a Milano, Biblioteca Vigentina, Corso di Porta Vigentina 15
Sono anni oramai, che la grande editoria (divenuta quasi monopolio) ha condannato a morte (assieme al teatro) la forma più antica, più nobile, più affascinante dell’espressività umana: il racconto. Fin da quando l’uomo ha avuto la parola, ha sentito il bisogno di raccontare: il racconto orale è la prima forma di letteratura del genere umano. La sue storie, tramandate di bocca in bocca, hanno costruito una memoria, una sapienza, una visionarietà, un incantamento. Raccontare era come entrare in un altrove, in un sogno; ed il modo stesso di condurre il racconto, l’arte di tenere avvinti gli ascoltatori, operava una magia che annullava il tempo e lo spazio. Con la scrittura il racconto si fa estetica, diventa moderno e contemporaneo. Da anni io mi sono assunto un compito arduo, difficile, quasi in solitaria e nella indifferenza dei più: impedire che questa morte, questo oblio, questa cancellazione, diventi definitiva. Ci ho provato più volte e nei modi più diversi: pubblicando libri di racconti in proprio, leggendoli in pubblico, proponendoli in teatro e così via; e stimolando altri scrittori a tenerne viva la fiaccola, a cimentarsi con quest’arte difficile, a non desistere. E quando mi è stato possibile li ho pubblicati in raccolte collettive, su riviste, ecc. Ora ci riprovo con la collana Edeia nelle eleganti edizioni di “Oltre”, che vuole assumere questa sfida e diventare la Casa Editrice di riferimento dell’arte breve di narrare. Gli scrittori italiani e non, troveranno qui il luogo più idoneo per potersi esprimere, per riparare un torto, riempire un vuoto.
C’è un ritorno alle microstorie al frammento secco, al racconto contratto ed incisivo. È una sorta di resistenza alla dittatura del romanzo, alla sua invadenza, e questo è un bene e perciò non si deve sprecare l’opportunità di rendere questa forma breve di raccontare, di dire, degna della sua importanza. Si può essere efficaci ed emozionanti, senza sprecare troppe parole; si può fare della critica sociale o scavare nel proprio pozzo interiore, senza dover ricorrere ad una quantità di pagine esagerate.
La brevità e l’efficacia come segni di un tempo sempre più convulso, veloce, dinamico. Tocca allo scrittore saperlo gestire narrativamente al meglio, al di là della materia messa in campo, al di là di ogni personale mitologia. È questo il suggerimento che mi sento di dare a quanti affrontano una forma espressiva tanto pregnante, quanto insidiosa.
La Collana intende ospitare raccolte di singoli autori, ma non disdegnerà le raccolte collettive annuali, e in prospettiva lavorerà per definire le modalità di un Premio al racconto dedicato, da cui attingere il meglio e valorizzarlo.
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