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TV Capodistria con Gianna Mazzieri-Sanković e Corinna Gerbaz Giuliano
TV Capodistria di venerd 7 gennaio 2022
Quarta di copertina, Programma informativo
Puntata di 'Quarta di copertina' molto eterogenea, ma legata al territorio: a Pordenonelegge Claudia Raspolič intervista il giornalista Toni Capuozzo che presenta il suo ultimo libro; sono ospiti dello Studio 3 di Tv Capodistria le docenti universitarie Gianna Mazzieri- Sanković e Corinna Gerbaz Giuliano, autrici del libro sulla letteratura fiumana del secondo Novecento "Un tetto di radici".

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Un tetto di radici
Lettere italiane: il secondo Novecento a Fiume

Con l’entrata delle truppe del maresciallo Tito a Fiume la Storia della città volta pagina. Da quel giorno, 3 maggio 1945, non sarà più quella di prima: neppure la più straordinaria quanto discussa avventura dannunziana era riuscita a portare sul corpo della città, dei suoi abitanti, nel fluire delle sue tradizioni cosmopolite, multietniche, multilinguistiche, multiculturali, multireligiose, un cambiamento così radicale e profondo come quello monocratico, rigido, indiscutibile, intervenuto in seguito alla violenta imposizione comunista. Ne risentiranno l’anima stessa della città che si vedrà abbandonata da gran parte dei suoi cittadini che preferiranno la strada dell’esilio. Di quegli abitanti, sostituiti da genti provenienti da altri siti, anche lontani, della ex Jugoslavia, è rimasta una minoranza, nel tempo divenuta sempre più sparuta, ma che, nonostante tutto, ha saputo coraggiosamente resistere con le sole armi della lingua e della cultura alla forzata colonizzazione.
È cresciuta così una letteratura fiumana autoctona, originale, che le autrici di questo libro, Gianna Mazzieri-Sanković e Corinna Gerbaz Giuliano, hanno saputo brillantemente raccogliere, analizzare, sviluppare, mettendo a fuoco e connettendo tra loro gli autori e le opere che di quel grande, violento iato avvenuto al termine della seconda guerra mondiale sono la testimonianza, tra quanti di lingua italiana, nati a Fiume prima della guerra (Enrico Morovich, Franco Vegliani, Paolo Santarcangeli) sono poi stati costretti all’esilio, tenendo sempre ferme le loro origini e la loro formazione, così come quelli che sono rimasti (Osvaldo Ramous, Ezio Mestrovich); oppure sono arrivati o nati e cresciuti a Fiume dopo la guerra (Mario Schiavato, Giacomo Scotti, Alessandro Damiani, Nirvana Ferletta, Laura Marchig e altri) mantenendo viva la lingua italiana, che, nel contesto multilinguistico, era poi la lingua franca storica di tutti i fiumani, qualsiasi fosse la loro etnia. Ma il libro prende in esame anche quegli autori di origine fiumana vissuti lontani dalla loro città, nati in esilio o in prossimità di esso, ma sentimentalmente e letterariamente legati ad essa (Marisa Madieri, Valentino Zeichen, Diego Bastianutti, Diego Zandel). Il tutto preceduto da un’ampia e approfondita sintesi che offre al lettore il quadro storico d’insieme della letteratura fiumana, nelle sue diverse fasi, dal Medioevo a oggi. Il risultato è un’opera unica, sicuramente la prima e la più completa, che le autrici, entrambi docenti presso la cattedra di italianistica all’Università di Fiume, offrono agli studiosi, prima di tutto, e più in generale a quanti sono interessati all’universo articolato, complesso, vivo, ricco di influssi, che si cela dentro il microcosmo di una città di frontiera.
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Lettere italiane: il secondo Novecento a Fiume

Con l’entrata delle truppe del maresciallo Tito a Fiume la Storia della città volta pagina. Da quel giorno, 3 maggio 1945, non sarà più quella di prima: neppure la più straordinaria quanto discussa avventura dannunziana era riuscita a portare sul corpo della città, dei suoi abitanti, nel fluire delle sue tradizioni cosmopolite, multietniche, multilinguistiche, multiculturali, multireligiose, un cambiamento così radicale e profondo come quello monocratico, rigido, indiscutibile, intervenuto in seguito alla violenta imposizione comunista. Ne risentiranno l’anima stessa della città che si vedrà abbandonata da gran parte dei suoi cittadini che preferiranno la strada dell’esilio. Di quegli abitanti, sostituiti da genti provenienti da altri siti, anche lontani, della ex Jugoslavia, è rimasta una minoranza, nel tempo divenuta sempre più sparuta, ma che, nonostante tutto, ha saputo coraggiosamente resistere con le sole armi della lingua e della cultura alla forzata colonizzazione.
È cresciuta così una letteratura fiumana autoctona, originale, che le autrici di questo libro, Gianna Mazzieri-Sanković e Corinna Gerbaz Giuliano, hanno saputo brillantemente raccogliere, analizzare, sviluppare, mettendo a fuoco e connettendo tra loro gli autori e le opere che di quel grande, violento iato avvenuto al termine della seconda guerra mondiale sono la testimonianza, tra quanti di lingua italiana, nati a Fiume prima della guerra (Enrico Morovich, Franco Vegliani, Paolo Santarcangeli) sono poi stati costretti all’esilio, tenendo sempre ferme le loro origini e la loro formazione, così come quelli che sono rimasti (Osvaldo Ramous, Ezio Mestrovich); oppure sono arrivati o nati e cresciuti a Fiume dopo la guerra (Mario Schiavato, Giacomo Scotti, Alessandro Damiani, Nirvana Ferletta, Laura Marchig e altri) mantenendo viva la lingua italiana, che, nel contesto multilinguistico, era poi la lingua franca storica di tutti i fiumani, qualsiasi fosse la loro etnia. Ma il libro prende in esame anche quegli autori di origine fiumana vissuti lontani dalla loro città, nati in esilio o in prossimità di esso, ma sentimentalmente e letterariamente legati ad essa (Marisa Madieri, Valentino Zeichen, Diego Bastianutti, Diego Zandel). Il tutto preceduto da un’ampia e approfondita sintesi che offre al lettore il quadro storico d’insieme della letteratura fiumana, nelle sue diverse fasi, dal Medioevo a oggi. Il risultato è un’opera unica, sicuramente la prima e la più completa, che le autrici, entrambi docenti presso la cattedra di italianistica all’Università di Fiume, offrono agli studiosi, prima di tutto, e più in generale a quanti sono interessati all’universo articolato, complesso, vivo, ricco di influssi, che si cela dentro il microcosmo di una città di frontiera.
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