Fabrizio Benente sul tema della migrazione
Genova, Museoteatro della Commenda di Prč
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venerdě 20 aprile 2012  – ORE  18:30
Condotto da Fabrizio Benente sul tema della migrazione
Genova, Museoteatro della Commenda di Prč
Piazza della Commenda, 1

APPUNTI DI VIAGGIO

Tema: “Le anime migranti”.

Quando:20 aprile alla Commenda di Prè

Come:
18.15  Accoglienza e presentazione dei contenuti della serata
18.30 Proiezione di “ Un giorno senza messicani”

20.00   “Apericena”  a cura di Capurro e incontro con testimonial (Marco Cipolloni)

21:00 “Vi racconto ..”, in viaggio con Fabrizio Benente
21.30  Concerto del Trio MalAcorda
 

Tema:

Intorno al 1880 più della meta degli immigrati italiani in America sono liguri: Argentina, Cile, Perù le mete, ma anche California e Canada. In Argentina il censimento del 1869 conta la presenza di 71.000 italiani, il 56% di origine ligure: hanno il monopolio della navigazione fluviale sul Rio de la Plata e fondano a la Boca due importanti associazioni: la Società Ligure di Mutuo Soccorso (tuttora esistente) e la Società Liguria di Mutuo Soccorso. Il fenomeno migratorio viene regolamentato per la prima volta nel 1888: fino ad allora è gestito essenzialmente da armatori e da mediatori. All'arrivo dei liguri, l'America è una terra che offre possibilità di guadagno: alcuni si arricchiscono istituendo catene commerciali o sfruttando le miniere dell'America latina – come la "Del Monte" fondata da due liguri o la fondazione della "Bank of America" ad opera di figli d'emigranti liguri provenienti da Favale di Malvaro - ma la maggior parte non riesce ad avere fortuna e a cambiare le precarie condizioni di vita. Dal 1905 al 1925 ne rientrano in patria circa trentamila. I motivi sono nella concorrenza di emigranti provenienti da altri paesi, Olanda e Portogallo, e nella mancata tutela dei propri interessi da parte del governo italiano. Ma chi sono gli emigranti? Un complesso universo fatto di "mercanti delle coste, marinai renitenti, ribelli politici, imprenditori industriali, proprietari terrieri, lavoratori agricoli e artigiani di tutti i tipi, uomini e donne senza professione, giovani e vecchi, mogli e figli che raggiungono i capifamiglia, ecclesiastici a capo, ma in realtà a seguito, di intere comunità parrocchiali.." scrive Adele Maiello nell'introduzione al quarto volume della ricerca, dedicato alle questioni di storia sociale dell'emigrazione, senza dimenticare che se gli emigranti sono i protagonisti principali del fenomeno, i suoi "attori sociali", ci sono anche i "protagonisti secondari e gli spettatori che, in certi casi possono apparire come i burattinai almeno di una parte dell'intera rappresentazione: gli armatori, gli agenti d'emigrazione, gli amministratori locali e statali, i parroci che vedono sfoltirsi le proprie comunità, i missionari, gli affittacamere, i ristoratori, i poliziotti, i giornalisti..” E accanto alla storia dei soliti Noti, quella della gente comune, migrante per la promessa e la speranza di una vita migliore e di lavoro, che diviene suo malgrado prezioso mezzo di scambio di esperienze, usi, abitudini, costumi, amalgama, fusione di cibi e territori. Il tema della migrazione è stato affrontato dal cinema e dalla letteratura considerando la donna un “personaggio al seguito”: sicuramente importante per lo svolgimento del racconto e delle storie, ma non protagonista. In realtà la donna è quella che tessendo la quotidianità, le tradizioni popolari, culinarie e religiose, insegnando lingua e dialetti, “saperi e sapori ”,è il vettore principale di quelle relazioni intenzionali che formano l’essere delle nuove generazioni: compito complesso quanto il fare convivere il patrimonio culturale della civiltà di appartenenza con quello del nuovo paese e di dare ai propri figli un senso di appartenenza in una terra nuova nel rispetto della memoria delle origini.

