milanonera.com di domenica 16 maggio 2021
E’ una notte piovigginosa di novembre del 1933 e il detective privato Gino Arrighi “da qualche tempo in ozio per forza” passeggia per via Crispi. Attratto da una guardia...
di CRISTINA MARRA
E’ una notte piovigginosa di novembre del 1933 e il detective privato Gino Arrighi “da qualche tempo in ozio per forza” passeggia per via Crispi. Attratto da una guardia che ascolta dietro un portone chiuso da “dove giungeva quel singolare miagolìo in chiave di contralto, gutturale e piagnucoloso, prolungato lamento che a più di un poeta ha consigliato la similitudine del piacere che è doloroso e del dolore che è piacevole come la vita, e come la giovinezza più vicina alla morte della vecchiaia, perché lascia di più dietro di sé” si ferma e cerca di capire cosa stia succedendo. Forse si tratta di una gattina innamorata e quel miagolìo insistente incuriosisce e intenerisce Arrighi al punto da aprire quel portone per fare uscire il felino in cerca di amore. Dal portone nessun gatto scapperà fuori veloce ma sarà invece il suo miagolare a portare il detective dentro e scoprire accanto alla gatta il cadavere di Aronne Caprarola, noto usuraio della capitale. “La gatta persiana” (Edito da Oltre con un saggio introduttivo di Francesco De Nicola)del titolo del terzo romanzo in cui appare il detective privato Arrighi che indaga in coppia col questore Ascanio Bonichi avrà quindi il ruolo di colei che scopre la vittima e lancia l’allarme e continuerà a trovare spazio nel giallo di Alessandro Varaldo, considerato uno dei maestri del poliziesco nostrano e primo autore della collana I Gialli Mondadori con il romanzo “Il sette bello” pubblicato col numero 21 nell’aprile del 1931.
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