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La ragazza dal cognome scomodo
CONOSCERE LA STORIA di sabato 10 settembre 2016
«Miss Marx - la figlia del Capitale» di Barbara Minniti

Il 31 marzo 1898 Gertrude Gentry, «una sciatta servetta, scarmigliata e pallida», rientrando a casa (Jews Walk, Sydenham, Londra) cacciò un urlo. La sua padrona era riversa sul letto, «semisvestita, la bava alla bocca, il volto bluastro, il rantolo del moribondo». Eleanor Marx, detta Tussy, figlia minore di Karl, filosofo e agitatore politico, e della nobildonna Jenny von Westphalen, si era uccisa con il veleno: un'abbondante dose di acido prussico. Perché?
Barbara Minniti cerca di rispondere a questo e ad altri interrogativi, portandoci nella Londra della seconda rivoluzione industriale e ricostruendo la vita della "figlia del Capitale". Così facciamo la conoscenza del suo stravagante compagno Edward Aveling, e ovviamente di tutta la famiglia del barbuto esule ebreo-tedesco, la cui opera sarebbe diventata la bibbia di tutti i rivoluzionari. Già, quel Karl Marx che abitava con consorte e figliolanza in due misere stanzette a Soho, trascorrendo le sue giornate nella Biblioteca del British Museum; spesso senza soldi, poteva però contare sull'aiuto di "zio Friedrich", ovvero l'amico e compagno di lotta Engels, figlio di industriali. Tussy, insieme alle due sorelle, cresce dunque all'ombra del nascente socialismo internazionale, respirando a pieni polmoni le teorie del babbo e dello "zio". E le loro contraddizioni. Perché, sì, Karl è un rivoluzionario che parla di emancipazione, libero amore, superamento del concetto borghese di famiglia, ecc., però desidera che la figlia si accasi con un buon partito. E più che mai lo vuole mamma Jenny, discendente da magnanimi lombi. Mentre Tussy, che pure venera papà e si sforza di non dispiacere a mamma, ci tiene alla propria autonomia. Il libro della Minniti racconta in stile colorito e con una serie di curiosi aneddoti, di volta in volta drammatici, patetici, comici e tragici, la storia di questi personaggi estremi in una Londra dove il più feroce rampantismo industriale si sposa alle miserie più atroci, ai più appassionati sogni di redenzione umana e alla complessa elaborazione dottrinaria del socialismo "scientifico".

[leggi l'articolo originale su nome]


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CONOSCERE LA STORIA - sabato 10 settembre 2016
«Miss Marx - la figlia del Capitale» di Barbara Minniti

Il 31 marzo 1898 Gertrude Gentry, «una sciatta servetta, scarmigliata e pallida», rientrando a casa (Jews Walk, Sydenham, Londra) cacciò un urlo. La sua padrona era riversa sul letto, «semisvestita, la bava alla bocca, il volto bluastro, il rantolo del moribondo». Eleanor Marx, detta Tussy, figlia minore di Karl, filosofo e agitatore politico, e della nobildonna Jenny von Westphalen, si era uccisa con il veleno: un'abbondante dose di acido prussico. Perché?
Barbara Minniti cerca di rispondere a questo e ad altri interrogativi, portandoci nella Londra della seconda rivoluzione industriale e ricostruendo la vita della "figlia del Capitale". Così facciamo la conoscenza del suo stravagante compagno Edward Aveling, e ovviamente di tutta la famiglia del barbuto esule ebreo-tedesco, la cui opera sarebbe diventata la bibbia di tutti i rivoluzionari. Già, quel Karl Marx che abitava con consorte e figliolanza in due misere stanzette a Soho, trascorrendo le sue giornate nella Biblioteca del British Museum; spesso senza soldi, poteva però contare sull'aiuto di "zio Friedrich", ovvero l'amico e compagno di lotta Engels, figlio di industriali. Tussy, insieme alle due sorelle, cresce dunque all'ombra del nascente socialismo internazionale, respirando a pieni polmoni le teorie del babbo e dello "zio". E le loro contraddizioni. Perché, sì, Karl è un rivoluzionario che parla di emancipazione, libero amore, superamento del concetto borghese di famiglia, ecc., però desidera che la figlia si accasi con un buon partito. E più che mai lo vuole mamma Jenny, discendente da magnanimi lombi. Mentre Tussy, che pure venera papà e si sforza di non dispiacere a mamma, ci tiene alla propria autonomia. Il libro della Minniti racconta in stile colorito e con una serie di curiosi aneddoti, di volta in volta drammatici, patetici, comici e tragici, la storia di questi personaggi estremi in una Londra dove il più feroce rampantismo industriale si sposa alle miserie più atroci, ai più appassionati sogni di redenzione umana e alla complessa elaborazione dottrinaria del socialismo "scientifico".

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