A LIDO DI CAMAIORE, Villa Ariston

Maurizio Filippini
, con la partecipazione dell'autrice, presenta «Corrispondenze mediterranee, viaggio nel sale e nel vento» (Oltre Edizioni) di Ilaria Guidantoni " />
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venerdì 24 luglio 2015  – ORE  21:15
A LIDO DI CAMAIORE, Villa Ariston

Maurizio Filippini
, con la partecipazione dell'autrice, presenta «Corrispondenze mediterranee, viaggio nel sale e nel vento» (Oltre Edizioni) di Ilaria Guidantoni


Villa Ariston

Ilaria Guidantoni con Maurizio Filippini

APPUNTAMENTO PER «CAMAIORE D’AUTORE», EVENTO LETTERARIO DELL’ESTATE IN VERSILIA

Lo sfondo è Villa Ariston di Davide e Simona Codecasa, la stessa che ospitò, all’inizio del ‘900 Gabriele D’Annunzio e Eleonora Duse.

Corrispondenze mediterranee. Viaggio nel sale e nel vento di Ilaria Guidantoni, pubblicato da Oltre Edizioni per la collana Letture dal mondo, ha la forma di un romanzo, una sorta di diario intimo. Il libro racconta un viaggio nel Mediterraneo, nello spazio e nel tempo, pur essendo la vicenda contemporanea e prendendo avvio all’indomani delle rivolte arabe, attraverso paesi e genti diverse e si snoda come un percorso iniziatico: quello di una donna francese, protagonista del libro e voce narrante in presa diretta, alla ricerca di un sé rimasto per troppo tempo inascoltato, confuso e taciuto nel ritmo frenetico della vita.

Il cammino di Eloïse diventa metafora dell’esistenza come nomadismo, della ricerca collettiva del senso della vita, dell’Europa che ritrova se stessa solo grazie alle corrispondenze mediterranee della sponda sud del mare nostrum.

In pochi minuti la sua vita di donna manager a Lione viene scompaginate e nello stesso tempo si spalancano le opportunità dell’altrove. Il viaggio ci porta da Lione a Marsiglia, la città più meticcia d’Europa, a spasso per il Nord Africa, dall’Algeria, al Marocco, alla Tunisia rivelandoci come la conoscenza e l’incontro con le vite degli altri siano il dono più originale della quotidianità. Eloïse passa da essere ascoltatrice spaesata a “guida” in un mondo più vicino di quanto sembri, smentendo luoghi comuni e cercando le origini delle parole e delle cose familiari, scoprendo storie nella storia. Il Maghreb le appare nel tempo, in particolare, meno francese di quanto creda, più composito e contraddittorio rispetto allo sguardo ingenuo e presuntuoso di chi si affaccia dal nord senza sporcarsi i piedi nella polvere; e soprattutto molto vicino e intrecciato con il destino europeo, dalla lingua al cibo. La sua peregrinazione ci racconta come il Mediterraneo sia un continente a sé nel quale tra le due rive c’è un sistema stretto di corrispondenza.

Il libro racchiude storie nella storia, dai Gnaowa, ai Regraga in Marocco; al mondo ebraico tunisino, a quello degli Italiani quando l’emigrazione andava in senso inverso e soprattutto la storia inedita della Famiglia Gallico tra la Francia, l’Italia e la Tunisia. E ancora un grande spazio è lasciato al ruolo centrale del cibo e della cucina che raccontano l’intimità e la quotidianità di un luogo e della famiglia.

La storia della protagonista, il suo incontro con Filippo e con altri uomini, per lo più “nomadi” – legati al mondo degli amaziġ (berberi) diventa un monito per la Francia per la Francia a trovare il coraggio di superare il dubbio cartesiano nel dubbio sentimentale e per l’Italia a recuperare la consapevolezza della propria storia come un’opportunità.

Il viaggio ci lascia con un finale aperto, anche se Eloïse sceglie di vivere a Tunisi, con l’idea che ogni meta non sia che una sosta per riflettere e rimettersi in discussione con la domanda sulla fragilità personale e il bisogno degli altri per essere felici.

In quarta di copertina l’inizio del libro: «”Se oggi mi chiedessi da dove vengo, Filippo, ti direi che sono mediterranea.” Nessun vezzo intellettualistico né vena romantica. Mi sento una donna mangiata dal sale che da troppo tempo guarda le frontiere solo dal sud. Le ho guardate così a lungo che quelle barriere sono diventate il mio orizzonte, fluido. Disorientata, mi sono persa nel blues della vita, nello sguardo dell'altro e soprattutto negli occhi dei bambini. [...]

Rue de la Croix, civico 12, il mio numero preferito, nella città vecchia di Lione, vicino la zona dei murales. Da lì è partito il mio viaggio senza ritorno verso il sud, verso quello che credevo la terra del "sole dei morenti" mentre è diventata un'alba nuova.»

 

Corrispondenze mediterranee. Viaggio nel sale e nel vento

di Ilaria Guidantoni

Oltre Edizioni

Aprile 2015

14,00 euro

ISBN 9788897264521
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Ilaria Guidantoni con Maurizio Filippini

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Lo sfondo è Villa Ariston di Davide e Simona Codecasa, la stessa che ospitò, all’inizio del ‘900 Gabriele D’Annunzio e Eleonora Duse.

Corrispondenze mediterranee. Viaggio nel sale e nel vento di Ilaria Guidantoni, pubblicato da Oltre Edizioni per la collana Letture dal mondo, ha la forma di un romanzo, una sorta di diario intimo. Il libro racconta un viaggio nel Mediterraneo, nello spazio e nel tempo, pur essendo la vicenda contemporanea e prendendo avvio all’indomani delle rivolte arabe, attraverso paesi e genti diverse e si snoda come un percorso iniziatico: quello di una donna francese, protagonista del libro e voce narrante in presa diretta, alla ricerca di un sé rimasto per troppo tempo inascoltato, confuso e taciuto nel ritmo frenetico della vita.

