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La natura della montagna
scritti n ricordo di Giuseppina Poggi

La "natura" della montagna viene esplorata in questo volume da diversi punti di vista. Dall'incontro di geografi, storici, archeologi e naturalisti si è generata una raccolta di scritti organizzata in tre momenti: discussioni metodologiche, ricerca come didattica, una scelta di siti di interesse storico-ambientale dell'Appennino ligure orientale e di aree della pianura piemontese. Emergono incontri/scontri che hanno come quadro le attività di ricerca e didattica di gruppi di studiosi che fanno riferimento alle Università di Genova e del Piemonte Orientale, di Nottingham e di Toulouse.
Da anni viene proposta la pratica della ricerca come momento didattico sperimentando, con diversi approcci disciplinari, gli strumenti e i metodi della storia locale e dell'ecologia storica. Gli stessi percorsi intellettuali condivisi da Giuseppina Poggi che, con la sua biografia di naturalista interessata alla dimensione storica delle ricerche ambientali, ha contribuito a costruirli. Si incontrano nuove proposte di una archeologia delle risorse ambientali, di una microstoria geografica, di una storia della vegetazione e dell'insediamento per molti versi inedite. Inediti sono anche gli aspetti applicativi alle attività di pianificazione ambientale relative a SIC e zone protette provinciali, parchi e paesaggi: un altro modo di fare ricerca che trova maggiore spazio nelle università europee.

La curatrice Roberta Cevasco, geografa, collabora sin dagli inizi alle attività del Dottorato in Geografia storica per la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale, del Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale (Università di Genova) e del Centro per l'Analisi Storica del Territorio (Università del Piemonte Orientale).


A cura di Roberta Cevasco
Volume realizzato per conto di:
Università degli Studi di Genova
Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia, Geografia (DAFIST)
Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita
Dottorato in Geografia storica per la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale
Laboratorio di Archeologia e Storia ambientale (LASA) DAFIST - DISTAV
Seminario Permanente di Storia Locale (SEMPER)
Universit degli Studi del Piemonte Orientale "A. Avogadro"
Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali (DIGSPES)
Centro per l'Analisi Storica del Territorio (CAST)
Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
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Marchio editoriale
Oltre edizioni
Pubblicato il 01/06/2013
pagine: 574
formato: cm. 14 x 21
copertina: softback con alette — brossura
collana: TERRE INCOLTE
genere: Ricerca universitaria
tag: archeologia, ambiente, storia, filosofia Liguria
ISBN: 9788897264224

in ristampa

Prezzo di Copertina € 19.00
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La "natura" della montagna viene esplorata in questo volume da diversi punti di vista. Dall'incontro di geografi, storici, archeologi e naturalisti si è generata una raccolta di scritti organizzata in tre momenti: discussioni metodologiche, ricerca come didattica, una scelta di siti di interesse storico-ambientale dell'Appennino ligure orientale e di aree della pianura piemontese. Emergono incontri/scontri che hanno come quadro le attività di ricerca e didattica di gruppi di studiosi che fanno riferimento alle Università di Genova e del Piemonte Orientale, di Nottingham e di Toulouse.
Da anni viene proposta la pratica della ricerca come momento didattico sperimentando, con diversi approcci disciplinari, gli strumenti e i metodi della storia locale e dell'ecologia storica. Gli stessi percorsi intellettuali condivisi da Giuseppina Poggi che, con la sua biografia di naturalista interessata alla dimensione storica delle ricerche ambientali, ha contribuito a costruirli. Si incontrano nuove proposte di una archeologia delle risorse ambientali, di una microstoria geografica, di una storia della vegetazione e dell'insediamento per molti versi inedite. Inediti sono anche gli aspetti applicativi alle attività di pianificazione ambientale relative a SIC e zone protette provinciali, parchi e paesaggi: un altro modo di fare ricerca che trova maggiore spazio nelle università europee.

La curatrice Roberta Cevasco, geografa, collabora sin dagli inizi alle attività del Dottorato in Geografia storica per la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale, del Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale (Università di Genova) e del Centro per l'Analisi Storica del Territorio (Università del Piemonte Orientale).



LE AUTRICI E GLI AUTORI
Adami, Igiea
Balzaretti, Ross
Beltrametti, Giulia
Bertelli, Carlo
Bertolotto, Sabrina
Bruzzone, Raffaella
Carbone, Ilaria
Cazzanti, Fabio
Cerino Badone, Giovanni
Cevasco, Andrea
Cevasco, Roberta
De Pascale, Andrea
Del Sarto, Alessio
De Santi, Valentina
Gemignani, Carlo A.
Giana, Luca
Giusso, Cristina
Guido, Maria Angela
Ivaldi, Gianluca
Lagomarsini, Sandro
Landi, Fulvio
Mtaili Jean Paul
Maggi, Roberto
Marullo, Eleana
Molinari, Chiara
Montanari, Carlo
Moreno, Diego
Nicosia, Cristiano
Parola, Claudia
Poggi, Giuseppina
Quaini, Massimo
Raggio, Osvaldo
Rossi, Luisa
Stagno, Anna Maria
Tigrino, Vittorio
Torre, Angelo
Traldi, Camilla
Vaccarezza, Claudia
Watkins, Charles
Zonza, Elisabetta

A cura di Roberta Cevasco
Volume realizzato per conto di:
Università degli Studi di Genova
Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia, Geografia (DAFIST)
Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita
Dottorato in Geografia storica per la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale
Laboratorio di Archeologia e Storia ambientale (LASA) DAFIST - DISTAV
Seminario Permanente di Storia Locale (SEMPER)
Universit degli Studi del Piemonte Orientale "A. Avogadro"
Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali (DIGSPES)
Centro per l'Analisi Storica del Territorio (CAST)
Oltre edizioni
Pubblicato il 01/06/2013
pagine: 574
formato: cm. 14 x 21
copertina: softback con alette — brossura
collana: TERRE INCOLTE
genere: Ricerca universitaria
tag: archeologia, ambiente, storia, filosofia Liguria
ISBN: 9788897264224

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OGT newspaper
oggi
14/08/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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