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venerd 9 settembre 2011  – ORE  21:00
Moneglia, Oratorio dei Disciplinanti (accanto alla Chiesa di Santa Croce)

Il Comune e la Parrocchia di Santa Croce di Moneglia organizzano la presentazione del volume di Fabrizio Benente “Appunti di viaggio. Racconti e immagini tra Genova e il Tigullio, Istanbul, Israele, il Mar Nero, la Cina e la Merica”, pubblicato nella primavera del 2011 da Oltre edizioni. Si tratta di veri e propri racconti dei viaggi svolti negli ultimi anni dall’archeologo e studioso Fabrizio Benente, il quale ha dedicato le sue recenti ricerche anche alla viabilità medievale e all’archeologia dei pellegrinaggi, e grazie a questi studi si è dedicato alla scoperta delle mete dei viaggi degli antichi Liguri, nel passato, e in particolare in Medio Oriente e in Terrasanta.
Il volume raccoglie immagini ed esperienze di viaggio dello stesso Benente e racconti ambientati nel passato medievale e in quello più recente, con protagonisti realmente esistiti, che abitavano la Liguria e dalla Liguria si sono ritrovati a doversi mettere in viaggio. Il viaggio è sempre un tema che affascina: è sempre accompagnato, in ogni tempo e in ogni luogo, dal piacere della scoperta e del contatto con ambienti nuovi, dai possibili pericoli o difficoltà che si devono affrontare; il viaggio permette altresì di scoprire nuove identità, nuove culture, ma permette anche di capire che in fondo le differenze tra i “mondi” non sempre esistono e consente di apprezzare meglio la vita.
“Il viaggio (scrive Benente) ci libera dai legami stretti del tempo finito in cui ci troviamo a vivere, proiettandoci indietro o incredibilmente avanti, consentendoci - tra passato e futuro - di giocare con l'immaginazione.” Così, proprio attraverso le pagine di Benente, avremo modo di conoscere meglio il nostro territorio, dal quale nel Trecento, per esempio, Andrea di Nascio partì per andare a finire alla corte del Khan e al cospetto del Papa ad Avignone e dal quale gli emigranti liguri, carichi di speranze, partirono alla volta della “Merica” alla metà dell’Ottocento.
Non è un caso, dunque, che la tappa monegliese del libro di Benente sia stata organizzata nell’ambito delle solenni manifestazioni della festa della Santa Croce, antica e meravigliosa croce dipinta a cui è dedicata la parrocchiale del paese, secondo la tradizione arrivata dal mare e ritrovata sulla spiaggia in un tempo molto lontano.
L’incontro sarà a cura dello scrittore Mario Dentone, autore anch’egli del recente romanzo “Il padrone delle onde” (Mursia editore - premio Marincovich 2011), un romanzo di mare e d’avventura, quindi dedicato ai tanti viaggi per mare di Geppin, umile zavorratore di Moneglia che diventa capitano di brigantini per spingersi sempre più in là dove l’amore per il mare e per il viaggio portano.
L’iniziativa sarà peraltro l’occasione per ammirare l’Oratorio dei Disciplinanti, che può essere considerato a buon diritto l’edificio più antico ad oggi conosciuto a Moneglia, pregevole dal punto di vista storico-artistico per la presenza dei cinque strati di affreschi che decorano le pareti e nascondono una storia ancora in parte sconosciuta.
La presentazione si svolgerà domenica 11 settembre alle ore 21 presso l’Oratorio dei Disciplinanti, che si trova accanto alla Chiesa di Santa Croce di Moneglia.

Le fotografie...


Fabrizio Benente e Mario Dentone


Fabrizio Benente


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venerd 9 settembre 2011  – ORE  21:00
Moneglia, Oratorio dei Disciplinanti (accanto alla Chiesa di Santa Croce)

Presentazione di *Appunti di viaggio* di Fabrizio Benente
Moneglia, Oratorio dei Disciplinanti (accanto alla Chiesa di Santa Croce)

Il Comune e la Parrocchia di Santa Croce di Moneglia organizzano la presentazione del volume di Fabrizio Benente “Appunti di viaggio. Racconti e immagini tra Genova e il Tigullio, Istanbul, Israele, il Mar Nero, la Cina e la Merica”, pubblicato nella primavera del 2011 da Oltre edizioni. Si tratta di veri e propri racconti dei viaggi svolti negli ultimi anni dall’archeologo e studioso Fabrizio Benente, il quale ha dedicato le sue recenti ricerche anche alla viabilità medievale e all’archeologia dei pellegrinaggi, e grazie a questi studi si è dedicato alla scoperta delle mete dei viaggi degli antichi Liguri, nel passato, e in particolare in Medio Oriente e in Terrasanta.
Il volume raccoglie immagini ed esperienze di viaggio dello stesso Benente e racconti ambientati nel passato medievale e in quello più recente, con protagonisti realmente esistiti, che abitavano la Liguria e dalla Liguria si sono ritrovati a doversi mettere in viaggio. Il viaggio è sempre un tema che affascina: è sempre accompagnato, in ogni tempo e in ogni luogo, dal piacere della scoperta e del contatto con ambienti nuovi, dai possibili pericoli o difficoltà che si devono affrontare; il viaggio permette altresì di scoprire nuove identità, nuove culture, ma permette anche di capire che in fondo le differenze tra i “mondi” non sempre esistono e consente di apprezzare meglio la vita.
“Il viaggio (scrive Benente) ci libera dai legami stretti del tempo finito in cui ci troviamo a vivere, proiettandoci indietro o incredibilmente avanti, consentendoci - tra passato e futuro - di giocare con l'immaginazione.” Così, proprio attraverso le pagine di Benente, avremo modo di conoscere meglio il nostro territorio, dal quale nel Trecento, per esempio, Andrea di Nascio partì per andare a finire alla corte del Khan e al cospetto del Papa ad Avignone e dal quale gli emigranti liguri, carichi di speranze, partirono alla volta della “Merica” alla metà dell’Ottocento.
Non è un caso, dunque, che la tappa monegliese del libro di Benente sia stata organizzata nell’ambito delle solenni manifestazioni della festa della Santa Croce, antica e meravigliosa croce dipinta a cui è dedicata la parrocchiale del paese, secondo la tradizione arrivata dal mare e ritrovata sulla spiaggia in un tempo molto lontano.
L’incontro sarà a cura dello scrittore Mario Dentone, autore anch’egli del recente romanzo “Il padrone delle onde” (Mursia editore - premio Marincovich 2011), un romanzo di mare e d’avventura, quindi dedicato ai tanti viaggi per mare di Geppin, umile zavorratore di Moneglia che diventa capitano di brigantini per spingersi sempre più in là dove l’amore per il mare e per il viaggio portano.
L’iniziativa sarà peraltro l’occasione per ammirare l’Oratorio dei Disciplinanti, che può essere considerato a buon diritto l’edificio più antico ad oggi conosciuto a Moneglia, pregevole dal punto di vista storico-artistico per la presenza dei cinque strati di affreschi che decorano le pareti e nascondono una storia ancora in parte sconosciuta.
La presentazione si svolgerà domenica 11 settembre alle ore 21 presso l’Oratorio dei Disciplinanti, che si trova accanto alla Chiesa di Santa Croce di Moneglia.

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Fabrizio Benente e Mario Dentone


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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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