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Città e Futuro

Le città devono essere capaci di gestire le molte trasformazioni in maturazione e per farlo serve una classe dirigente capace di guardare lontano, di capire le trasformazioni in atto, di realizzare progettualità innovative, di coinvolgere i cittadini nel disegnare i loro futuri. Ecco perché questo libro non è solo sulle città, ma sui futuri delle città. Non è e non vuole limitarsi a una descrizione dell’esistente ma, a partire da spunti offertici dalle fotografie (del presente!), cerca di proporre alcune ipotesi di lettura dei cambiamenti possibili che si verificheranno nelle città italiane nei prossimi decenni. 
Gli autori, con questo lavoro, presentano un’occasione di reframing, un modo di vedere, con uno sguardo diverso, un tema altrimenti noto, per scoprire indizi che potrebbero suggerire nuove vie di azione, possibili speranze dove altrimenti si vedono solo profezie negative. Ovviamente, un libro può suggerire, ma non può in alcun modo sostituire un vero e proprio esercizio di futuro.



Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Töpffer edizioni
Pubblicato il 21/05/2024
pagine: 150
formato: cm. 24 x 22,5
copertina: softback — brossura
collana: FOTOGRAFIA & PAROLA
genere: Letteratura illustrata
ISBN: 9788888151434

Prezzo di copertina € 24.50
Prezzo promozionale € 23.28
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Le città devono essere capaci di gestire le molte trasformazioni in maturazione e per farlo serve una classe dirigente capace di guardare lontano, di capire le trasformazioni in atto, di realizzare progettualità innovative, di coinvolgere i cittadini nel disegnare i loro futuri. Ecco perché questo libro non è solo sulle città, ma sui futuri delle città. Non è e non vuole limitarsi a una descrizione dell’esistente ma, a partire da spunti offertici dalle fotografie (del presente!), cerca di proporre alcune ipotesi di lettura dei cambiamenti possibili che si verificheranno nelle città italiane nei prossimi decenni. 
Gli autori, con questo lavoro, presentano un’occasione di reframing, un modo di vedere, con uno sguardo diverso, un tema altrimenti noto, per scoprire indizi che potrebbero suggerire nuove vie di azione, possibili speranze dove altrimenti si vedono solo profezie negative. Ovviamente, un libro può suggerire, ma non può in alcun modo sostituire un vero e proprio esercizio di futuro.



GLI AUTORI
Gabriella D’Elia. Ingegnere, Responsabile attività di Processes, Monitoring & Demand della Direzione Consumer presso TIM. Senior ICT Manager, Innovation Manager. Consigliera di Amministrazione presso Telsy, azienda del gruppo TIM specializzata in soluzioni di cybersecurity. Dopo aver conseguito il Master in Previsione Sociale presso l’Università di Trento, coltiva studi e metodi per lo Strategic e il Corporate Foresight.
Giulia Fasoli. Laureata in Gestione delle Organizzazioni e del Territorio è ora assegnista di ricerca presso l’Università di Trento. I suoi interessi di ricerca si concentrano sul tema del governo anticipante nella Pubblica Amministrazione e sulla valutazione delle attività di futuro.
Safaa Mataich. Approda ai Futures Studies da una carriera accademica scientifica e da un percorso professionale come educatrice nei servizi di riabilitazione psichiatrica e di marginalità. Utilizza la Futures Literacy ed i metodi degli Studi dei Futuri per aiutare organizzazioni ed individui a gestire l’incertezza, collaborando con team multiprofessionali.
Fabio Millevoi. Nasce a Trieste, città dallo sguardo presbite, nel 1958. È Direttore di ANCE Friuli Venezia Giulia per professione e futurista per necessità. Consegue la laurea in giurisprudenza nella sua città e il Master in previsione sociale a Trento. Docente a contratto in Futures studies e Sistemi anticipanti nel Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste. Vice Presidente di INARCH Triveneto. Ideatore e responsabile del Laboratorio dell’immaginazione delle Costruzioni Future (LICoF) promosso da ANCE FVG e da Area Science Park Ente Nazionale di ricerca. Autore di “Breve storia sui futuri della casa” (Graphe.it edizioni).
Elena Petrucci. Come futurista si occupa di formazione e consulenza nell’ambito dei Futures Studies e dell’Anticipazione. Si occupa di ricerche di settore e di individuazione di segnali di cambiamento che possono trasformarsi in opportunità. Facilita gruppi di lavoro a supporto di attività di Strategic Foresight (esercizi di futuro complessi).
Roberto Poli. Professore ordinario all’Università di Trento, Direttore del Master in Previsione sociale, il primo master di studi di futuro in Italia. Titolare della Cattedra UNESCO sui sistemi anticipanti. È nella lista Stanford degli scienziati più citati. Ha scritto Lavorare con il futuro (Egea 2019) e curato l’Handbook of Futures Studies (Elgar 2024).
Silvia Rigamonti. Economista per formazione, umanista per vocazione. Dopo una carriera nell’M&A internazionale - tra l’euforia dell’avvento di Internet e le crisi Lehman Brothers & derivati - da un decennio si occupa di coaching, mentoring e sviluppo dei talenti nelle organizzazioni. Grazie alla sua start-up innovativa Hacking Talents SB contribuisce a liberare il potenziale delle persone per un mondo del lavoro al passo coi tempi. Master in Previsione sociale all’Università di Trento e docente presso LIUC Business School.
Mattia Rossi. Vocazione umanistica, esperienza manageriale, lavora come executive e business coach ICF (credenziale PCC) e facilita esercizi di futuro per organizzazioni e individui. Esplora i futuri possibili all’incrocio di umanità e tecnologia, tra realtà virtuale e simulazioni, biohacking e cyborg. Master in Previsione sociale all’Università di Trento, Master in Filosofia del Digitale e Intelligenza Artificiale all’Università di Udine.
Stefania Santilli.  È avvocata e designer di servizi legali; si occupa della tutela e della promozione di comunità inclusive e della valorizzazione di policy per il rispetto della diversità, con una visione orientata alla ricerca di futuri preferibili e strategie anticipanti per la loro realizzazione. Nel 2020 è stata inclusa nella lista di esperti Sogi del Consiglio d’Europa nel campo dei diritti umani sociali ed economici - revisione legislativa e politica.
Masters in Previsione sociale all’Università di Trento e Design dei Servizi presso il Poli.design di Milano.

