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PAOLO DEL CONTE HA SCRITTO "LA BELLA SIGNORA DAL SOPRABITO ROSSO"
Paola Torretta di giovedě 5 maggio 2022
Venerdě 4 marzo 2022 ho incontrato Paolo Del Conte per parlare del suo ultimo libro La bella signora dal soprabito rosso pubblicato da Oltre Edizioni, 16 Euro, una Casa Editrice di Sestri Levante.
Paolo Del Conte č una persona riservata e...

di Paola Torretta
 

Venerdì 4 marzo 2022 ho incontrato Paolo Del Conte per parlare del suo ultimo libro La bella signora dal soprabito rosso pubblicato da Oltre Edizioni, 16 Euro, una Casa Editrice di Sestri Levante.

Paolo Del Conte è una persona riservata e forse anche un po’ timida ma, dopo il primo momento di presentazioni, si è generosamente aperto e messo a disposizione per raccontarsi e raccontare il suo libro.

La persona

Milanese di nascita ha frequentato il famosissimo liceo Berchet per poi laurearsi in Lettere all’Università Statale. Dopo la laurea ha abbandonato il lavoro nel campo della musica, di cui parlerò nel paragrafo successivo, per dedicarsi all’insegnamento.

L’ingreasso nel mondo della scuola è stato lo stimolo per un cambiamento radicale: abbandonare la vita nel centro di Milano per traferirsi con moglie e figli in collina, nella provincia di Piacenza, appena fuori Castell’Arquato. Ripensando a quegli anni, ha affermato di aver svolto il lavoro di insegnante con soddisfazione, sentendosi soprattutto appagato dalla relazione umana con i ragazzi fatta, e queste sono parole sue, di un continuo scambio reciproco.

Il musicista

Paolo Del Conte appartiene a quella generazione di persone che ha vissuto un’epoca musicale davvero eccezionale e questa energia lo ha sicuramente influenzato. Grazie alla British invasion, cioè all’invasione della musica britannica in Europa e in Italia negli anni sessanta, e soprattutto grazie al travolgente fenomeno dei Beatles, si è appassionato alla musica imparando a suonare la chitarra. La passione si è poi trasformata in lavoro quando le formazioni in cui suonava sono state notate da un attento produttore musicale che le ha fatte conoscere a cantanti affermati come Ron, Bruno Lauzi e Lucio Dalla che a loro volta le hanno chiamate a suonare nei loro album.

Poiché ci siamo incontrati proprio il 4 marzo, gli ho chiesto un ricordo di Lucio Dalla, considerato da tutti un artista di innegabile talento sia per quanto riguarda la scrittura che per quanto riguarda la musica. Paolo Del Conte lo ha definito una perla rara nell’egocentrico mondo dello spettacolo. Anche se era già famoso, ha aggiunto, era buono e simpatico e si relazionava con cordialità e gentilezza incoraggiando sempre i musicisti, soprattutto i più giovani.

La collaborazione prosegue fino a coinvolgerlo anche nella rimasterizzazione di Dalla – 4th anniversary, il nono album, uno dei più apprezzati dal pubblico.

Lo scrittore

La sua scrittura nasce sicuramente dalle letture che ha fatto e che continua a portare avanti con passione. Da giovane si è concentrato su autori italiani, la maggior parte dei quali consigliati dagli insegnanti. Ha citato Ginzburg, Bassani, Pavese e Fenoglio. Poi è arrivata la passione per gli americani: Hemingway sopra tutti, ma anche Dos Passos e Stainbeck. Un pensiero particolare lo ha dedicato ad Andrea De Carlo, suo compagno di liceo, affermando che il suo libro Un treno di panna lo ha affascinato tantissimo per quella scrittura che ha definito trasgressiva quanto basta, innovativa, immediata e fresca.

Ha dichiarato poi di aver iniziato a scrivere quasi per gioco. E ha ringraziato il suo direttore editoriale di Oltre Edizioni che, dopo aver letto ii suoi manoscritti, ha deciso di pubblicarli.

La bella signora dal soprabito rosso è il secondo  libro di Paolo Del Conte. Mentre il primo libro, La professoressa Da Ros è ambientato – guarda caso – nel mondo della scuola, questo ci porta nel mondo del giornalismo.

