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Jean Sénac
Ritratto incompiuto del padre
Per finire con l'infanzia

Traduzione e cura di Ilaria Guidantoni
Ritratto incompiuto del padre (Ebauche du père), Sénac lo immaginava come creazione di lungo respiro, che doveva essere composta da più volumi, nutrita da tutto quello che aveva modellato la sua sensibilità, forgiato il suo essere dolente, appassionato, assetato di tenerezza e di assoluto: da Orano, la città della sua infanzia, alla patria di Lorca della quale portava le scottature del cuore; dalle amicizie illuminanti ai fragili e occasionali, quanto rischiosi, incontri del desiderio; da sua madre, eccessiva nei gesti come nei sentimenti, per quanto silenziosa sull’assenza del padre, a Camus che chiamava hijo mio (figlio mio). Quale che fosse il suo desiderio, Sénac si fermò al primo volume, Per finire con l’infanzia (Pour en finir avec l’enfance) che, cominciato nel febbraio 1959, non fu completato che nell’ottobre 1962, data del ritorno del poeta nel suo paese natale nuovamente indipendente. Non possiamo dubitare che la stesura di questo libro sia stata per Jean Sénac un’avventura piena di incertezze, un assillo, una sofferenza. Non che abbia incontrato qualche difficoltà nello scrivere – la ricchezza della sua immaginazione e la vivacità della sua penna erano sempre uguali – ma, diviso tra la poesia, le preoccupazioni di ordine materiale, il suo impegno politico e il desiderio turbolento, non trovava né il tempo né la concentrazione necessari per portare a termine il suo romanzo, assimilato talvolta a un «pedinamento mostruoso» o a un «oceano di disordine».

Rabah Belamri



Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Oltre edizioni
Pubblicato il 15/10/2017
pagine: 242
formato: cm. 14 x 21
copertina: softback con alette — brossura
collana: OLTRE CONFINE
genere: Biografie e Autobiografie
ISBN: 9788899932169

Prezzo di copertina € 16.00
Prezzo promozionale € 15.20
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Ritratto incompiuto del padre
Per finire con l'infanzia

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Ritratto incompiuto del padre (Ebauche du père), Sénac lo immaginava come creazione di lungo respiro, che doveva essere composta da più volumi, nutrita da tutto quello che aveva modellato la sua sensibilità, forgiato il suo essere dolente, appassionato, assetato di tenerezza e di assoluto: da Orano, la città della sua infanzia, alla patria di Lorca della quale portava le scottature del cuore; dalle amicizie illuminanti ai fragili e occasionali, quanto rischiosi, incontri del desiderio; da sua madre, eccessiva nei gesti come nei sentimenti, per quanto silenziosa sull’assenza del padre, a Camus che chiamava hijo mio (figlio mio). Quale che fosse il suo desiderio, Sénac si fermò al primo volume, Per finire con l’infanzia (Pour en finir avec l’enfance) che, cominciato nel febbraio 1959, non fu completato che nell’ottobre 1962, data del ritorno del poeta nel suo paese natale nuovamente indipendente. Non possiamo dubitare che la stesura di questo libro sia stata per Jean Sénac un’avventura piena di incertezze, un assillo, una sofferenza. Non che abbia incontrato qualche difficoltà nello scrivere – la ricchezza della sua immaginazione e la vivacità della sua penna erano sempre uguali – ma, diviso tra la poesia, le preoccupazioni di ordine materiale, il suo impegno politico e il desiderio turbolento, non trovava né il tempo né la concentrazione necessari per portare a termine il suo romanzo, assimilato talvolta a un «pedinamento mostruoso» o a un «oceano di disordine».




