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gioved 8 ottobre 2015  – ORE  00:00
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Sabato 3 ottobre ha presentato il libro “De Sancto Nazario”, dedicato alla storia millenaria della sua famiglia, tra arte, libertà e territorio. Giuseppe Sannazzaro Natta di Giarole, dopo una vita trascorsa ad occuparsi di finanza internazionale, è oggi il proprietario “a tempo pieno” dell’omonimo castello piemontese in provincia di Alessandria. Un impegno quotidiano, arricchito da diversi appuntamenti culturali, che ha saputo muovere turisti da ogni parte del mondo. Intervistato da Castelli Aperti, ci svela alcuni aneddoti relativi alla realizzazione del suo manoscritto e alla vita tra le mura della sua dimora.

Come è nata l’idea di scrivere un libro sulla storia della propria famiglia?
In realtà ho iniziato diversi anni fa per mia personale curiosità; ho cominciato a scrivere appunti per ricordarmi alcuni passaggi della nostra storia, non avevo un piano editoriale preciso. L’idea vera e propria è nata l’anno scorso, quando ho incontrato il professor Giorgio Federico Siboni, che si è fermato una notte nel nostro Bed&Breakfast; è stato lui stesso a scrivere il saggio introduttivo. Da quel momento ho rivisto i miei appunti e approfondito alcuni temi.

E’ stato difficile reperire tutto il materiale?
Gran parte del materiale si trova all’interno dell’archivio di famiglia, poi mi sono dovuto fare aiutare per rintracciare altri documenti non in nostro possesso. Non è stato semplice raccogliere in poche pagine una storia di mille anni: erano necessarie alcune considerazioni sui diversi periodi storici e ci è voluto del tempo per capire quali fossero i passaggi fondamentali.

Da quando abita nel Castello di Giarole?
Ho ereditato il Castello nell’86, ma sono venuto ad abitarci solo nel 2006. In quel periodo di tempo ha continuato a gestirlo mio padre, io ho vissuto a Milano, a Roma, a Genova, all’estero. Poi ho capito che se volevo occuparmene personalmente dovevo venire ad abitarci.

Quanto è difficile mantenere un edificio del genere?
E’ un lavoro molto impegnativo, molto faticoso. In generale, questa zona del Piemonte soffre la mancanza di un turismo stanziale: la gente viene qua di passaggio, magari per far tappa a Torino.

Il turismo è cresciuto negli anni?
Si, devo dire che le visite sono aumentate. Negli ultimi anni abbiamo avuto anche diversi stranieri, anche extraeuropei, americani o russi. E quando scoprono questi luoghi, ne rimangono folgorati.

Che cosa pensa della rassegna Castelli Aperti?
Sono sempre stato molto entusiasta di questa iniziativa, fin dagli inizi. Oggi devo dire che è cresciuta molto, in positivo, ed il riscontro è notevole: funziona molto bene ed è una delle migliori proposte per il turismo piemontese.

[leggi l'articolo originale su www.castelliapertiblog.it]


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gioved 8 ottobre 2015  – ORE  00:00
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1000 anni di storia al Castello Sannazzaro di Giarole
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Sabato 3 ottobre ha presentato il libro “De Sancto Nazario”, dedicato alla storia millenaria della sua famiglia, tra arte, libertà e territorio. Giuseppe Sannazzaro Natta di Giarole, dopo una vita trascorsa ad occuparsi di finanza internazionale, è oggi il proprietario “a tempo pieno” dell’omonimo castello piemontese in provincia di Alessandria. Un impegno quotidiano, arricchito da diversi appuntamenti culturali, che ha saputo muovere turisti da ogni parte del mondo. Intervistato da Castelli Aperti, ci svela alcuni aneddoti relativi alla realizzazione del suo manoscritto e alla vita tra le mura della sua dimora.