Chi racconta ed è protagonista, è un ragazzo di 31 anni che, come spesso succede in Italia, trova lavoro in un piccolo giornale di provincia perché un amico di un amico si è interessato. Ed ecco qua, il buon contatto gli fa avere il posto. Contrariamente ad ogni previsione non si adagia in questa situazione di comodo anzi è contento e motivato perché fino a quel momento la sua vita lavorativa è stata disastrosa. Ha fatto svariati lavori e ha vissuto alla giornata svolgendo lavori saltuari. Dopo qualche anno,  questo tipo di vita inizia ad essere troppo pesante e non più adatta a lui. Inoltre è anche in piena crisi sentimentale perché si è appena lasciato con la ragazza.

Altro personaggio del romanzo è la bella signora dal soprabito rosso che si aggira tra le pagine, senza un nome, come un fantasma. Di lei si sa che è la moglie del direttore del giornale, che è bella e che ha delle attenzioni particolari per il nuovo ragazzo appena assunto.

Ed ecco che il protagonista, anche lui senza nome, si trova in una situazione scomoda, schiacciato tra il lavoro e la tensione che gli procura il comportamento della donna.

Concentranosi sul lavoro,  e guidato da un collega di esperienza, va in trasferta alla ricerca di notizie per parlare con i testimoni e scrivere i suoi articoli che risultano ben organizzati, accolti con favore dalla redazione e sempre pubblicati nell’inserto della domenica.

E i due piani narrativi si intrecciano, da una parte la crescita umana e lavorativa del giovane, dall’altra le storie di cronaca, alcune tragiche altre meno, che il ragazzo scova e racconta per i lettori del piccolo giornale di provincia. Storie che hanno vita loro, come dei veri e propri racconti brevi, che potrebbero essere anche indipendenti dal romanzo.

Uno di questi è ambientato negli Stati Uniti e racconta la storia di un giovane romano che, dopo essersi laureato in psicologia, raggiunge i genitori a New York e qui si adatta a fare il taxista. Inizialmente è spaventato dal lavoro e dal caos cittadino, poi capisce che il posto di guida può diventare un importante punto di ascolto per le persone che hanno bisogno del passaggio e pensa di fare lo psicologo ma in un modo alternativo.

Riesco a prendere la 2 Avenue con quella tensione alle braccia, alle mani che non mi dice niente di buono, già mi sembra di allontanarmi troppo dal deposito, col pensiero fisso di non riuscire a imbroccare la via del ritorno, e sto guidando da solo da dieci minuti! Continuo a fare la respirazione per rilassarmi senza ottenere alcun effetto.

Non capisco come fare a vedere i clienti che cercano una macchina perché sono troppo preso dal traffico, mi sembra di essere trasportato, sospinto da una corrente di metallo, suoni luccichii, che non sono in grado di controllare...

...E ho scoperto che molti passeggeri hanno molta voglia di parlare. Sarà perché c’è una specie di anonimato, io sono di spalle, loro non vedono completamente la mia faccia, io non vedo la loro. Spesso facciamo il tragitto al buio e anche questo aiuta...

...Non avrei mai pensato di saper ascoltare con pazienza, anzi credo che non potrei farlo in condizioni normali, ma sul taxi quelli parlano e io non gli chiudo certo il divisorio in faccia, quindi ascolto e le loro vite mi prendono.

Questo momento dedicato agli Stati Uniti è un tributo che Paolo Del Conte fa a un Paese che  ama profondamente e che ha visitato più volte cercando di conoscere le zone meno turistiche e apprezzando in modo particolare le persone che incontrava.

Ed è proprio agli Stati Uniti che dedica il libro che sta scrivendo ora, cercando di portare su carta l’esperienza umana di quei viaggi.

Conclusione

La bella signora dal soprabito rosso è un libro molto piacevole che può avere diverse chiavi di lettura. Io personalmente l’ho letto e classificato nella mia testa come un romanzo di formazione poiché pagina dopo pagina ho visto il protagonista crescere, superare i momenti di crisi per giungere grazie alle esperienze di vita e a quelle lavorative ad un livello più maturo e adulto.



