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Fare i conti con i traumi della guerra
LA NUOVA SARDEGNA di luned 30 gennaio 2017
«Un tranquillo viale alberato» di Nada Gasic

È l'agosto del 2003, e il caldo a Zagabria si fa sentire come in poche altre occasioni precedenti. Dalle parti di piazza Kvaternik e del parco di Maksimir, in un tranquillo viale vivono e si muovono dei personaggi che, a un primo sguardo, potrebbero sembrare del tutto ordinari al punto da confondersi con i placidi cittadini borghesi della zona, non fosse che sotto l'apparenza ognuno di loro sta ancora facendo i conti con il disfacimento della Jugoslavia e con i traumi post-bellici, chi per ragioni pratiche, come l'ottenimento di una nuova cittadinanza, chi per questioni personali non ancora affrontate o del tutto risolte. L'afa e gli antidepressivi, pian piano, si mischiano e creano un mix fatale che intacca la lucidità degli abitanti del viale: inizia così una scia di sangue lunga dieci giorni.

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LA NUOVA SARDEGNA - luned 30 gennaio 2017
«Un tranquillo viale alberato» di Nada Gasic

È l'agosto del 2003, e il caldo a Zagabria si fa sentire come in poche altre occasioni precedenti. Dalle parti di piazza Kvaternik e del parco di Maksimir, in un tranquillo viale vivono e si muovono dei personaggi che, a un primo sguardo, potrebbero sembrare del tutto ordinari al punto da confondersi con i placidi cittadini borghesi della zona, non fosse che sotto l'apparenza ognuno di loro sta ancora facendo i conti con il disfacimento della Jugoslavia e con i traumi post-bellici, chi per ragioni pratiche, come l'ottenimento di una nuova cittadinanza, chi per questioni personali non ancora affrontate o del tutto risolte. L'afa e gli antidepressivi, pian piano, si mischiano e creano un mix fatale che intacca la lucidità degli abitanti del viale: inizia così una scia di sangue lunga dieci giorni.

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