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Recensione:
italians do it better di martedì 19 aprile 2022
Una scrittura fredda, oggettiva, chirurgica ci introduce in una storia di normale follia, dai risvolti surreali. Tra allucinazioni del protagonista ed elettroschok. Un romanzo, questo di Stefano Bordoni, qui al suo esordio, per il quale l'aggettivo kafkiano non appare esagerato, nutrito com'è di un'esperienza personale che egli ha saputo trasfigurare fino al punto da farne letteratura.

Alessio è un giovane che vive con i suoi genitori, vittime di una società distopica e surreale, nella quale provare emozioni e andare controcorrente è considerato da "debosciati". Ma il ragazzo, alla ricerca della sua identità più profonda, è diverso da come si aspettano i genitori e un giorno fa vacillare tutto il loro mondo e i loro insegnamenti. La rabbia per il comportamento “sconveniente” del figlio, porta i genitori a contattare un loro amico psichiatra, il Grande Camice Bianco, come lo definisce Alessio, per cercare di guarire il ragazzo dalla sua “malattia”, dalla sua "aberrazione". 

"Sentiva un senso di angoscia, che lo stava pietrificando. Se qualsiasi emozione poteva essere marcia, anche l'amore poteva essere marcio, e se lui era caduto in questo errore, anche agli altri poteva capitare..."

Il romanzo, unico nel suo genere e nella sua storia, rimanda ad una realtà orwelliana, dove la manipolazione di massa e l’elettroshock sono considerate tecniche “essenziali” per la guarigione di chi osa opporsi. La paura per la “diversità” e l’assenza di gioia e sentimenti della famiglia di Alessio, li spingeranno a compiere atti a noi incomprensibili, scioccanti. Il ritmo della narrazione è veloce, non stanca, ma anzi spinge il lettore a proseguire in questa  storia di follia, dalle tinte cupe e a tratti deliranti. L’autore accompagna il lettore in un viaggio inquietante e allo stesso tempo costruttivo, dal finale imprevedibile, mettendolo di fronte al vero significato della parola libertà. Siamo davvero in grado di far valere le nostre scelte e i nostri desideri, andando contro una società stereotipata?



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italians do it better - martedì 19 aprile 2022
Una scrittura fredda, oggettiva, chirurgica ci introduce in una storia di normale follia, dai risvolti surreali. Tra allucinazioni del protagonista ed elettroschok. Un romanzo, questo di Stefano Bordoni, qui al suo esordio, per il quale l'aggettivo kafkiano non appare esagerato, nutrito com'è di un'esperienza personale che egli ha saputo trasfigurare fino al punto da farne letteratura.

Alessio è un giovane che vive con i suoi genitori, vittime di una società distopica e surreale, nella quale provare emozioni e andare controcorrente è considerato da "debosciati". Ma il ragazzo, alla ricerca della sua identità più profonda, è diverso da come si aspettano i genitori e un giorno fa vacillare tutto il loro mondo e i loro insegnamenti. La rabbia per il comportamento “sconveniente” del figlio, porta i genitori a contattare un loro amico psichiatra, il Grande Camice Bianco, come lo definisce Alessio, per cercare di guarire il ragazzo dalla sua “malattia”, dalla sua "aberrazione". 

"Sentiva un senso di angoscia, che lo stava pietrificando. Se qualsiasi emozione poteva essere marcia, anche l'amore poteva essere marcio, e se lui era caduto in questo errore, anche agli altri poteva capitare..."

Il romanzo, unico nel suo genere e nella sua storia, rimanda ad una realtà orwelliana, dove la manipolazione di massa e l’elettroshock sono considerate tecniche “essenziali” per la guarigione di chi osa opporsi. La paura per la “diversità” e l’assenza di gioia e sentimenti della famiglia di Alessio, li spingeranno a compiere atti a noi incomprensibili, scioccanti. Il ritmo della narrazione è veloce, non stanca, ma anzi spinge il lettore a proseguire in questa  storia di follia, dalle tinte cupe e a tratti deliranti. L’autore accompagna il lettore in un viaggio inquietante e allo stesso tempo costruttivo, dal finale imprevedibile, mettendolo di fronte al vero significato della parola libertà. Siamo davvero in grado di far valere le nostre scelte e i nostri desideri, andando contro una società stereotipata?



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