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Venerdě 4 marzo 2022 ho incontrato Paolo Del Conte per parlare del suo ultimo libro La bella signora dal soprabito rosso pubblicato da Oltre Edizioni, 16 Euro, una Casa Editrice di Sestri Levante.
Paolo Del Conte č una persona riservata e...

di Paola Torretta
 

Venerdì 4 marzo 2022 ho incontrato Paolo Del Conte per parlare del suo ultimo libro La bella signora dal soprabito rosso pubblicato da Oltre Edizioni, 16 Euro, una Casa Editrice di Sestri Levante.

Paolo Del Conte è una persona riservata e forse anche un po’ timida ma, dopo il primo momento di presentazioni, si è generosamente aperto e messo a disposizione per raccontarsi e raccontare il suo libro.

La persona

Milanese di nascita ha frequentato il famosissimo liceo Berchet per poi laurearsi in Lettere all’Università Statale. Dopo la laurea ha abbandonato il lavoro nel campo della musica, di cui parlerò nel paragrafo successivo, per dedicarsi all’insegnamento.

L’ingreasso nel mondo della scuola è stato lo stimolo per un cambiamento radicale: abbandonare la vita nel centro di Milano per traferirsi con moglie e figli in collina, nella provincia di Piacenza, appena fuori Castell’Arquato. Ripensando a quegli anni, ha affermato di aver svolto il lavoro di insegnante con soddisfazione, sentendosi soprattutto appagato dalla relazione umana con i ragazzi fatta, e queste sono parole sue, di un continuo scambio reciproco.

Il musicista

Paolo Del Conte appartiene a quella generazione di persone che ha vissuto un’epoca musicale davvero eccezionale e questa energia lo ha sicuramente influenzato. Grazie alla British invasion, cioè all’invasione della musica britannica in Europa e in Italia negli anni sessanta, e soprattutto grazie al travolgente fenomeno dei Beatles, si è appassionato alla musica imparando a suonare la chitarra. La passione si è poi trasformata in lavoro quando le formazioni in cui suonava sono state notate da un attento produttore musicale che le ha fatte conoscere a cantanti affermati come Ron, Bruno Lauzi e Lucio Dalla che a loro volta le hanno chiamate a suonare nei loro album.

Poiché ci siamo incontrati proprio il 4 marzo, gli ho chiesto un ricordo di Lucio Dalla, considerato da tutti un artista di innegabile talento sia per quanto riguarda la scrittura che per quanto riguarda la musica. Paolo Del Conte lo ha definito una perla rara nell’egocentrico mondo dello spettacolo. Anche se era già famoso, ha aggiunto, era buono e simpatico e si relazionava con cordialità e gentilezza incoraggiando sempre i musicisti, soprattutto i più giovani.

La collaborazione prosegue fino a coinvolgerlo anche nella rimasterizzazione di Dalla – 4th anniversary, il nono album, uno dei più apprezzati dal pubblico.

Lo scrittore

La sua scrittura nasce sicuramente dalle letture che ha fatto e che continua a portare avanti con passione. Da giovane si è concentrato su autori italiani, la maggior parte dei quali consigliati dagli insegnanti. Ha citato Ginzburg, Bassani, Pavese e Fenoglio. Poi è arrivata la passione per gli americani: Hemingway sopra tutti, ma anche Dos Passos e Stainbeck. Un pensiero particolare lo ha dedicato ad Andrea De Carlo, suo compagno di liceo, affermando che il suo libro Un treno di panna lo ha affascinato tantissimo per quella scrittura che ha definito trasgressiva quanto basta, innovativa, immediata e fresca.

Ha dichiarato poi di aver iniziato a scrivere quasi per gioco. E ha ringraziato il suo direttore editoriale di Oltre Edizioni che, dopo aver letto ii suoi manoscritti, ha deciso di pubblicarli.

La bella signora dal soprabito rosso è il secondo  libro di Paolo Del Conte. Mentre il primo libro, La professoressa Da Ros è ambientato – guarda caso – nel mondo della scuola, questo ci porta nel mondo del giornalismo.

