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AA.VV.
L'acqua
in ricordo di Pietro Greco

a cura di Roberto Besana

Questo libro è uno sguardo sull’acqua, come siamo certi lo avrebbe pensato e voluto Pietro Greco, scrittore, giornalista, comunicatore di scienza scomparso troppo presto.
Un invito a esplorare l’acqua, elemento vitale e poliedrico, che assume mille forme senza averne una propria. L’acqua è allo stesso tempo impalpabile e dura come roccia, inesauribile fonte di scoperte, emozioni e poesia.
Un’occasione per ammirare l’acqua nelle sue infinite realtà, per svelarla e raccontarla con le parole e lo sguardo fissato sulle immagini, in modo da offrirci una visione d’insieme sulle diversità, i punti di vista e le conoscenze dell’Uomo.
Da un’idea di Roberto Besana, autore delle fotografie, che ha cercato la penna di chi non ha potuto partecipare al precedente volume intitolato Il paesaggio. Il libro si fermava a 65 contributi, come gli anni di Pietro quando ci lasciò, nel dicembre 2020. Oggi ne compirebbe 67 e non a caso sono 67 gli autori di questo libro, donne e uomini di cultura e scienza, amici e colleghi di Pietro, che lo hanno profondamente stimato.
Un’eredità simbolica, perché è così che semina un buon maestro.

Nota Metodologica
In questo libro abbiamo proposto ai diversi autori di scegliere liberamente la loro “acqua” tra una selezione di fotografie di Roberto Besana. Le immagini sono state raggruppate da Sandro Iovine in quattro temi, che hanno dato vita ai quattro capitoli del volume. Il risultato è un’opera da leggere secondo diverse modalità, offrendo ai lettori libertà di inseguire parole e/o immagini.


Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Töpffer edizioni
Pubblicato il 09/01/2023
pagine: 168
formato: cm. 22,5 x 24
copertina: softback con alette — filo refe
collana: FOTOGRAFIA E PAROLA
genere: Letteratura illustrata
tag: fotografia
ISBN: 9788888151304

Prezzo di Copertina € 29.50
Quantit: 





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Questo libro è uno sguardo sull’acqua, come siamo certi lo avrebbe pensato e voluto Pietro Greco, scrittore, giornalista, comunicatore di scienza scomparso troppo presto.
Un invito a esplorare l’acqua, elemento vitale e poliedrico, che assume mille forme senza averne una propria. L’acqua è allo stesso tempo impalpabile e dura come roccia, inesauribile fonte di scoperte, emozioni e poesia.
Un’occasione per ammirare l’acqua nelle sue infinite realtà, per svelarla e raccontarla con le parole e lo sguardo fissato sulle immagini, in modo da offrirci una visione d’insieme sulle diversità, i punti di vista e le conoscenze dell’Uomo.
Da un’idea di Roberto Besana, autore delle fotografie, che ha cercato la penna di chi non ha potuto partecipare al precedente volume intitolato Il paesaggio. Il libro si fermava a 65 contributi, come gli anni di Pietro quando ci lasciò, nel dicembre 2020. Oggi ne compirebbe 67 e non a caso sono 67 gli autori di questo libro, donne e uomini di cultura e scienza, amici e colleghi di Pietro, che lo hanno profondamente stimato.
Un’eredità simbolica, perché è così che semina un buon maestro.

Nota Metodologica
In questo libro abbiamo proposto ai diversi autori di scegliere liberamente la loro “acqua” tra una selezione di fotografie di Roberto Besana. Le immagini sono state raggruppate da Sandro Iovine in quattro temi, che hanno dato vita ai quattro capitoli del volume. Il risultato è un’opera da leggere secondo diverse modalità, offrendo ai lettori libertà di inseguire parole e/o immagini.



LE AUTRICI E GLI AUTORI
Francesco Aiello
Roberto Alinghieri
Marco Armiero
Bruno Arpaia
Margherita Asso
Eva Benelli
Gian Italo Bischi
Francesca Boccaletto
Franco Borgogno
Francesca Buoninconti
Sergio Buttiglieri
Lilly Cacace
Valerio Calzolaio
Roberto Camporesi
Paola Catapano
Rossana Cecchi
Andrea Cerroni
Lorenzo Ciccarese
Giuseppe Conte
Ferdinando Cotugno
Liliana Curcio
Domenico Dalelio
D. Alessandro De Rossi
Alberto Diaspro
Antonio Ereditato
Emanuele Ferrari
Valentina Fortichiari
Gigliola Foschi
Marco Fratoddi
Roberta Fulci
Silvano Fuso
Sandro Fuzzi
Elena Gagliasso
Romualdo Gianoli
Fabio Lagonia
Ugo Leone
Canio Loguercio
Roberto Lucchetti
Claudio Lucchin
Anna Luise
Oscar Luparia
Simona Maggiorelli
Patrizia Maiorca
Fulvia Mangili
Federica Manzoli
Angelo Mojetta
Stefano Moretto
Marco Motta
Vincenzo Mul
Daniela Palma
Marco Pantaloni
Giovanni Paoloni
Edo Passarella
Nico Pitrelli
Gaspare Polizzi
Cristiana Pulcinelli
Nello Rossi
Fabrizio Rufo
Davide S. Sapienza
Stefano Sandrelli
Gabriela Scanu
Elisabetta Tola
Mario Tozzi
Rossana Valenti
Maria Luisa Vitale
Gianni Zanarini


Töpffer edizioni
Pubblicato il 09/01/2023
pagine: 168
formato: cm. 22,5 x 24
copertina: softback con alette — filo refe
collana: FOTOGRAFIA E PAROLA
genere: Letteratura illustrata
tag: fotografia
ISBN: 9788888151304

Prezzo di Copertina € 29.50


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oggi
14/08/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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