Barbara Minniti cerca di rispondere a questo e ad altri interrogativi, portandoci nella Londra della seconda rivoluzione industriale e ricostruendo la vita della "figlia del Capitale". Così facciamo la conoscenza del suo stravagante compagno Edward Aveling, e ovviamente di tutta la famiglia del barbuto esule ebreo-tedesco, la cui opera sarebbe diventata la bibbia di tutti i rivoluzionari. Già, quel Karl Marx che abitava con consorte e figliolanza in due misere stanzette a Soho, trascorrendo le sue giornate nella Biblioteca del British Museum; spesso senza soldi, poteva però contare sull'aiuto di "zio Friedrich", ovvero l'amico e compagno di lotta Engels, figlio di industriali. Tussy, insieme alle due sorelle, cresce dunque all'ombra del nascente socialismo internazionale, respirando a pieni polmoni le teorie del babbo e dello "zio". E le loro contraddizioni. Perché, sì, Karl è un rivoluzionario che parla di emancipazione, libero amore, superamento del concetto borghese di famiglia, ecc., però desidera che la figlia si accasi con un buon partito. E più che mai lo vuole mamma Jenny, discendente da magnanimi lombi. Mentre Tussy, che pure venera papà e si sforza di non dispiacere a mamma, ci tiene alla propria autonomia. Il libro della Minniti racconta in stile colorito e con una serie di curiosi aneddoti, di volta in volta drammatici, patetici, comici e tragici, la storia di questi personaggi estremi in una Londra dove il più feroce rampantismo industriale si sposa alle miserie più atroci, ai più appassionati sogni di redenzione umana e alla complessa elaborazione dottrinaria del socialismo "scientifico".
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