Testimonial:
Marco Cipolloni nasce a Roma, si laurea in Lettere e Filosofia e in Scienze Politiche presso l’Università di Genova, è Dottore di Ricerca in Iberistica presso l’Università di Bologna (IV Ciclo); vive a Genova. Quindi insegna Lingua cultura e istituzioni dei paesi di lingua spagnola presso la Facoltà di Economia dell'Università di Brescia e Lingue e letterature ispanoamericane presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere moderne dell'Università di Genova. Traduttore di narrativa e saggistica (di storia culturale, urbana ed economica) e storico del cinema spagnolo e ispanoamericano, pubblica saggi e monografie su numerosi temi di storia, letteratura, teatro e cinema della Spagna e dell’America latina, dedicando particolare attenzione alla storia delle idee, alla storia culturale contemporanea, alla traduzione e al doppiaggio, con particolare attenzione per il periodo della conquista, per l’età dei Lumi e per l’epoca contemporanea. Oltre a essere redattore di “Spagna contemporanea”, collabora attivamente a riviste di cinema (“La Magnifica Ossessione”), teatro (“Theatralia”), linguistica e letteratura (“Quaderni iberoamericani”). Dirige la collana di studi cinematografici “Cine latino” pubblicata dalle Edizioni del Paguro per l’Istituto di Studi Latino-Americani di Pagani (I.S.LA). Cura per la Colección Archivos de la Literatura Latino-Americana del siglo XX la parte filologica dell’edizione critico-genetica dell’opera teatrale del Premio Nobel guatemalteco Miguel Angel Asturias e per la Enciclopedia Cervantina le voci di filmografia.

Il film:

UN GIORNO SENZA MESSICANI di Sergio Arau, Usa/Messico/Spagna 2004, 90’.

Cosa succederebbe se un giorno la ricca California si svegliasse e si rendesse conto che tutti i messicani sono spariti? Per qualcuno potrebbe essere un sogno, per altri uno shock. Le conseguenze economiche, politiche e sociali di questo disastro terrorizzano il Golden State. Gli esperti azzardano le prime ipotesi. Si tratta di un rapimento ad opera degli alieni? Terrorismo biologico? L’Apocalisse ha prescelto i Latinos ? O forse sono solo scappati perché stanchi di essere considerati invisibili? I pregiudizi etnici sono identici ovunque. California in un giorno qualunque. Ma non proprio qualunque. Perché, all’improvviso, una nebbia fitta avvolge i confini dello Stato e le comunicazioni con l’esterno si interrompono. Ma non è questa la cosa più importante perché, al contempo, scompaiono tutti i messicani. La moglie americana di un musicista non lo trova più e con lui il loro figlio maschio (la femmina è invece in casa..). Il conduttore delle seguitissime previsioni meteo televisive non c’è più.. Insomma una parte fondamentale della popolazione californiana è scomparsa causando tracolli che vanno dalla sfera privata a quella socioeconomica.. Sergio Arau, figlio del più famoso Alfonso, colpisce al centro con questo divertente e intelligente film a tesi che si svolge in California ma potrebbe essere ambientato ovunque esista un’immigrazione rilevante. Grazie a una nebbia carpenteriana che isola lo Stato, Arau costruisce un film in cui la scomparsa dei messicani fa emergere tutte le contraddizioni di una società che ha ormai un bisogno ineludibile degli immigrati anche se poi, in alcune sue manifestazioni, li ritiene solo presenze dannose e parassitarie.

Chi siamo:

Fabrizio Benente
Guida e voce narrante del format è archeologo e docente di Archeologia presso l’Università di Genova. Nel 2010/2011 gli è stata assegnata la Getty Research Exchange Fellowship da parte del Council of American Overseas Research Centers. Svolge attività di ricerca presso l’Albright Institute di Gerusalemme. E’ autore o curatore di libri e di numerosi articoli su riviste italiane e straniere. Ha partecipato a missioni archeologiche in Corsica, Grecia, Tunisia, Libano, Mongolia interna (Cina), Crimea (Ucraina), Israele. Cura produzioni multimediali e documentari televisivi. Vive in Val Graveglia, vicino a Chiavari, dove dedica tempo alla cura degli ulivi, della vigna e alla conoscenza del bosco.
Centro Culturale Thesis www.oltre.it/thesis - http://edizioni.oltre.it
Circolo del Cinema Lamaca Gioconda www.cimameriche.it
TriomalAcorda http://www.youtube.com/watch?v=tkTVK2wqQWg




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venerdě 20 aprile 2012  – ORE  18:30
Condotto da Fabrizio Benente sul tema della migrazione
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Piazza della Commenda, 1


DEFRAG: appunti di viaggio a Genova
Condotto da Fabrizio Benente sul tema della migrazione
Genova, Museoteatro della Commenda di Prč
Piazza della Commenda, 1

APPUNTI DI VIAGGIO

Tema: “Le anime migranti”.

