagini, da "indagatrici dell'Immaginario" riveleranno i rapporti tra la storia del manoscritto e gli eventi attuali, con un colpo di scena finale da brivido.

 "Non vi rendete conto che, con le conoscenze letterarie dell'una e l'attrazione per gli assassini dell'altra formate una coppia formidabile? Le detective di misteri speciali: quelli che hanno origine dall'immaginario collettivo. Siete indagatrici di quella linea di confine sospesa tra sogno e vita, pensiero e azione, ideale e reale"

 Uscito nel 2001, vinse il Premio Scerbanenco, oggi "Sublime anima di donna" è pubblicato da Oltre edizioni. La narrazione scorre a volte in modo incalzante, a volte lentamente, dilatandosi nella ricchezza di particolari storici e d'ambiente che agilmente portano il lettore in quei tempi passati. Un libro piacevole, un giallo intrigante, un argomento avvincente e insolito.



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la bussola magazine - venerd 30 aprile 2021
Un libro nel libro, un giallo nel giallo si rincorrono in questa interessante narrazione che mescola la storia della Milano della Scapigliatura con i suoi artisti e letterati a una serie di attuali assassini di donne...

di Tiziana Vigan

Milano, ai giorni nostri, un killer imprendibile sequestra, uccide e mutila quattro donne e poi abbandona i corpi nei Navigli: un fascinoso ispettore, Angelo Nebbia, indaga finchè trova su internet un blog che racconta una storia del 1868 ambientata nel mondo degli artisti della Scapigliatura. L'autrice è Mariarita Fortis, una giovane donna appassionata di libri e di storie, che ha trovato un manoscritto anonimo, "Sublime anima di donna" in un libro antiquario che ha acquistato. Le evidenti coincidenze puntano l'attenzione sulle similitudini tra la storia di un delitto antico, raccontata da quello che si scoprirà essere Gerardo Orsi, scrittore scapigliato, con le imprese del moderno Frankenstein dei Navigli. Sì, perchè l'omicida preleva dalle vittime parti anatomiche...per farne cosa?

 La scrittrice intreccia abilmente la storia passata e l'indagine odierna. Ci porta nella Milano postunitaria, cita luoghi e personaggi della cultura di quegli anni con vivacità e immediatezza, tratteggia i caratteri, le opere e anche le follie che facevano parte del mondo della Scapigliatura. Così ci possiamo immaginare seduti a un tavolo nella fumosa e alcoolica atmosfera dei caffè e delle osterie milanesi con Arrigo e Camillo Boito, Igino Tarchetti, Tranquillo Cremona, Emilio Praga, Giuseppe Rovani e anche quegli aspiranti artisti che hanno fallito nella vita bohemienne, come Gherardo Orsi, ascoltando i loro progetti, i loro ideali, i loro sogni. Ma anche delinea la figura dell'anatomista professor Blank, che sogna di poter coniugare un'ideale bellezza del corpo con la perfezione dell'anima, anima e corpo finalmente uniti, cercando lo spirito, il pensiero, nella materia...assemblando le più belle parti anatomiche di giovani donne.

Le due protagoniste attuali, accattivanti e simpatiche, sono Stella Del Fante, un'acuta e brillante investigatrice privata a cui piacciono gli assassini, dalla vita privata disastrosa, che fa amicizia con Mariarita Fortis, ricercatrice, ghost reader per un uomo politico, lettrice appassionata, donna di cultura che la sera è capace di cambiare pelle e lanciarsi nella discoteca più sfrenata del momento per rimorchiare, uno dopo l'altro, molti amanti.

Le loro indagini, da "indagatrici dell'Immaginario" riveleranno i rapporti tra la storia del manoscritto e gli eventi attuali, con un colpo di scena finale da brivido.

 "Non vi rendete conto che, con le conoscenze letterarie dell'una e l'attrazione per gli assassini dell'altra formate una coppia formidabile? Le detective di misteri speciali: quelli che hanno origine dall'immaginario collettivo. Siete indagatrici di quella linea di confine sospesa tra sogno e vita, pensiero e azione, ideale e reale"

 Uscito nel 2001, vinse il Premio Scerbanenco, oggi "Sublime anima di donna" è pubblicato da Oltre edizioni. La narrazione scorre a volte in modo incalzante, a volte lentamente, dilatandosi nella ricchezza di particolari storici e d'ambiente che agilmente portano il lettore in quei tempi passati. Un libro piacevole, un giallo intrigante, un argomento avvincente e insolito.



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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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