Come è nata l’idea di scrivere un libro sulla storia della propria famiglia?
In realtà ho iniziato diversi anni fa per mia personale curiosità; ho cominciato a scrivere appunti per ricordarmi alcuni passaggi della nostra storia, non avevo un piano editoriale preciso. L’idea vera e propria è nata l’anno scorso, quando ho incontrato il professor Giorgio Federico Siboni, che si è fermato una notte nel nostro Bed&Breakfast; è stato lui stesso a scrivere il saggio introduttivo. Da quel momento ho rivisto i miei appunti e approfondito alcuni temi.

E’ stato difficile reperire tutto il materiale?
Gran parte del materiale si trova all’interno dell’archivio di famiglia, poi mi sono dovuto fare aiutare per rintracciare altri documenti non in nostro possesso. Non è stato semplice raccogliere in poche pagine una storia di mille anni: erano necessarie alcune considerazioni sui diversi periodi storici e ci è voluto del tempo per capire quali fossero i passaggi fondamentali.

Da quando abita nel Castello di Giarole?
Ho ereditato il Castello nell’86, ma sono venuto ad abitarci solo nel 2006. In quel periodo di tempo ha continuato a gestirlo mio padre, io ho vissuto a Milano, a Roma, a Genova, all’estero. Poi ho capito che se volevo occuparmene personalmente dovevo venire ad abitarci.

Quanto è difficile mantenere un edificio del genere?
E’ un lavoro molto impegnativo, molto faticoso. In generale, questa zona del Piemonte soffre la mancanza di un turismo stanziale: la gente viene qua di passaggio, magari per far tappa a Torino.

Il turismo è cresciuto negli anni?
Si, devo dire che le visite sono aumentate. Negli ultimi anni abbiamo avuto anche diversi stranieri, anche extraeuropei, americani o russi. E quando scoprono questi luoghi, ne rimangono folgorati.

Che cosa pensa della rassegna Castelli Aperti?
Sono sempre stato molto entusiasta di questa iniziativa, fin dagli inizi. Oggi devo dire che è cresciuta molto, in positivo, ed il riscontro è notevole: funziona molto bene ed è una delle migliori proposte per il turismo piemontese.

[leggi l'articolo originale su www.castelliapertiblog.it]


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oggi
27/09/2024

Cronache del Diana

46
 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da “anonimo antropologo dilettante”. Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa.

L’autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po’ un’autobiografia e un po’ un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi.

Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

Dall’introduzione: «C’è stato un tempo in cui il porno non veniva consumato alla stregua di un “solitario”, facendo clic su un personal computer nella nostra abitazione, ma compiendo lo sforzo di uscire di casa, raggiungendo il cinema, varcando l’ingresso, pagando un biglietto e calandosi con un po’ di circospezione in un ambiente che a suo modo costituiva parte integrante dell’antropologia urbana. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, nel quadro della complessiva crisi del cinema, e in linea con un’inesorabile tendenza nazionale, anche alla Spezia diverse sale si specializzarono nell’hard-core: il Cozzani, il Marconi, l’Odeon, l’Astra, frequentato fino a poco tempo prima da persone benestanti. Ricordo il titolare di una di quelle sale affermare sconsolato: «Se non proietti un film porno non puoi lavorare». Le volte che poteva, proponeva cartoni animati e sua moglie, tornata alla cassa, vedendo arrivare un cliente che accompagnava un bambino, si apriva a un sorriso. E il Diana, il locale di via Sapri, già cinema-teatro durante il fascismo, che nel dopoguerra, acquisita la nuova denominazione, aveva continuato a perseguire un target di livello medio-alto – fascia sociale abbastanza discriminante per lo studentello squattrinato che io ero nei primi anni Settanta – non sfuggiva a queste regole».


ANONIMO

A cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo

CRONACHE DEL DIANA

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Pagine 144, prezzo 16 euro, in libreria dal 24 settembre

OLTRE EDIZIONI

I Curatori

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell’approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all’Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Dal 24 settembre sarà in libreria "CRONACHE DEL DIANA - Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse" a cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo (Oltre edizioni). 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da "anonimo antropologo dilettante". Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa. L'autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po' un'autobiografia e un po' un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi. Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

 

I CURATORI

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell'approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all'Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l'infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall'UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

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