Chi racconta ed è protagonista, è un ragazzo di 31 anni che, come spesso succede in Italia, trova lavoro in un piccolo giornale di provincia perché un amico di un amico si è interessato. Ed ecco qua, il buon contatto gli fa avere il posto. Contrariamente ad ogni previsione non si adagia in questa situazione di comodo anzi è contento e motivato perché fino a quel momento la sua vita lavorativa è stata disastrosa. Ha fatto svariati lavori e ha vissuto alla giornata svolgendo lavori saltuari. Dopo qualche anno,  questo tipo di vita inizia ad essere troppo pesante e non più adatta a lui. Inoltre è anche in piena crisi sentimentale perché si è appena lasciato con la ragazza.

Altro personaggio del romanzo è la bella signora dal soprabito rosso che si aggira tra le pagine, senza un nome, come un fantasma. Di lei si sa che è la moglie del direttore del giornale, che è bella e che ha delle attenzioni particolari per il nuovo ragazzo appena assunto.

Ed ecco che il protagonista, anche lui senza nome, si trova in una situazione scomoda, schiacciato tra il lavoro e la tensione che gli procura il comportamento della donna.

Concentranosi sul lavoro,  e guidato da un collega di esperienza, va in trasferta alla ricerca di notizie per parlare con i testimoni e scrivere i suoi articoli che risultano ben organizzati, accolti con favore dalla redazione e sempre pubblicati nell’inserto della domenica.

E i due piani narrativi si intrecciano, da una parte la crescita umana e lavorativa del giovane, dall’altra le storie di cronaca, alcune tragiche altre meno, che il ragazzo scova e racconta per i lettori del piccolo giornale di provincia. Storie che hanno vita loro, come dei veri e propri racconti brevi, che potrebbero essere anche indipendenti dal romanzo.

Uno di questi è ambientato negli Stati Uniti e racconta la storia di un giovane romano che, dopo essersi laureato in psicologia, raggiunge i genitori a New York e qui si adatta a fare il taxista. Inizialmente è spaventato dal lavoro e dal caos cittadino, poi capisce che il posto di guida può diventare un importante punto di ascolto per le persone che hanno bisogno del passaggio e pensa di fare lo psicologo ma in un modo alternativo.

Riesco a prendere la 2 Avenue con quella tensione alle braccia, alle mani che non mi dice niente di buono, già mi sembra di allontanarmi troppo dal deposito, col pensiero fisso di non riuscire a imbroccare la via del ritorno, e sto guidando da solo da dieci minuti! Continuo a fare la respirazione per rilassarmi senza ottenere alcun effetto.

Non capisco come fare a vedere i clienti che cercano una macchina perché sono troppo preso dal traffico, mi sembra di essere trasportato, sospinto da una corrente di metallo, suoni luccichii, che non sono in grado di controllare...

...E ho scoperto che molti passeggeri hanno molta voglia di parlare. Sarà perché c’è una specie di anonimato, io sono di spalle, loro non vedono completamente la mia faccia, io non vedo la loro. Spesso facciamo il tragitto al buio e anche questo aiuta...

...Non avrei mai pensato di saper ascoltare con pazienza, anzi credo che non potrei farlo in condizioni normali, ma sul taxi quelli parlano e io non gli chiudo certo il divisorio in faccia, quindi ascolto e le loro vite mi prendono.

Questo momento dedicato agli Stati Uniti è un tributo che Paolo Del Conte fa a un Paese che  ama profondamente e che ha visitato più volte cercando di conoscere le zone meno turistiche e apprezzando in modo particolare le persone che incontrava.

Ed è proprio agli Stati Uniti che dedica il libro che sta scrivendo ora, cercando di portare su carta l’esperienza umana di quei viaggi.

Conclusione

La bella signora dal soprabito rosso è un libro molto piacevole che può avere diverse chiavi di lettura. Io personalmente l’ho letto e classificato nella mia testa come un romanzo di formazione poiché pagina dopo pagina ho visto il protagonista crescere, superare i momenti di crisi per giungere grazie alle esperienze di vita e a quelle lavorative ad un livello più maturo e adulto.



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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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