Incontro con l'autore Angelo Gaccione e con Sara Varini e Rinaldo Caddeo
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luned 28 ottobre 2013  – ORE  18:15
Incontro con l'autore Angelo Gaccione e con Sara Varini e Rinaldo Caddeo
a Milano, Biblioteca Vigentina, Corso di Porta Vigentina 15

TORNA SUA MAESTÀ IL RACCONTO
Sono anni oramai, che la grande editoria (divenuta quasi monopolio) ha condannato a morte (assieme al teatro) la forma più antica, più nobile, più affascinante dell’espressività umana: il racconto. Fin da quando l’uomo ha avuto la parola, ha sentito il bisogno di raccontare: il racconto orale è la prima forma di letteratura del genere umano. La sue storie, tramandate di bocca in bocca, hanno costruito una memoria, una sapienza, una visionarietà, un incantamento. Raccontare era come entrare in un altrove, in un sogno; ed il modo stesso di condurre il racconto, l’arte di tenere avvinti gli ascoltatori, operava una magia che annullava il tempo e lo spazio. Con la scrittura il racconto si fa estetica, diventa moderno e contemporaneo. Da anni io mi sono assunto un compito arduo, difficile, quasi in solitaria e nella indifferenza dei più: impedire che questa morte, questo oblio, questa cancellazione, diventi definitiva. Ci ho provato più volte e nei modi più diversi: pubblicando libri di racconti in proprio, leggendoli in pubblico, proponendoli in teatro e così via; e stimolando altri scrittori a tenerne viva la fiaccola, a cimentarsi con quest’arte difficile, a non desistere. E quando mi è stato possibile li ho pubblicati in raccolte collettive, su riviste, ecc. Ora ci riprovo con la collana Edeia nelle eleganti edizioni di “Oltre”, che vuole assumere questa sfida e diventare la Casa Editrice di riferimento dell’arte breve di narrare. Gli scrittori italiani e non, troveranno qui il luogo più idoneo per potersi esprimere, per riparare un torto, riempire un vuoto.
C’è un ritorno alle microstorie al frammento secco, al racconto contratto ed incisivo. È una sorta di resistenza alla dittatura del romanzo, alla sua invadenza, e questo è un bene e perciò non si deve sprecare l’opportunità di rendere questa forma breve di raccontare, di dire, degna della sua importanza. Si può essere efficaci ed emozionanti, senza sprecare troppe parole; si può fare della critica sociale o scavare nel proprio pozzo interiore, senza dover ricorrere ad una quantità di pagine esagerate.
La brevità e l’efficacia come segni di un tempo sempre più convulso, veloce, dinamico. Tocca allo scrittore saperlo gestire narrativamente al meglio, al di là della materia messa in campo, al di là di ogni personale mitologia. È questo il suggerimento che mi sento di dare a quanti affrontano una forma espressiva tanto pregnante, quanto insidiosa.
La Collana intende ospitare raccolte di singoli autori, ma non disdegnerà le raccolte collettive annuali, e in prospettiva lavorerà per definire le modalità di un Premio al racconto dedicato, da cui attingere il meglio e valorizzarlo.
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Incontro con l'autore Angelo Gaccione e con Sara Varini e Rinaldo Caddeo
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Angelo Gaccione
Incontro con l'autore Angelo Gaccione e con Sara Varini e Rinaldo Caddeo
a Milano, Biblioteca Vigentina, Corso di Porta Vigentina 15

