IL PICCOLO di sabato 14 maggio 2016
«Miss Marx - la figlia del Capitale» di Barbara Minniti
Alla fine “Miss Marx” si uccise con il veleno consumata da un amore travagliato
Eleanor Marx, nata a Londra il 16 gennaio 1855, quarta femmina dei sei figli che Karl e Jenny Marx ebbero in dodici anni di matrimonio, si suicidò il 31 marzo del 1898, a soli 43 anni, con una potente dose di veleno - acido prussico - mettendo fine così a una burrascosa relazione con il suo convivente Edward Aveling, che la tradiva a man bassa, e a un impegno politico che con lui condivideva e forse cominciava a mostrare la corda. È umanissimo il ritratto che di questa donna straordinaria ci fa Barbara Minniti in quella che lei stessa definisce “una biografia pop”, “Miss Marx - La figlia del Capitale” (Oltre Edizioni, pagg. 167, Euro 14,00), un racconto che ripercorre la vita privata, più che quella pubblica, di “Tussy”, come veniva chiamata. Vivace, appassionata, curiosa di tutto, Eleanor ebbe con cotanto padre - che chiamava “il Moro” - un dialogo strettissimo e un rapporto a sua volta straordinario. Abituata sin dall’infanzia a muoversi con disinvoltura nel mondo dei fuoriusciti e nell'ambiente internazionalista, vivendone i drammi e le interminabili discussioni, Tussy diventò presto amica di Engels, che considerava una specie di secondo padre. Stretta collaboratrice del genitore, volle diventare attrice, ma senza fortuna. Fu amica di George Bernard Shaw, tradusse Ibsen e Flaubert, fu ovviamente attivista politica e capofila di movimenti per l'emancipazione della donna, autrice di scritti sulla questione femminile, sugli anarchici, sul movimento operaio. L’anno stesso della morte di Marx, nel 1883, conobbe Edward Aveling, uomo ambiguo e discusso che avrebbe dato alla sua esistenza una svolta decisiva, e drammatica, portandola al suicidio.
Barbara Minniti, giornalista abituata a rovistare fra le biografie e magari a romanzarle (come in “Casa Collins -Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi, edito da Polistampa), scandaglia la vita di Eleanor e la racconta come fosse quella di una rockstar o popstar, indugiando nei pressi della sua quotidianità per meglio contestualizzare la società e le consuetudini del tempo(ampio spazio è dedicato al presunto figlio illegittimo di Marx), trovando quanto di attuale c’è (tanto) nella vita di chi si consuma tra passioni e impegno politico e civile.
[leggi l'articolo originale su Il Piccolo]
Eleanor Marx, nata a Londra il 16 gennaio 1855, quarta femmina dei sei figli che Karl e Jenny Marx ebbero in dodici anni di matrimonio, si suicidò il 31 marzo del 1898, a soli 43 anni, con una potente dose di veleno - acido prussico - mettendo fine così a una burrascosa relazione con il suo convivente Edward Aveling, che la tradiva a man bassa, e a un impegno politico che con lui condivideva e forse cominciava a mostrare la corda. È umanissimo il ritratto che di questa donna straordinaria ci fa Barbara Minniti in quella che lei stessa definisce “una biografia pop”, “Miss Marx - La figlia del Capitale” (Oltre Edizioni, pagg. 167, Euro 14,00), un racconto che ripercorre la vita privata, più che quella pubblica, di “Tussy”, come veniva chiamata. Vivace, appassionata, curiosa di tutto, Eleanor ebbe con cotanto padre - che chiamava “il Moro” - un dialogo strettissimo e un rapporto a sua volta straordinario. Abituata sin dall’infanzia a muoversi con disinvoltura nel mondo dei fuoriusciti e nell'ambiente internazionalista, vivendone i drammi e le interminabili discussioni, Tussy diventò presto amica di Engels, che considerava una specie di secondo padre. Stretta collaboratrice del genitore, volle diventare attrice, ma senza fortuna. Fu amica di George Bernard Shaw, tradusse Ibsen e Flaubert, fu ovviamente attivista politica e capofila di movimenti per l'emancipazione della donna, autrice di scritti sulla questione femminile, sugli anarchici, sul movimento operaio. L’anno stesso della morte di Marx, nel 1883, conobbe Edward Aveling, uomo ambiguo e discusso che avrebbe dato alla sua esistenza una svolta decisiva, e drammatica, portandola al suicidio.
Barbara Minniti, giornalista abituata a rovistare fra le biografie e magari a romanzarle (come in “Casa Collins -Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi, edito da Polistampa), scandaglia la vita di Eleanor e la racconta come fosse quella di una rockstar o popstar, indugiando nei pressi della sua quotidianità per meglio contestualizzare la società e le consuetudini del tempo(ampio spazio è dedicato al presunto figlio illegittimo di Marx), trovando quanto di attuale c’è (tanto) nella vita di chi si consuma tra passioni e impegno politico e civile.
Pietro Spirito
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