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Dall'alto, scomparsa o sottoterra: tutte le guide per scoprire Milano
La Repubblica di giovedģ 15 dicembre 2022
In libreria sono tante le proposte: la cittą in immagini e parole con scatti spettacolari, gallerie di opere d’arte e storici bianchi e neri per accompagnare turisti - e milanesi - curiosi in viaggio

di Teresa Monestiroli

Milano tratteggiata in punta di pennello, in un viaggio pittorico lungo tre secoli. Milano vista dall'alto, in un album fotografico spettacolare che svela panorami davvero insoliti. Milano che ricuce lo squarcio fisico aperto dalle talpe della M4, ricordandosi la stratificazione della storia a ogni fermata, e Milano che ricuce la memoria, rievocando i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. E, ovviamente, Milano come meta turistica, fra tradizione e innovazione, storia e costume, aneddoti e curiosità. Continua a essere effervescente la produzione editoriale sulla città che dall'Expo in avanti - esclusa la pausa Covid - ha scoperto di poter essere anche un'attrazione per turisti. E al di là delle guide tradizionali (la Lonely Planet ha appena stampato una versione pocket aggiornata), in libreria le proposte dedicate alla città strabordano, formando un gigantesco affresco a più voci capace di soddisfare ogni genere di lettore, dal viaggiatore mordi e fuggi al milanese che vuole saperne di più.

Dal libro "Milano dall'alto"
Dal libro "Milano dall'alto" 

 

Fra le ultime uscite segnaliamo qualche volume particolare come Milano dipinta di Tito Livraghi (Meravigli edizioni) che narra le vicende della città attraverso 350 stampe e quadri realizzati fra il Settecento e il Novecento. Opere che testimoniano l'incessante trasformazione della metropoli ricordando panorami oggi scomparsi, edifici modificati, avvenimenti in parte dimenticati, come la sontuosa incoronazione in Duomo dell'imperatore Ferdinando I d'Austria nel 1838 raffigurata da due incisioni acquarellate di Alessandro Sanquirico. L'escamotage è affascinante e permette all'autore, un medico appassionato della città, di mescolare la storia alla storia dell'arte in un viaggio nel tempo che tocca il principali monumenti.

 

Sempre di grandi vedute, questa volta non dipinte su tela ma impresse su pellicola fotografica, è composto Milano dall'alto. Sguardi sulla città a cura di Roberta Cordani (Celip edizione). Un volume che conta oltre 400 immagini scattate da tetti, terrazze, campanili, grattacieli e attici per offrire un punto di vista alternativo della metropoli odierna, mix più o meno armonico fra edifici che svettano, come le celeberrime torri di Citylife, e chiostri medioevali nascosti, balconi fioriti con vista sulle montagne e nuove agorà. Arricchiscono il volume contributi scritti da cinquanta milanesi, celebri e non, come Carlo Feltrinelli, Arnaldo Pomodoro e Stefano Boeri.

 

Ad accompagnare il lettore lungo i 118 chilometri della futura M4 sono ancora una volta delle immagini. Lo sguardo è della fotografa Carola Guaineri che, insieme alla storica dell'arte Giacinta Cavagna di Gualdana, ha ripercorso l'intero tragitto dei binari sotterranei per raccontare quello che c'è (o c'era) sopra, fermata dopo fermata: la casa di Gio Ponti a Solari, il brefotrofio a Dateo, il deposito Atm a Frattini. Da Linate aeroporto a San Cristoforo Fil Blue (Graphot) attraversa Milano fissando sulla carta storie di antiche botteghe, mercati, quartieri, monumenti, leggende e personaggi che, spesso dietro le quinte, hanno contribuito a fare di Milano quello che è, una città riservata, efficiente e dinamica.

Un posto che, dice Andrea Brugora, autore di Milano, ultima uscita de "I quaderni del Dragomanno" (Oltre edizioni), "o ai ama o si odia", perché è una città che "non esibisce la sua bellezza a tutti, ma solo a chi la conosce. Chi non riesce a entrare nelle sue grazie ne viene irrimediabilmente respinto". Così, per aiutare il forestiero ad avventurarsi fra le sue strade, Brugora, che di formazione è ingegnere, ha redatto una guida originale che ai luoghi che "non si può non conoscere" unisce i simboli identitari come il giallo Milano, il pavé e il tram, un pizzico di frasario milanese di base, una cronologia della storia della città e utili indirizzi dove rifocillarsi mentre si passeggia dal centro alla periferia.

Ultime due segnalazioni, entrambe legate al periodo della Seconda guerra mondiale: Bombe su Milano di Ugo Savoia (Castelvecchi), collage di testimonianze di alcuni milanesi come Natalia Aspesi e Piero Bassetti, che rivivono 80 anni dopo la giornata del 24 ottobre 1942, e Mio amatissimo fratello... Fuga da Milano (1943-1945) di Willy Schwarz (Casagrande), raccolta di lettere che il pediatra milanese scrisse al fratello emigrato in America durante la guerra.