TORNA SUA MAESTÀ IL RACCONTO
Sono anni oramai, che la grande editoria (divenuta quasi monopolio) ha condannato a morte (assieme al teatro) la forma più antica, più nobile, più affascinante dell’espressività umana: il racconto. Fin da quando l’uomo ha avuto la parola, ha sentito il bisogno di raccontare: il racconto orale è la prima forma di letteratura del genere umano. La sue storie, tramandate di bocca in bocca, hanno costruito una memoria, una sapienza, una visionarietà, un incantamento. Raccontare era come entrare in un altrove, in un sogno; ed il modo stesso di condurre il racconto, l’arte di tenere avvinti gli ascoltatori, operava una magia che annullava il tempo e lo spazio. Con la scrittura il racconto si fa estetica, diventa moderno e contemporaneo. Da anni io mi sono assunto un compito arduo, difficile, quasi in solitaria e nella indifferenza dei più: impedire che questa morte, questo oblio, questa cancellazione, diventi definitiva. Ci ho provato più volte e nei modi più diversi: pubblicando libri di racconti in proprio, leggendoli in pubblico, proponendoli in teatro e così via; e stimolando altri scrittori a tenerne viva la fiaccola, a cimentarsi con quest’arte difficile, a non desistere. E quando mi è stato possibile li ho pubblicati in raccolte collettive, su riviste, ecc. Ora ci riprovo con la collana Edeia nelle eleganti edizioni di “Oltre”, che vuole assumere questa sfida e diventare la Casa Editrice di riferimento dell’arte breve di narrare. Gli scrittori italiani e non, troveranno qui il luogo più idoneo per potersi esprimere, per riparare un torto, riempire un vuoto.
C’è un ritorno alle microstorie al frammento secco, al racconto contratto ed incisivo. È una sorta di resistenza alla dittatura del romanzo, alla sua invadenza, e questo è un bene e perciò non si deve sprecare l’opportunità di rendere questa forma breve di raccontare, di dire, degna della sua importanza. Si può essere efficaci ed emozionanti, senza sprecare troppe parole; si può fare della critica sociale o scavare nel proprio pozzo interiore, senza dover ricorrere ad una quantità di pagine esagerate.
La brevità e l’efficacia come segni di un tempo sempre più convulso, veloce, dinamico. Tocca allo scrittore saperlo gestire narrativamente al meglio, al di là della materia messa in campo, al di là di ogni personale mitologia. È questo il suggerimento che mi sento di dare a quanti affrontano una forma espressiva tanto pregnante, quanto insidiosa.
La Collana intende ospitare raccolte di singoli autori, ma non disdegnerà le raccolte collettive annuali, e in prospettiva lavorerà per definire le modalità di un Premio al racconto dedicato, da cui attingere il meglio e valorizzarlo.
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oggi
27/09/2024

Cronache del Diana

46
 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da “anonimo antropologo dilettante”. Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa.

L’autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po’ un’autobiografia e un po’ un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi.

Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

Dall’introduzione: «C’è stato un tempo in cui il porno non veniva consumato alla stregua di un “solitario”, facendo clic su un personal computer nella nostra abitazione, ma compiendo lo sforzo di uscire di casa, raggiungendo il cinema, varcando l’ingresso, pagando un biglietto e calandosi con un po’ di circospezione in un ambiente che a suo modo costituiva parte integrante dell’antropologia urbana. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, nel quadro della complessiva crisi del cinema, e in linea con un’inesorabile tendenza nazionale, anche alla Spezia diverse sale si specializzarono nell’hard-core: il Cozzani, il Marconi, l’Odeon, l’Astra, frequentato fino a poco tempo prima da persone benestanti. Ricordo il titolare di una di quelle sale affermare sconsolato: «Se non proietti un film porno non puoi lavorare». Le volte che poteva, proponeva cartoni animati e sua moglie, tornata alla cassa, vedendo arrivare un cliente che accompagnava un bambino, si apriva a un sorriso. E il Diana, il locale di via Sapri, già cinema-teatro durante il fascismo, che nel dopoguerra, acquisita la nuova denominazione, aveva continuato a perseguire un target di livello medio-alto – fascia sociale abbastanza discriminante per lo studentello squattrinato che io ero nei primi anni Settanta – non sfuggiva a queste regole».


ANONIMO

A cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo

CRONACHE DEL DIANA

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Pagine 144, prezzo 16 euro, in libreria dal 24 settembre

OLTRE EDIZIONI

I Curatori

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell’approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all’Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Dal 24 settembre sarà in libreria "CRONACHE DEL DIANA - Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse" a cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo (Oltre edizioni). 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da "anonimo antropologo dilettante". Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa. L'autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po' un'autobiografia e un po' un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi. Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

 

I CURATORI

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell'approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all'Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l'infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall'UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

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