Quando:20 aprile alla Commenda di Prè

Come:
18.15  Accoglienza e presentazione dei contenuti della serata
18.30 Proiezione di “ Un giorno senza messicani”

20.00   “Apericena”  a cura di Capurro e incontro con testimonial (Marco Cipolloni)

21:00 “Vi racconto ..”, in viaggio con Fabrizio Benente
21.30  Concerto del Trio MalAcorda
 

Tema:

Intorno al 1880 più della meta degli immigrati italiani in America sono liguri: Argentina, Cile, Perù le mete, ma anche California e Canada. In Argentina il censimento del 1869 conta la presenza di 71.000 italiani, il 56% di origine ligure: hanno il monopolio della navigazione fluviale sul Rio de la Plata e fondano a la Boca due importanti associazioni: la Società Ligure di Mutuo Soccorso (tuttora esistente) e la Società Liguria di Mutuo Soccorso. Il fenomeno migratorio viene regolamentato per la prima volta nel 1888: fino ad allora è gestito essenzialmente da armatori e da mediatori. All'arrivo dei liguri, l'America è una terra che offre possibilità di guadagno: alcuni si arricchiscono istituendo catene commerciali o sfruttando le miniere dell'America latina – come la "Del Monte" fondata da due liguri o la fondazione della "Bank of America" ad opera di figli d'emigranti liguri provenienti da Favale di Malvaro - ma la maggior parte non riesce ad avere fortuna e a cambiare le precarie condizioni di vita. Dal 1905 al 1925 ne rientrano in patria circa trentamila. I motivi sono nella concorrenza di emigranti provenienti da altri paesi, Olanda e Portogallo, e nella mancata tutela dei propri interessi da parte del governo italiano. Ma chi sono gli emigranti? Un complesso universo fatto di "mercanti delle coste, marinai renitenti, ribelli politici, imprenditori industriali, proprietari terrieri, lavoratori agricoli e artigiani di tutti i tipi, uomini e donne senza professione, giovani e vecchi, mogli e figli che raggiungono i capifamiglia, ecclesiastici a capo, ma in realtà a seguito, di intere comunità parrocchiali.." scrive Adele Maiello nell'introduzione al quarto volume della ricerca, dedicato alle questioni di storia sociale dell'emigrazione, senza dimenticare che se gli emigranti sono i protagonisti principali del fenomeno, i suoi "attori sociali", ci sono anche i "protagonisti secondari e gli spettatori che, in certi casi possono apparire come i burattinai almeno di una parte dell'intera rappresentazione: gli armatori, gli agenti d'emigrazione, gli amministratori locali e statali, i parroci che vedono sfoltirsi le proprie comunità, i missionari, gli affittacamere, i ristoratori, i poliziotti, i giornalisti..” E accanto alla storia dei soliti Noti, quella della gente comune, migrante per la promessa e la speranza di una vita migliore e di lavoro, che diviene suo malgrado prezioso mezzo di scambio di esperienze, usi, abitudini, costumi, amalgama, fusione di cibi e territori. Il tema della migrazione è stato affrontato dal cinema e dalla letteratura considerando la donna un “personaggio al seguito”: sicuramente importante per lo svolgimento del racconto e delle storie, ma non protagonista. In realtà la donna è quella che tessendo la quotidianità, le tradizioni popolari, culinarie e religiose, insegnando lingua e dialetti, “saperi e sapori ”,è il vettore principale di quelle relazioni intenzionali che formano l’essere delle nuove generazioni: compito complesso quanto il fare convivere il patrimonio culturale della civiltà di appartenenza con quello del nuovo paese e di dare ai propri figli un senso di appartenenza in una terra nuova nel rispetto della memoria delle origini.

Testimonial:
Marco Cipolloni nasce a Roma, si laurea in Lettere e Filosofia e in Scienze Politiche presso l’Università di Genova, è Dottore di Ricerca in Iberistica presso l’Università di Bologna (IV Ciclo); vive a Genova. Quindi insegna Lingua cultura e istituzioni dei paesi di lingua spagnola presso la Facoltà di Economia dell'Università di Brescia e Lingue e letterature ispanoamericane presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere moderne dell'Università di Genova. Traduttore di narrativa e saggistica (di storia culturale, urbana ed economica) e storico del cinema spagnolo e ispanoamericano, pubblica saggi e monografie su numerosi temi di storia, letteratura, teatro e cinema della Spagna e dell’America latina, dedicando particolare attenzione alla storia delle idee, alla storia culturale contemporanea, alla traduzione e al doppiaggio, con particolare attenzione per il periodo della conquista, per l’età dei Lumi e per l’epoca contemporanea. Oltre a essere redattore di “Spagna contemporanea”, collabora attivamente a riviste di cinema (“La Magnifica Ossessione”), teatro (“Theatralia”), linguistica e letteratura (“Quaderni iberoamericani”). Dirige la collana di studi cinematografici “Cine latino” pubblicata dalle Edizioni del Paguro per l’Istituto di Studi Latino-Americani di Pagani (I.S.LA). Cura per la Colección Archivos de la Literatura Latino-Americana del siglo XX la parte filologica dell’edizione critico-genetica dell’opera teatrale del Premio Nobel guatemalteco Miguel Angel Asturias e per la Enciclopedia Cervantina le voci di filmografia.

Il film:

UN GIORNO SENZA MESSICANI di Sergio Arau, Usa/Messico/Spagna 2004, 90’.