L'AUTORE
Jean Sénac (Béni Saf 1926 – Algeri 1973) è il Pasolini algerino, un caso giudiziario irrisolto, anzi dimenticato: in Algeria come in Francia, mai arrivato in Italia. Oggi ci appare in tutta la sua attualità per quella lacerazione senza soluzione e la voglia di oltrepassare ogni definizione, insieme all’accoglienza della diversità tremendamente contemporanea: dalla sessualità alla religiosità, aperta al paganesimo e all'ateismo.
Si considerava “fratello di sangue” dei berberi, algerino, arabo, ebreo e cristiano ad un tempo, con il senso acuto del peccato e l’irresistibile pulsione alla trasgressione. Francese solo nel nome di un padre odiato e nella sola lingua che usò. Soprattutto poeta, ma anche romanziere incompiuto e critico d'arte, sognava una società aperta. Ebbe una lunga corrispondenza intima con Camus, poi una rottura tragica. Sénac è stato infatti un uomo senza mediazione, ferocemente dalla parte della rivoluzione, sposò la causa algerina senza condizioni. Per lui la poesia era rivoluzione allo stato puro.
Perennemente alla ricerca del padre mancante e in lotta con la madre, l’ape operosa notturna, tenera e feroce ad un tempo.

Oltre edizioni
Pubblicato il 15/10/2017
pagine: 242
formato: cm. 14 x 21
copertina: softback con alette — brossura
collana: OLTRE CONFINE
genere: Biografie e Autobiografie
ISBN: 9788899932169

Prezzo di copertina € 16.00
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Se volete conoscere un personaggio davvero eccezionale nel suo modo di essere libero e lontano da qualsiasi etichetta, leggete questo libro. Figure come queste sono rare in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo. Ma per fortuna sono esistite, esistono ed esisteranno. Qualcuno ha chiamato l'autore il Pasolini algerino, perché al centro di un caso giudiziario analogo, irrisolto e dimenticato: in Algeria come in Francia, e mai arrivato in Italia. Nonostante Sénac sia morto nel 1973, il libro rivela tutta la sua attualità per la voglia di oltrepassare ogni definizione, insieme alla sua vocazione per l’accoglienza della diversità: dalla sessualità alla religiosità, aperta al paganesimo e all’ateismo. Da queste pagine scaturisce la figura di un uomo completamente al di fuori di qualsiasi schema precostituito, di qualunque imposizione, che si riteneva fratello di sangue dei berberi, algerino, arabo, ebreo e cristiano, con un senso acuto del peccato ma anche un' irresistibile pulsione alla trasgressione. Francese solo per il nome del padre detestato e per la lingua che usò, Senac fu poeta, romanziere incompiuto, critico d’arte. Fu amico di Camus, con cui poi litigò per motivi politici. Era infatti un uomo senza mediazioni, ferocemente dalla parte della rivoluzione algerina. "Ritratto incompiuto del padre" è un libro che contiene tutto l'anticonformismo e l'impetuosità di Sénac, tutto il suo essere dolente, appassionato, assetato di tenerezza e di assoluto: da Orano, la città della sua infanzia, alla patria di Lorca della quale portava le scottature del cuore; dalle amicizie illuminanti ai fragili e occasionali, quanto rischiosi, incontri del desiderio; da sua madre, eccessiva nei gesti come nei sentimenti, per quanto silenziosa sull’assenza del padre, a Camus che chiamava hijo mio (figlio mio). Sénac scrisse solo questo primo volume, cominciato nel febbraio 1959, e completato nell’ottobre 1962, data del ritorno del poeta nel suo paese natale nuovamente indipendente. La stesura di questo libro è stata per Jean Sénac un’avventura piena di incertezze, un assillo, una sofferenza. Diviso tra la poesia, le preoccupazioni di ordine materiale, il suo impegno politico e il desiderio turbolento, non trovava né il tempo né la concentrazione necessari per portare a termine il suo romanzo, che gli sembrava un «pedinamento mostruoso», un «oceano di disordine». Un libro che fa pensare al coraggio, al dolore di vivere, a certe sistenze che si consumano lontanissime dalla mediocrità.

Ilaria (via Amazon), 17/01/2018

 

 
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