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Un libro per cullare i grandi
Iannozzi Giuseppe – scrittore e giornalista di mercoledģ 23 febbraio 2022
Favole della notte (OLTRE Edizioni – Töpffer) di Melina Scalise, dipinti di Francesca Magro, č un lavoro davvero ottimo, mirabile. Mi aspettavo forse di leggere delle favole per bambini! Cosģ non č stato. Mi sono trovato di fronte a...

di Iannozzi Giuseppe

Favole della notte (OLTRE Edizioni – Töpffer) di Melina Scalise, dipinti di Francesca Magro, è un lavoro davvero ottimo, mirabile. Mi aspettavo forse di leggere delle favole per bambini! Così non è stato. Mi sono trovato di fronte a delle favole molto letterarie, che indagano l’animo umano. Ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Si pensa che le favole siano per i giovanissimi e basta, ma anche gli adulti ne hanno bisogno. Le riflessioni che l’Autrice porta in questo libro sono non poco importanti, anche in considerazione del tempo storico che viviamo, un tempo decisamente infelice, ricco di insicurezze e di paure, a volte motivate, altre no.

Favole della notte è un libro prezioso, ricco di fantasia, filosofia, psicologia; ed è anche un libro ricco di colori, di dipinti, quelli dell’Artista Francesca Magro che grazie alla sua maestria ha tradotto in immagini fortemente artistiche le parole delle favole di Melina Scalise.
Favole della notte è un gioiello letterario, un libro che potrebbe cambiare la vita di molti, a patto che sia letto con attenzione e senza pregiudizi. Le storie raccolte in questo volume sono per chiunque intenda comprender meglio se stesso.

Dialogando con l’Autrice Melina Scalise

– Tutte le favole di questo prezioso volume hanno una loro propria morale da “far conoscere”! E tutte scavano nel nostro inconscio. Non so  però se sia corretto definirle “favole pedagogiche”…

Più che favole pedagogiche che “sa di scuola” (e non ci sarebbe niente di male) vorrei però che fossero semplicemente uno stimolo alla ricerca di nuovi valori in una realtà talmente fagocitata dalla razionalità tecnologica che perde la dimensione umana fatta di errori, di debolezze, ma anche di straordinarie rinascite.

– In effetti, dire che le tue sono favole “pedagogiche” potrebbe far pensare che si ha intenzione di insegnare qualcosa a qualcuno, come a scuola. Sono invece uno stimolo affinché ognuno, in piena libertà, cerchi e riconosca la propria strada, la segua e sia felice lasciandosi alle spalle fantasmi, indecisioni e turbamenti.

Favole della notte - Melina Scalise, dipinti di Francesca MagroCorretto, sono un viaggio nel “sogno” per cercare un “risveglio” o semplicemente riconoscersi in un percorso lungo una strada frequentata dove nessuno si spaventa dell’assenza delle soste. Aggiungo inoltre che sono favole più che altro concepite per “cullare” i grandi. Solo alcune si prestano anche per i bambini. Tant’è che anche le immagini, i disegni di Francesca Magro non sono le tipiche illustrazioni, ma a loro volta, sono una visione nella visione.

– Lo avevo sospettato. Sono delle favole, poco ma sicuro, però, come ben evidenzi, Melina Scalise, la maggior parte sono più adatte a un pubblico adulto, contengono infatti metafore un po’ complesse, intrise di elementi filosofici e psicologici non votati alla banalità, e non di rado sono queste metafore altamente poetiche. Ecco, scopriamo che le favole non si scrivono solo per i giovanissimi; soprattutto gli adulti ne hanno bisogno per “cullare” (o “curare”) la loro propria anima.
I dipinti di Francesca Magro sono davvero qualcosa, molto elaborati e onirici: approfondiscono la visione che è presente nelle parole, nelle favole da te messe nero su bianco.

Avevo iniziato a scrivere una favola al giorno nel periodo in cui eravamo uomini chiusi in casa e senza futuro. Era un modo per darci la buona notte tra amici, un modo per poter affrontare il buio quando là fuori sembrava esserci il niente e ci si trovava fragili, come bambini, timorosi di chiudere le palpebre temendo di non rivedere il mondo. Allora mi ero detta: “Chi pensa ai “grandi”? Chi pensa a come addomesticare il tragico agli occhi di chi ha imparato a guardarlo?”. E così ho riscoperto il potere delle favole e mi sono trasformata in un narratore.

Melina Scalise – Giornalista, psicologa, presidente (con grande passione e tenacia) dello Spazio Tadini – centro d’arte e cultura a Milano. Ama l’arte, il design, la creatività, la cultura, e, soprattutto, l’impegno sociale. Il sito ufficiale: https://melinascalise.com/

Francesca Magro – Artista, Belle Arti di Brera, arti incisorie presso l’Accademia Raffaello di Urbino. e “Oland Grafiska Skola” in Svezia. Espone in modo continuativo in Italia e all’estero. Collabora a progetti artistici, editoriali e multidisciplinari con esponenti di spicco in diversi ambiti dell’arte, della cultura e della scienza. Il sito ufficiale: http://www.francescamagro.it/

