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luned 22 gennaio 2018  – ORE  17:45
Bergamo. Fondazione Serughetti La Porta, viale Papa Giovanni XXIII 30

Coordina e presiede: Valentina Lanfranchi
presidente Associazione Carcere e territorio Bergamo

Intervengono:
Ivo Lizzola - Università di Bergamo

Don Virgilio Balducchi
già Ispettore Generale dei Cappellani delle carceri italiane

Non sempre l'opinione pubblica è correttamente informata sul carcere; poco conosce delle condizioni reali dei detenuti, delle fatiche degli operatori e dell'impegno dei tanti volontari. Questo perché l'attenzione dei media privilegia scandali, vuoti normativi, insufficienze e fatti negativi.
Poco si parla delle ricerche di senso, dei sofferti cammini per ritrovare fiducia in se stessi e negli altri, per aprirsi a percorsi di spiritualità. Non occorre citare i testi biblici per ricordare che il carcere è uno dei luoghi privilegiati per interrogarsi su sé, gli altri, sulla propria fede. In carcere è possibile essere capaci di ascolto. Nel dialogo si cerca di dire qualcosa di quello che si vive e si crede. Può succedere che in modo inatteso e sorprendente nell’animo dei prigionieri si apra lo spazio per ripensare la propria vita e domandarsi se si può essere pensati come soggetti degni di bene e di perdono.
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luned 22 gennaio 2018  – ORE  17:45
Bergamo. Fondazione Serughetti La Porta, viale Papa Giovanni XXIII 30

CARCERE E FEDE di don Virgilio Balducchi
Bergamo. Fondazione Serughetti La Porta, viale Papa Giovanni XXIII 30

Coordina e presiede: Valentina Lanfranchi
presidente Associazione Carcere e territorio Bergamo

Intervengono:
Ivo Lizzola - Università di Bergamo

Don Virgilio Balducchi
già Ispettore Generale dei Cappellani delle carceri italiane

Non sempre l'opinione pubblica è correttamente informata sul carcere; poco conosce delle condizioni reali dei detenuti, delle fatiche degli operatori e dell'impegno dei tanti volontari. Questo perché l'attenzione dei media privilegia scandali, vuoti normativi, insufficienze e fatti negativi.
Poco si parla delle ricerche di senso, dei sofferti cammini per ritrovare fiducia in se stessi e negli altri, per aprirsi a percorsi di spiritualità. Non occorre citare i testi biblici per ricordare che il carcere è uno dei luoghi privilegiati per interrogarsi su sé, gli altri, sulla propria fede. In carcere è possibile essere capaci di ascolto. Nel dialogo si cerca di dire qualcosa di quello che si vive e si crede. Può succedere che in modo inatteso e sorprendente nell’animo dei prigionieri si apra lo spazio per ripensare la propria vita e domandarsi se si può essere pensati come soggetti degni di bene e di perdono.
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