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La Repubblica - giovedģ 15 dicembre 2022
In libreria sono tante le proposte: la cittą in immagini e parole con scatti spettacolari, gallerie di opere d’arte e storici bianchi e neri per accompagnare turisti - e milanesi - curiosi in viaggio

di Teresa Monestiroli

Milano tratteggiata in punta di pennello, in un viaggio pittorico lungo tre secoli. Milano vista dall'alto, in un album fotografico spettacolare che svela panorami davvero insoliti. Milano che ricuce lo squarcio fisico aperto dalle talpe della M4, ricordandosi la stratificazione della storia a ogni fermata, e Milano che ricuce la memoria, rievocando i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. E, ovviamente, Milano come meta turistica, fra tradizione e innovazione, storia e costume, aneddoti e curiosità. Continua a essere effervescente la produzione editoriale sulla città che dall'Expo in avanti - esclusa la pausa Covid - ha scoperto di poter essere anche un'attrazione per turisti. E al di là delle guide tradizionali (la Lonely Planet ha appena stampato una versione pocket aggiornata), in libreria le proposte dedicate alla città strabordano, formando un gigantesco affresco a più voci capace di soddisfare ogni genere di lettore, dal viaggiatore mordi e fuggi al milanese che vuole saperne di più.

Dal libro "Milano dall'alto"
Dal libro "Milano dall'alto" 

 

Fra le ultime uscite segnaliamo qualche volume particolare come Milano dipinta di Tito Livraghi (Meravigli edizioni) che narra le vicende della città attraverso 350 stampe e quadri realizzati fra il Settecento e il Novecento. Opere che testimoniano l'incessante trasformazione della metropoli ricordando panorami oggi scomparsi, edifici modificati, avvenimenti in parte dimenticati, come la sontuosa incoronazione in Duomo dell'imperatore Ferdinando I d'Austria nel 1838 raffigurata da due incisioni acquarellate di Alessandro Sanquirico. L'escamotage è affascinante e permette all'autore, un medico appassionato della città, di mescolare la storia alla storia dell'arte in un viaggio nel tempo che tocca il principali monumenti.

 

Sempre di grandi vedute, questa volta non dipinte su tela ma impresse su pellicola fotografica, è composto Milano dall'alto. Sguardi sulla città a cura di Roberta Cordani (Celip edizione). Un volume che conta oltre 400 immagini scattate da tetti, terrazze, campanili, grattacieli e attici per offrire un punto di vista alternativo della metropoli odierna, mix più o meno armonico fra edifici che svettano, come le celeberrime torri di Citylife, e chiostri medioevali nascosti, balconi fioriti con vista sulle montagne e nuove agorà. Arricchiscono il volume contributi scritti da cinquanta milanesi, celebri e non, come Carlo Feltrinelli, Arnaldo Pomodoro e Stefano Boeri.

 

Ad accompagnare il lettore lungo i 118 chilometri della futura M4 sono ancora una volta delle immagini. Lo sguardo è della fotografa Carola Guaineri che, insieme alla storica dell'arte Giacinta Cavagna di Gualdana, ha ripercorso l'intero tragitto dei binari sotterranei per raccontare quello che c'è (o c'era) sopra, fermata dopo fermata: la casa di Gio Ponti a Solari, il brefotrofio a Dateo, il deposito Atm a Frattini. Da Linate aeroporto a San Cristoforo Fil Blue (Graphot) attraversa Milano fissando sulla carta storie di antiche botteghe, mercati, quartieri, monumenti, leggende e personaggi che, spesso dietro le quinte, hanno contribuito a fare di Milano quello che è, una città riservata, efficiente e dinamica.

Un posto che, dice Andrea Brugora, autore di Milano, ultima uscita de "I quaderni del Dragomanno" (Oltre edizioni), "o ai ama o si odia", perché è una città che "non esibisce la sua bellezza a tutti, ma solo a chi la conosce. Chi non riesce a entrare nelle sue grazie ne viene irrimediabilmente respinto". Così, per aiutare il forestiero ad avventurarsi fra le sue strade, Brugora, che di formazione è ingegnere, ha redatto una guida originale che ai luoghi che "non si può non conoscere" unisce i simboli identitari come il giallo Milano, il pavé e il tram, un pizzico di frasario milanese di base, una cronologia della storia della città e utili indirizzi dove rifocillarsi mentre si passeggia dal centro alla periferia.

Ultime due segnalazioni, entrambe legate al periodo della Seconda guerra mondiale: Bombe su Milano di Ugo Savoia (Castelvecchi), collage di testimonianze di alcuni milanesi come Natalia Aspesi e Piero Bassetti, che rivivono 80 anni dopo la giornata del 24 ottobre 1942, e Mio amatissimo fratello... Fuga da Milano (1943-1945) di Willy Schwarz (Casagrande), raccolta di lettere che il pediatra milanese scrisse al fratello emigrato in America durante la guerra.


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OGT newspaper
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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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