Favole della notteMelina Scalise – dipinti di Francesca MagroOLTRE Edizioni / Töpffer – Collana: Prototypia – Prima edizione: febbraio 2022  – Pagine: 106, ill. – Copertina: softback con alette – ISBN: 9788888151298 – Prezzo di copertina: € 28.00



leggi l'articolo integrale su Iannozzi Giuseppe – scrittore e giornalista
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Favole della notte (OLTRE Edizioni – Töpffer) di Melina Scalise, dipinti di Francesca Magro, č un lavoro davvero ottimo, mirabile. Mi aspettavo forse di leggere delle favole per bambini! Cosģ non č stato. Mi sono trovato di fronte a...

di Iannozzi Giuseppe

Favole della notte (OLTRE Edizioni – Töpffer) di Melina Scalise, dipinti di Francesca Magro, è un lavoro davvero ottimo, mirabile. Mi aspettavo forse di leggere delle favole per bambini! Così non è stato. Mi sono trovato di fronte a delle favole molto letterarie, che indagano l’animo umano. Ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Si pensa che le favole siano per i giovanissimi e basta, ma anche gli adulti ne hanno bisogno. Le riflessioni che l’Autrice porta in questo libro sono non poco importanti, anche in considerazione del tempo storico che viviamo, un tempo decisamente infelice, ricco di insicurezze e di paure, a volte motivate, altre no.

Favole della notte è un libro prezioso, ricco di fantasia, filosofia, psicologia; ed è anche un libro ricco di colori, di dipinti, quelli dell’Artista Francesca Magro che grazie alla sua maestria ha tradotto in immagini fortemente artistiche le parole delle favole di Melina Scalise.
Favole della notte è un gioiello letterario, un libro che potrebbe cambiare la vita di molti, a patto che sia letto con attenzione e senza pregiudizi. Le storie raccolte in questo volume sono per chiunque intenda comprender meglio se stesso.

Dialogando con l’Autrice Melina Scalise

– Tutte le favole di questo prezioso volume hanno una loro propria morale da “far conoscere”! E tutte scavano nel nostro inconscio. Non so  però se sia corretto definirle “favole pedagogiche”…

Più che favole pedagogiche che “sa di scuola” (e non ci sarebbe niente di male) vorrei però che fossero semplicemente uno stimolo alla ricerca di nuovi valori in una realtà talmente fagocitata dalla razionalità tecnologica che perde la dimensione umana fatta di errori, di debolezze, ma anche di straordinarie rinascite.

– In effetti, dire che le tue sono favole “pedagogiche” potrebbe far pensare che si ha intenzione di insegnare qualcosa a qualcuno, come a scuola. Sono invece uno stimolo affinché ognuno, in piena libertà, cerchi e riconosca la propria strada, la segua e sia felice lasciandosi alle spalle fantasmi, indecisioni e turbamenti.

Favole della notte - Melina Scalise, dipinti di Francesca MagroCorretto, sono un viaggio nel “sogno” per cercare un “risveglio” o semplicemente riconoscersi in un percorso lungo una strada frequentata dove nessuno si spaventa dell’assenza delle soste. Aggiungo inoltre che sono favole più che altro concepite per “cullare” i grandi. Solo alcune si prestano anche per i bambini. Tant’è che anche le immagini, i disegni di Francesca Magro non sono le tipiche illustrazioni, ma a loro volta, sono una visione nella visione.

– Lo avevo sospettato. Sono delle favole, poco ma sicuro, però, come ben evidenzi, Melina Scalise, la maggior parte sono più adatte a un pubblico adulto, contengono infatti metafore un po’ complesse, intrise di elementi filosofici e psicologici non votati alla banalità, e non di rado sono queste metafore altamente poetiche. Ecco, scopriamo che le favole non si scrivono solo per i giovanissimi; soprattutto gli adulti ne hanno bisogno per “cullare” (o “curare”) la loro propria anima.
I dipinti di Francesca Magro sono davvero qualcosa, molto elaborati e onirici: approfondiscono la visione che è presente nelle parole, nelle favole da te messe nero su bianco.

Avevo iniziato a scrivere una favola al giorno nel periodo in cui eravamo uomini chiusi in casa e senza futuro. Era un modo per darci la buona notte tra amici, un modo per poter affrontare il buio quando là fuori sembrava esserci il niente e ci si trovava fragili, come bambini, timorosi di chiudere le palpebre temendo di non rivedere il mondo. Allora mi ero detta: “Chi pensa ai “grandi”? Chi pensa a come addomesticare il tragico agli occhi di chi ha imparato a guardarlo?”. E così ho riscoperto il potere delle favole e mi sono trasformata in un narratore.

Melina Scalise – Giornalista, psicologa, presidente (con grande passione e tenacia) dello Spazio Tadini – centro d’arte e cultura a Milano. Ama l’arte, il design, la creatività, la cultura, e, soprattutto, l’impegno sociale. Il sito ufficiale: https://melinascalise.com/

Francesca Magro – Artista, Belle Arti di Brera, arti incisorie presso l’Accademia Raffaello di Urbino. e “Oland Grafiska Skola” in Svezia. Espone in modo continuativo in Italia e all’estero. Collabora a progetti artistici, editoriali e multidisciplinari con esponenti di spicco in diversi ambiti dell’arte, della cultura e della scienza. Il sito ufficiale: http://www.francescamagro.it/

Favole della notteMelina Scalise – dipinti di Francesca MagroOLTRE Edizioni / Töpffer – Collana: Prototypia – Prima edizione: febbraio 2022  – Pagine: 106, ill. – Copertina: softback con alette – ISBN: 9788888151298 – Prezzo di copertina: € 28.00



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OGT newspaper
oggi
01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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