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L'archeologo autore di Anatolia - Le origini, Conservatore del Museo archeologico del Finale (Finale Ligure, Sv), parlerà della prima città della storia
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martedì 1 dicembre 2015  – ORE  18:00
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Moderatore: Edoardo Maurizio Menicucci inviato speciale del Tg Scientifico "Leonardo"

Il viaggio nella "Nuova Preistoria" prosegue con il giovane archeologo Andrea De Pascale che ha percorso in lungo la Turchia, documentando nel suo libro "Anatolia", editore Paganetto, le tracce di centinaia di siti dove si è compiuta la trasformazione, certamente non lineare, anzi, misteriosamente contraddittoria, dell'uomo cacciatore in uomo agricoltore. Dall'abbandono improvviso e misterioso di Gobekli Tepe, passeremo ai primi insediamenti urbani, in particolare in quella che viene considerata la prima vera città, Chatal Hoyuk, vicino all’attuale Konya, 600 km a ovest di Urfa. La sua storia, che presenta indizi di continuità culturale e cultuale con quella dei costruttori di Gobekli, dura circa duemila anni (8500-6500 anni fa) e finisce improvvisamente e forse in modo traumatico, segnalando una forte cesura di tipo sociale e forse climatico, con un probabile aumento della conflittualità che genera il temporaneo ritorno a modelli socio-economici di tipo paleolitico, precari e di piccola dimensione. Con pause e ripensamenti, la neolitizzazione, comunque, prosegue. Entro pochi millenni, forse addirittura secoli (fenomeno storicamente fulmineo..), seguendo sia la rotta continentale, sia quella mediterranea, tende a spostarsi verso Occidente, per cause probabilmente ambientali. Si tratta non solo di un flusso culturale, ma di vere e proprie correnti umane, rappresentate da individui molto più piccoli di quelli paleolitici che avevano occupato gli stessi siti costieri fino a tremila anni prima. Porteranno in Europa l'agricoltura e la zootecnia, e probabilmente, come sostiene lo studioso britannico Colin Renfrew, una vera rivoluzione linguistica originata dalle tecnologie neolitiche, che a sua volta sarebbe il nucleo ancestrale, ancorché non esclusivo, delle cosiddette lingue indoeuropee.
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Andrea De Pascale
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L'archeologo autore di Anatolia - Le origini, Conservatore del Museo archeologico del Finale (Finale Ligure, Sv), parlerà della prima città della storia
Moderatore: Edoardo Maurizio Menicucci inviato speciale del Tg Scientifico "Leonardo"

Il viaggio nella "Nuova Preistoria" prosegue con il giovane archeologo Andrea De Pascale che ha percorso in lungo la Turchia, documentando nel suo libro "Anatolia", editore Paganetto, le tracce di centinaia di siti dove si è compiuta la trasformazione, certamente non lineare, anzi, misteriosamente contraddittoria, dell'uomo cacciatore in uomo agricoltore. Dall'abbandono improvviso e misterioso di Gobekli Tepe, passeremo ai primi insediamenti urbani, in particolare in quella che viene considerata la prima vera città, Chatal Hoyuk, vicino all’attuale Konya, 600 km a ovest di Urfa. La sua storia, che presenta indizi di continuità culturale e cultuale con quella dei costruttori di Gobekli, dura circa duemila anni (8500-6500 anni fa) e finisce improvvisamente e forse in modo traumatico, segnalando una forte cesura di tipo sociale e forse climatico, con un probabile aumento della conflittualità che genera il temporaneo ritorno a modelli socio-economici di tipo paleolitico, precari e di piccola dimensione. Con pause e ripensamenti, la neolitizzazione, comunque, prosegue. Entro pochi millenni, forse addirittura secoli (fenomeno storicamente fulmineo..), seguendo sia la rotta continentale, sia quella mediterranea, tende a spostarsi verso Occidente, per cause probabilmente ambientali. Si tratta non solo di un flusso culturale, ma di vere e proprie correnti umane, rappresentate da individui molto più piccoli di quelli paleolitici che avevano occupato gli stessi siti costieri fino a tremila anni prima. Porteranno in Europa l'agricoltura e la zootecnia, e probabilmente, come sostiene lo studioso britannico Colin Renfrew, una vera rivoluzione linguistica originata dalle tecnologie neolitiche, che a sua volta sarebbe il nucleo ancestrale, ancorché non esclusivo, delle cosiddette lingue indoeuropee.
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27/09/2024

Cronache del Diana

46
 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da “anonimo antropologo dilettante”. Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa.

L’autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po’ un’autobiografia e un po’ un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi.

Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

Dall’introduzione: «C’è stato un tempo in cui il porno non veniva consumato alla stregua di un “solitario”, facendo clic su un personal computer nella nostra abitazione, ma compiendo lo sforzo di uscire di casa, raggiungendo il cinema, varcando l’ingresso, pagando un biglietto e calandosi con un po’ di circospezione in un ambiente che a suo modo costituiva parte integrante dell’antropologia urbana. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, nel quadro della complessiva crisi del cinema, e in linea con un’inesorabile tendenza nazionale, anche alla Spezia diverse sale si specializzarono nell’hard-core: il Cozzani, il Marconi, l’Odeon, l’Astra, frequentato fino a poco tempo prima da persone benestanti. Ricordo il titolare di una di quelle sale affermare sconsolato: «Se non proietti un film porno non puoi lavorare». Le volte che poteva, proponeva cartoni animati e sua moglie, tornata alla cassa, vedendo arrivare un cliente che accompagnava un bambino, si apriva a un sorriso. E il Diana, il locale di via Sapri, già cinema-teatro durante il fascismo, che nel dopoguerra, acquisita la nuova denominazione, aveva continuato a perseguire un target di livello medio-alto – fascia sociale abbastanza discriminante per lo studentello squattrinato che io ero nei primi anni Settanta – non sfuggiva a queste regole».


ANONIMO

A cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo

CRONACHE DEL DIANA

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Pagine 144, prezzo 16 euro, in libreria dal 24 settembre

OLTRE EDIZIONI

I Curatori

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell’approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all’Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Dal 24 settembre sarà in libreria "CRONACHE DEL DIANA - Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse" a cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo (Oltre edizioni). 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da "anonimo antropologo dilettante". Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa. L'autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po' un'autobiografia e un po' un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi. Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

 

I CURATORI

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell'approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all'Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l'infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall'UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

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