CATALOGO      AUTORI      APPROFONDIMENTI      EVENTI      ARTE & ARTISTI      UNIVERSITÀ

Login
Oltre edizioni

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
CATALOGO:
Carlo Pastorino
La prova della fame

a cura di  Maria Teresa Caprile

La prova della fame si configura come un esplicito affresco pacifista sin dalle prime pagine, segnate dall’assenza di rivalità tra i soldati di eserciti nemici. Tuttavia la situazione dell’autunno del 1939 induceva a una tragica premonizione: Questo immane flagello che gli uomini hanno voluto non li farà rinsavire […]; è chiaro che la fine di questa guerra e la pace che la seguirà non saranno che il semenzaio di altre guerre future, e già il cuore a pensarle ne trema. Carlo Pastorino sentì il bisogno di lasciar trascorrere molti anni prima di decidersi a fornire la propria testimonianza sulla enorme e spaventevole carneficina della guerra e sulla dura prigionia che soffrì. Così solo nel 1939 La prova della fame fu pubblicato, non senza qualche difficoltà, presso una piccola casa milanese, che ne fece due edizioni di 1000 copie ciascuna. Le due edizioni, accompagnate da giudizi molto lusinghieri della critica e da un buon successo di pubblico, andarono esaurite e nel 1943 la SEI ristampò il libro. Nel 1954 ancora la SEI fornì un’ulteriore edizione, ampliata e definitiva; ed è quella che abbiamo seguito in questa nostra ristampa, attentamente curata da Maria Teresa Caprile, che l’ha arricchita di note utili a contestualizzare la narrazione e di Appendici dedicate alla Grande Guerra e a un’esauriente biografia dello scrittore.


Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Gammarò edizioni
Pubblicato il 15/05/2016
pagine: 330
formato: cm. 13 x 20
copertina: s — brossura
collana: L'OROLOGIO DI MNEMOSINE
genere: Narrativa italiana
tag: guerra Liguria
ISBN: 9788896647325

Prezzo di copertina € 21.00
Prezzo promozionale € 19.95
Quantit: 





acquista eBook

acquista nelle nostre librerie on line

↓↓ ACQUISTA ↓↓
SENZA COSTI DI SPEDIZIONE
OLTRE BOOKSHOP

Quantità: 
Fenice Bookstore

acquista su Amazon

e-book

CATALOGO      AUTORI      APPROFONDIMENTI      EVENTI      ARTE & ARTISTI      UNIVERSITÀ

Login
Oltre edizioni

Login (se sei già registrato) oppure Registrati
Carlo Pastorino
La prova della fame

a cura di  Maria Teresa Caprile
  


Quantità: 
↓↓ acquista ↓↓
↓↓ senza costi di ↓↓
↓↓ spedizione ↓↓








OPPURE

acquista su Amazon

La prova della fame si configura come un esplicito affresco pacifista sin dalle prime pagine, segnate dall’assenza di rivalità tra i soldati di eserciti nemici. Tuttavia la situazione dell’autunno del 1939 induceva a una tragica premonizione: Questo immane flagello che gli uomini hanno voluto non li farà rinsavire […]; è chiaro che la fine di questa guerra e la pace che la seguirà non saranno che il semenzaio di altre guerre future, e già il cuore a pensarle ne trema. Carlo Pastorino sentì il bisogno di lasciar trascorrere molti anni prima di decidersi a fornire la propria testimonianza sulla enorme e spaventevole carneficina della guerra e sulla dura prigionia che soffrì. Così solo nel 1939 La prova della fame fu pubblicato, non senza qualche difficoltà, presso una piccola casa milanese, che ne fece due edizioni di 1000 copie ciascuna. Le due edizioni, accompagnate da giudizi molto lusinghieri della critica e da un buon successo di pubblico, andarono esaurite e nel 1943 la SEI ristampò il libro. Nel 1954 ancora la SEI fornì un’ulteriore edizione, ampliata e definitiva; ed è quella che abbiamo seguito in questa nostra ristampa, attentamente curata da Maria Teresa Caprile, che l’ha arricchita di note utili a contestualizzare la narrazione e di Appendici dedicate alla Grande Guerra e a un’esauriente biografia dello scrittore.


L'AUTORE
Carlo Pastorino
(Masone, 1887 1961), fu allievo di Alfredo Galletti alla Facolt di Lettere dell'Universit di Genova. Interrotti gli studi per la chiamata alla guerra, si laure nel 1919 con una tesi su Manzoni. Sul fronte di Vallarsa ebbe una medaglia d'argento al valor militare. Il 4 giugno 1917 venne fatto prigioniero, quindi deportato e rinchiuso nella fortezza di Theresienstadt, in Boemia.
Dall’esperienza della guerra e della prigionia nascono i suoi libri più significativi: La prova del fuoco (1926) e La prova della fame (1939), emtrambi accolti dal favore del pubblico e della critica e ripetutamente ristampati. Al tema della guerra Pastorino dedicò un terzo libro (A fuoco spento, 1934). La gente, i paesaggi, e attività rurali della sua valle Stura ispirarono parecchi romanzi e racconti che ne fanno uno dei maggiori narratori italiani del tema contadino. Ricordiamo Il fratello mendico, 1927; Bacche d’agrifoglio, 1930 (finalista al premio Bagutta); Orme sull’erba, 1930; La casa del villaggio, 1933; Il miracolo dei funghi, 1934; Tempo di raccolta, 1935; Una cosa da nulla, 1937; Il bacio della primavera, 1937; La casa della montagna, 1939 e Il canto dell’uccello migratore, 1940.

Gammarò edizioni
Pubblicato il 15/05/2016
pagine: 330
formato: cm. 13 x 20
copertina: s — brossura
collana: L'OROLOGIO DI MNEMOSINE
genere: Narrativa italiana
tag: guerra Liguria
ISBN: 9788896647325

Prezzo di copertina € 21.00
Prezzo promozionale € 19.95

↓↓ acquista ↓↓
senza costi di spedizione

Quantità: 

OLTRE Bookshop
1707
Ufficio Stampa Rassegna Stampa
Commenti »
 

 
TUTTI GLI EVENTI

OGT newspaper
oggi
14/08/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

LEGGI TUTTO