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Seba Pezzani  Seba Pezzani
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L'America è una strada che si dipana all'infinito e che cambia continuamente, un bersaglio in costante movimento. A raccontare questa America lo fa Seba Pezzani, traduttore dei maggiori autori americani contemporanei di thriller e noir, da William Ferris a Clive Cussler, da Jeffery Deaver a Joe R. Lansdale. E lo fa on the road, con la sua rock band, gli RAB4, in tournée per tutti gli Stati Uniti. Un'America cominciata a raccontare in Americrazy, il libro nato per gioco nel 2013 all'indomani del primo viaggio americano della band. È un'America, la sua, profonda, per certi versi inedita, l'America dei locali alternativi, dei motel, dei piccoli centri, degli amish e di tante altre particolarità, con una guida d'eccezione in questo viaggio, durante il quale presterà alla RAB4 anche la sua voce di cantante Kasey Lansdale, la figlia del mitico Joe.


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Oltre edizioni
Pubblicato il 29/03/2016
pagine: 172
formato: cm. 13 x 20
copertina: softback con alette — brossura
collana: letture del mondo
genere: Libri di viaggio
tag: viaggi, costume, societ�, coast, musica, rock, blues
ISBN: 9788897264743

Prezzo di copertina € 14.00
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L'America è una strada che si dipana all'infinito e che cambia continuamente, un bersaglio in costante movimento. A raccontare questa America lo fa Seba Pezzani, traduttore dei maggiori autori americani contemporanei di thriller e noir, da William Ferris a Clive Cussler, da Jeffery Deaver a Joe R. Lansdale. E lo fa on the road, con la sua rock band, gli RAB4, in tournée per tutti gli Stati Uniti. Un'America cominciata a raccontare in Americrazy, il libro nato per gioco nel 2013 all'indomani del primo viaggio americano della band. È un'America, la sua, profonda, per certi versi inedita, l'America dei locali alternativi, dei motel, dei piccoli centri, degli amish e di tante altre particolarità, con una guida d'eccezione in questo viaggio, durante il quale presterà alla RAB4 anche la sua voce di cantante Kasey Lansdale, la figlia del mitico Joe.


L'AUTORE
Nato a Fidenza, il 21/07/64, Seba Pezzani è da quasi trent'anni attivo come cantante e chitarrista, nonchè autore. Laureato in Scienze Politiche presso l'Universit di Bologna, da sempre appassionato di letteratura anglo-americana. Affianca all'attivit musicale quella di traduttore e interprete free-lance dall'inglese. Fra gli artisti al cui fianco ha operato, figurano Joe R. Lansdale, Jeffery Deaver, Henry Winkler, Anne Perry, Tom Franklin, John Harvey, Ruth Rendell, Lawrence Block. Collabora attivamente con la pagina culturale de l'Unit e con quella de Il Giornale. Ha pubblicato il libro di viaggio Americrazy (GL Editore) e il romanzo Tuttifrutti (Passigli Editori), scritto a quattro mani insieme all'amico giornalista Luca Crovi. E' attivo sul fronte musicale con i RAB4, band di rock delle radici americane, che tra le varie esperienze vanta due tour negli USA, oltre che diverse incursioni in Europa.
E' direttore artistico del festival internazionale musicale-letterario "Dal Mississippi al Po" di Piacenza.

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pagine: 172
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Con grande capacit di indagine sociologica Seba Pezzani ci conduce per mano attraverso un pezzo degli States osservando, con grande onest intellettuale, pregi e difetti di una societ alla quale, troppo spesso, tendiamo incondizianamente, cio senza aver approfondito con occhio anche critico una societ che ci sopravanza da sempre di almeno vent'anni e ci indica la strade da non prendere e noi non sappiamo approfittarne. Scritto benissimo da un giornalista, traduttore, musicista e scrittore di grande vaglia, fa della "sintesi compendiosa" la sua peculiarit. Consigliatissimo.

Giovanni Zuretti (via Amazon), 10/05/2016

 

 
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14/08/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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