I FOTOGRAFI:
Diego Bardone. Si avvicina alla fotografia a metà degli anni ‘80, collaborando con il Manifesto e due piccole agenzie per alcuni anni.  La strada è il suo habitat naturale, la semplicità dello scorrere della vita di tutti i giorni ciò che ama ritrarre, usando il BN come mezzo espressivo d’elezione. Al suo attivo diverse mostre, personali e non, e pubblicazioni su alcuni magazine fotografici, italiani e internazionali.
Libri: Street life Milano, Edizioni del Foglio Clandestino, 2018
Strange days, 2021
Indigo - Oltre le apparenze, (coautrice Maria Grazia Scarpetta), Massimo Fiameni Design, 2021
Roberto Besana
. Un lungo passato da manager editoriale giunto sino alla Direzione Generale della De Agostini, coltiva la sua passione per la fotografia operando per lo sviluppo e realizzazione di progetti culturali attraverso mostre, convegni, pubblicazioni.  
Le sue immagini sono principalmente “all’aria aperta”, dove lo portano i passi. Ambiente e paesaggio sono i suoi principali filoni di ricerca.
I suoi lavori fotografici sono presenti in libri e quotidiani, siti web, riviste. Al suo all’attivo innumerevoli mostre personali e collettive.
Dirige o collabora alla realizzazione di eventi e festival culturali.
Membro del comitato scientifico del periodico culturale Globus, curatore editoriale della collana “Fotografia e Parola“ di  Oltre Edizioni, ha una rubrica fissa sui periodici
.eco,  Educazione sostenibile, NOCSensei
Cesare Salvadeo. Si avvicina alla fotografia fin da piccolo e cresce come autodidatta, aiutato tecnicamente da un anziano fotografo negoziante. Dopo un breve periodo trascorso nel circuito dei concorsi fotografici, dove peraltro ottiene riconoscimenti nazionali e internazionali, approda ad un suo linguaggio più specifico affrontando reportage a sfondo sociale e la fotografia di strada. La sua prima mostra personale, nel 1972, è incentrata sul tema del mondo contadino che sta ormai scomparendo. Contemporaneamente lavora sul genere Street photography e su questa tematica allestisce numerose mostre personali che trovano eco sulla stampa specializzata. Espone in Cina nel 2015 e nel 2021 al Festival Internazionale di Lishui. Si occupano della sua attività le maggiori testate giornalistiche e la TV.

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Pubblicato il 21/05/2024
pagine: 150
formato: cm. 24 x 22,5
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Un libro esteticamente accattivante che accosta le città attuali a una visione delle città future: mentre le prime sono visibili attraverso le pregevoli foto di 3 fotografi eccezionali (Diego Bardone, Roberto Besana e Cesare Salvadeo), le seconde sono evocate da immagini che suscitano in noi le accurate e immaginifiche descrizioni collocate temporalmente nel 2050. Il risultato è molto interessante perché si continua a saltare tra presente e futuri possibili, tra il pessimismo di una società in decadenza e la speranza di possibili ed evocati miglioramenti nel futuro prossimo, reale o immaginario che sia. Quello che mi lascia questo libro è una profonda gioia causata dalla vista di foto preziose (testimonianza di come sono ora le città e le persone) e dall'ottimismo che emerge dai bellissimi racconti delle città del futuro, anche se non manca qualche visione negativa. A confermare la positività del mio giudizio la presenza di una intelligenza artificiale capillare, diffusa in ogni direzione, ma utile all'umanità. Amazon

Luigi Azzarone - Amazon, 12/06/2024

 

 
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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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