Giarole — Pubblico anche in piedi sabato pomeriggio al Castello Sannazzaro di Giarole in occasione della presentazione del libro del conte Giuseppe Sannazzaro Natta “De Sancto Nazaro. Mille anni di una famiglia tra arte, libertà e territorio” (edizioni Gammarò, Sestri Levante), avvenuta alla presenza, dell’autore del saggio introduttivo Giorgio Federico Siboni (Università degli Studi di Milano), del sindaco di Giarole Giuseppe Pavese e di altri primi cittadini del territorio.
“Ogni pezzo di storia che riusciamo a ricostruire è un bene per il paese” ha commentato in apertura il sindaco Pavese sottolineando nel suo intervento come la lunga permanenza della famiglia Sannazzaro in Giarole, comunità che nel corso del tempo ha registrato una crescita, abbia portato un grosso vantaggio. “Un libro che vale la pena leggere – ha concluso Pavese – soprattutto per le persone del nostro territorio”.
La “storia è sempre stata la mia passione” ha confidato Giose Sannazzaro Natta ricordando come da un lavoro finalizzato essenzialmente a coltivare il proprio interesse, a seguito dell’incontro con Giorgio Siboni, si è pensato di “andare oltre attingendo al materiale d’archivio di famiglia” trovando inoltre documenti molto interessanti (soprattutto uno sulla fondazione del Castello) anche grazie all’aiuto di Pierfelice Tagliacarne (intervenuto in sala, nda). Il tutto per un libro ricco di storie, carte, famiglie e personaggi tra i quali emerge il ‘Dominus’ Corradino, cui si fa cenno in un documento del 1277, ma anche Filippo Sannazzaro che fu, tra gli altri, generale d’artiglieria e Collare dell’Annunziata, onorificenza che dava diritto al titolo di cugino del Re, e che probabilmente fu tra gli ispiratori della costruzione della Cittadella di Alessandria, come ha ricordato l’autore del libro.
La presentazione si è conclusa con un breve concerto di musica lirica a cura di Francesca Lughi (soprano) e del maestro Loris Peverada (pianoforte) che ha contemplato la prima esecuzione pubblica contemporanea de “Il sogno” e “Senza il mio sole” tratti da “Sannazzariana” di Jacopo Sannazzaro e due brani del repertorio di Giacomo Puccini, ovvero “O mio babbino caro” (da ‘Gianni Schicchi’) e “Si, mi chiamano Mimì” (da “La Bohème”).
[leggi l'articolo originale su www.ilmonferrato.it]
SCHEDA LIBRO | Segnala | Ufficio Stampa |