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Esuli Fiumani in Liguria: storia e letteratura: giornata di studi alla Biblioteca Berio
la voce di Genova di sabato 1 ottobre 2022
L'appuntamento č per martedi 11 ottobre a Genova, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, in Sala Chierici

"Esuli Fiumani in Liguria: storia e letteratura" è il convegno organizzato dal Comitato di Genova della Società Dante Alighieri, in collaborazione con l’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo, la Comunità degli Italiani di Fiume, la Società di Studi Fiumani e la Biblioteca Civica Berio e con il patrocinio della Regione Liguria, del Comune di Genova e dell’Ufficio Scolastico Regionale.

 

L'appuntamento è per Martedi 11 Ottobre a Genova, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, in Sala Chierici - Biblioteca Berio. Ingresso libero, posti limitati; si consiglia la prenotazione su bibliotechedigenova.it/berio, nella sezione eventi. L'evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito www.fiumemondo.it e sulla pagina facebook @ladantegenova. Qui di seguito il programma del convegno. 

 

ORE 9

 

Saluti delle Autorità

Franco Papetti, presidente dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo

Introduzione. Il concetto di esodo

Melita Sciucca, presidente della Comunità degli Italiani di Fiume

Ricomposizione della “fiumanità” dopo gli anni difficili del dopoguerra

Giovanni Stelli, presidente della Sociatà di Studi Fiumani

L’esodo dei fiumani nel secondo dopoguerra

Petra Di Laghi, dottoranda dell’Università Vanvitelli di Caserta

L’esodo fiumano in Liguria

Abdon Pamich, marciatore medaglia d’oro olimpionica e consigliere della Società di Studi Fiumani

Ricordi genovesi di un olimpionico fiumano

Rosanna Turcinovich Giuricin, direttrice della “Voce di Fiume”

Dall’archivio della “Voce di Fiume”: storie e riflessioni di Fiumani in Liguria

Sandro Pellegrini, storico

La Liguria; terra d’accoglienza per i profughi giuliano-dalmati

 

ORE 15

 

Marco Martin, professore di Lettere classiche al liceo Colombo di Genova

Fiume. Città multiculturale tra '800 e ‘900

Silvio Ferrari, già professore a contratto di Lingua e Letteratura Serba e Croata all’Università di Genova

Fiume nelle pagine degli scrittori croati: Viktor Car Emin e Nedjeljko Fabrio

Diego Zandel, scrittore

Comisso, dopo Fiume a Genova, tra Mario Maria Martini e Il delitto di Fausto Diamante

Elvio Guagnini, professore emerito di Letteratura Italiana all’Università di Trieste

Verso una “nuova moralità confinaria” e oltre. Sulle “testimonianze” di Gino Brazzoduro, poeta, saggista e mediatore culturale

Roberto Ruspanti, già professore di Lingua e letteratura ungherese dell’Università di Udine

Paolo Santarcangeli: la limpida fedeltà delle parole

Francesco De Nicola, presidente del Comitato di Genova della Società Dante Alighieri

Il mio Morovich: uno scrittore surrealista genovesizzato con la realtà di Fiume nel cuore



leggi l'articolo integrale su la voce di Genova
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la voce di Genova - sabato 1 ottobre 2022
L'appuntamento č per martedi 11 ottobre a Genova, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, in Sala Chierici

"Esuli Fiumani in Liguria: storia e letteratura" è il convegno organizzato dal Comitato di Genova della Società Dante Alighieri, in collaborazione con l’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo, la Comunità degli Italiani di Fiume, la Società di Studi Fiumani e la Biblioteca Civica Berio e con il patrocinio della Regione Liguria, del Comune di Genova e dell’Ufficio Scolastico Regionale.

 

L'appuntamento è per Martedi 11 Ottobre a Genova, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, in Sala Chierici - Biblioteca Berio. Ingresso libero, posti limitati; si consiglia la prenotazione su bibliotechedigenova.it/berio, nella sezione eventi. L'evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito www.fiumemondo.it e sulla pagina facebook @ladantegenova. Qui di seguito il programma del convegno. 

 

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Franco Papetti, presidente dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo

Introduzione. Il concetto di esodo

Melita Sciucca, presidente della Comunità degli Italiani di Fiume

Ricomposizione della “fiumanità” dopo gli anni difficili del dopoguerra

Giovanni Stelli, presidente della Sociatà di Studi Fiumani

L’esodo dei fiumani nel secondo dopoguerra

Petra Di Laghi, dottoranda dell’Università Vanvitelli di Caserta

L’esodo fiumano in Liguria

Abdon Pamich, marciatore medaglia d’oro olimpionica e consigliere della Società di Studi Fiumani

Ricordi genovesi di un olimpionico fiumano

Rosanna Turcinovich Giuricin, direttrice della “Voce di Fiume”

Dall’archivio della “Voce di Fiume”: storie e riflessioni di Fiumani in Liguria

Sandro Pellegrini, storico

La Liguria; terra d’accoglienza per i profughi giuliano-dalmati

 

ORE 15

 

Marco Martin, professore di Lettere classiche al liceo Colombo di Genova

Fiume. Città multiculturale tra '800 e ‘900

Silvio Ferrari, già professore a contratto di Lingua e Letteratura Serba e Croata all’Università di Genova

Fiume nelle pagine degli scrittori croati: Viktor Car Emin e Nedjeljko Fabrio

Diego Zandel, scrittore

Comisso, dopo Fiume a Genova, tra Mario Maria Martini e Il delitto di Fausto Diamante

Elvio Guagnini, professore emerito di Letteratura Italiana all’Università di Trieste

Verso una “nuova moralità confinaria” e oltre. Sulle “testimonianze” di Gino Brazzoduro, poeta, saggista e mediatore culturale

Roberto Ruspanti, già professore di Lingua e letteratura ungherese dell’Università di Udine

Paolo Santarcangeli: la limpida fedeltà delle parole

Francesco De Nicola, presidente del Comitato di Genova della Società Dante Alighieri

Il mio Morovich: uno scrittore surrealista genovesizzato con la realtà di Fiume nel cuore



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OGT newspaper
oggi
01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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