Il cammino di Eloïse diventa metafora dell’esistenza come nomadismo, della ricerca collettiva del senso della vita, dell’Europa che ritrova se stessa solo grazie alle corrispondenze mediterranee della sponda sud del mare nostrum.

In pochi minuti la sua vita di donna manager a Lione viene scompaginate e nello stesso tempo si spalancano le opportunità dell’altrove. Il viaggio ci porta da Lione a Marsiglia, la città più meticcia d’Europa, a spasso per il Nord Africa, dall’Algeria, al Marocco, alla Tunisia rivelandoci come la conoscenza e l’incontro con le vite degli altri siano il dono più originale della quotidianità. Eloïse passa da essere ascoltatrice spaesata a “guida” in un mondo più vicino di quanto sembri, smentendo luoghi comuni e cercando le origini delle parole e delle cose familiari, scoprendo storie nella storia. Il Maghreb le appare nel tempo, in particolare, meno francese di quanto creda, più composito e contraddittorio rispetto allo sguardo ingenuo e presuntuoso di chi si affaccia dal nord senza sporcarsi i piedi nella polvere; e soprattutto molto vicino e intrecciato con il destino europeo, dalla lingua al cibo. La sua peregrinazione ci racconta come il Mediterraneo sia un continente a sé nel quale tra le due rive c’è un sistema stretto di corrispondenza.

Il libro racchiude storie nella storia, dai Gnaowa, ai Regraga in Marocco; al mondo ebraico tunisino, a quello degli Italiani quando l’emigrazione andava in senso inverso e soprattutto la storia inedita della Famiglia Gallico tra la Francia, l’Italia e la Tunisia. E ancora un grande spazio è lasciato al ruolo centrale del cibo e della cucina che raccontano l’intimità e la quotidianità di un luogo e della famiglia.

La storia della protagonista, il suo incontro con Filippo e con altri uomini, per lo più “nomadi” – legati al mondo degli amaziġ (berberi) diventa un monito per la Francia per la Francia a trovare il coraggio di superare il dubbio cartesiano nel dubbio sentimentale e per l’Italia a recuperare la consapevolezza della propria storia come un’opportunità.

Il viaggio ci lascia con un finale aperto, anche se Eloïse sceglie di vivere a Tunisi, con l’idea che ogni meta non sia che una sosta per riflettere e rimettersi in discussione con la domanda sulla fragilità personale e il bisogno degli altri per essere felici.

In quarta di copertina l’inizio del libro: «”Se oggi mi chiedessi da dove vengo, Filippo, ti direi che sono mediterranea.” Nessun vezzo intellettualistico né vena romantica. Mi sento una donna mangiata dal sale che da troppo tempo guarda le frontiere solo dal sud. Le ho guardate così a lungo che quelle barriere sono diventate il mio orizzonte, fluido. Disorientata, mi sono persa nel blues della vita, nello sguardo dell'altro e soprattutto negli occhi dei bambini. [...]

Rue de la Croix, civico 12, il mio numero preferito, nella città vecchia di Lione, vicino la zona dei murales. Da lì è partito il mio viaggio senza ritorno verso il sud, verso quello che credevo la terra del "sole dei morenti" mentre è diventata un'alba nuova.»

 

Corrispondenze mediterranee. Viaggio nel sale e nel vento

di Ilaria Guidantoni

Oltre Edizioni

Aprile 2015

14,00 euro

ISBN 9788897264521
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oggi
27/09/2024

Cronache del Diana

46
 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da “anonimo antropologo dilettante”. Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa.

L’autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po’ un’autobiografia e un po’ un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi.

Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

Dall’introduzione: «C’è stato un tempo in cui il porno non veniva consumato alla stregua di un “solitario”, facendo clic su un personal computer nella nostra abitazione, ma compiendo lo sforzo di uscire di casa, raggiungendo il cinema, varcando l’ingresso, pagando un biglietto e calandosi con un po’ di circospezione in un ambiente che a suo modo costituiva parte integrante dell’antropologia urbana. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, nel quadro della complessiva crisi del cinema, e in linea con un’inesorabile tendenza nazionale, anche alla Spezia diverse sale si specializzarono nell’hard-core: il Cozzani, il Marconi, l’Odeon, l’Astra, frequentato fino a poco tempo prima da persone benestanti. Ricordo il titolare di una di quelle sale affermare sconsolato: «Se non proietti un film porno non puoi lavorare». Le volte che poteva, proponeva cartoni animati e sua moglie, tornata alla cassa, vedendo arrivare un cliente che accompagnava un bambino, si apriva a un sorriso. E il Diana, il locale di via Sapri, già cinema-teatro durante il fascismo, che nel dopoguerra, acquisita la nuova denominazione, aveva continuato a perseguire un target di livello medio-alto – fascia sociale abbastanza discriminante per lo studentello squattrinato che io ero nei primi anni Settanta – non sfuggiva a queste regole».


ANONIMO

A cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo

CRONACHE DEL DIANA

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Pagine 144, prezzo 16 euro, in libreria dal 24 settembre

OLTRE EDIZIONI

I Curatori

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell’approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all’Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Dal 24 settembre sarà in libreria "CRONACHE DEL DIANA - Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse" a cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo (Oltre edizioni). 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da "anonimo antropologo dilettante". Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa. L'autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po' un'autobiografia e un po' un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi. Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

 

I CURATORI

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell'approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all'Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l'infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall'UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

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