Vernice fresca, Luca Rondolini, Oltre edizioni.
Undici racconti. Schietti, freschi, crudi, brutali, lirici e insieme carnali, fatti di un eros il più delle volte dirompente, precipitoso, impacciato, nostalgici, ironici, umani, delicati, onirici e terreni, concreti, passionali, che compiutamente ritraggono le sfumature della vita, tutte, l’alto e il basso, il bello e il brutto, il volgare e il sublime. Luca Rondolini, laureato in Lettere, addottoratosi con una tesi non a caso su Federigo Tozzi, attore del CUT di Perugia e del Teatro Stabile dell’Umbria (ha collaborato anche con Filippo Timi, che sarebbe semplicemente l’interprete ideale per molti suoi personaggi), ha uno stile brillante e uno sguardo originale, che rivolge al mondo che narra, a brandelli di quotidianità irregolari come gli orli di una federa strappata, attraverso il filtro di una lingua che è talmente immediata da farsi persino dialettale, rappresentazione tangibile, iniziatica, simbolo e spiegazione di un percorso di formazione di tanti protagonisti, liquidi ma niente affatto evanescenti, irrisolti o non caratterizzati, anzi caleidoscopici, facce plausibili di un unico grande Io. Straniante, conquista.
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