Cosa succederebbe se un giorno la ricca California si svegliasse e si rendesse conto che tutti i messicani sono spariti? Per qualcuno potrebbe essere un sogno, per altri uno shock. Le conseguenze economiche, politiche e sociali di questo disastro terrorizzano il Golden State. Gli esperti azzardano le prime ipotesi. Si tratta di un rapimento ad opera degli alieni? Terrorismo biologico? L’Apocalisse ha prescelto i Latinos ? O forse sono solo scappati perché stanchi di essere considerati invisibili? I pregiudizi etnici sono identici ovunque. California in un giorno qualunque. Ma non proprio qualunque. Perché, all’improvviso, una nebbia fitta avvolge i confini dello Stato e le comunicazioni con l’esterno si interrompono. Ma non è questa la cosa più importante perché, al contempo, scompaiono tutti i messicani. La moglie americana di un musicista non lo trova più e con lui il loro figlio maschio (la femmina è invece in casa..). Il conduttore delle seguitissime previsioni meteo televisive non c’è più.. Insomma una parte fondamentale della popolazione californiana è scomparsa causando tracolli che vanno dalla sfera privata a quella socioeconomica.. Sergio Arau, figlio del più famoso Alfonso, colpisce al centro con questo divertente e intelligente film a tesi che si svolge in California ma potrebbe essere ambientato ovunque esista un’immigrazione rilevante. Grazie a una nebbia carpenteriana che isola lo Stato, Arau costruisce un film in cui la scomparsa dei messicani fa emergere tutte le contraddizioni di una società che ha ormai un bisogno ineludibile degli immigrati anche se poi, in alcune sue manifestazioni, li ritiene solo presenze dannose e parassitarie.

Chi siamo:

Fabrizio Benente
Guida e voce narrante del format è archeologo e docente di Archeologia presso l’Università di Genova. Nel 2010/2011 gli è stata assegnata la Getty Research Exchange Fellowship da parte del Council of American Overseas Research Centers. Svolge attività di ricerca presso l’Albright Institute di Gerusalemme. E’ autore o curatore di libri e di numerosi articoli su riviste italiane e straniere. Ha partecipato a missioni archeologiche in Corsica, Grecia, Tunisia, Libano, Mongolia interna (Cina), Crimea (Ucraina), Israele. Cura produzioni multimediali e documentari televisivi. Vive in Val Graveglia, vicino a Chiavari, dove dedica tempo alla cura degli ulivi, della vigna e alla conoscenza del bosco.
Centro Culturale Thesis www.oltre.it/thesis - http://edizioni.oltre.it
Circolo del Cinema Lamaca Gioconda www.cimameriche.it
TriomalAcorda http://www.youtube.com/watch?v=tkTVK2wqQWg




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Oltre edizioni

TUTTI GLI EVENTI

oggi
27/09/2024

Cronache del Diana

46
 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da “anonimo antropologo dilettante”. Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa.

L’autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po’ un’autobiografia e un po’ un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi.

Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

Dall’introduzione: «C’è stato un tempo in cui il porno non veniva consumato alla stregua di un “solitario”, facendo clic su un personal computer nella nostra abitazione, ma compiendo lo sforzo di uscire di casa, raggiungendo il cinema, varcando l’ingresso, pagando un biglietto e calandosi con un po’ di circospezione in un ambiente che a suo modo costituiva parte integrante dell’antropologia urbana. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, nel quadro della complessiva crisi del cinema, e in linea con un’inesorabile tendenza nazionale, anche alla Spezia diverse sale si specializzarono nell’hard-core: il Cozzani, il Marconi, l’Odeon, l’Astra, frequentato fino a poco tempo prima da persone benestanti. Ricordo il titolare di una di quelle sale affermare sconsolato: «Se non proietti un film porno non puoi lavorare». Le volte che poteva, proponeva cartoni animati e sua moglie, tornata alla cassa, vedendo arrivare un cliente che accompagnava un bambino, si apriva a un sorriso. E il Diana, il locale di via Sapri, già cinema-teatro durante il fascismo, che nel dopoguerra, acquisita la nuova denominazione, aveva continuato a perseguire un target di livello medio-alto – fascia sociale abbastanza discriminante per lo studentello squattrinato che io ero nei primi anni Settanta – non sfuggiva a queste regole».


ANONIMO

A cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo

CRONACHE DEL DIANA

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Pagine 144, prezzo 16 euro, in libreria dal 24 settembre

OLTRE EDIZIONI

I Curatori

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell’approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all’Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Dal 24 settembre sarà in libreria "CRONACHE DEL DIANA - Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse" a cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo (Oltre edizioni). 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da "anonimo antropologo dilettante". Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa. L'autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po' un'autobiografia e un po' un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi. Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

 

I CURATORI

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell'approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all'Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l'infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall'UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

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