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Edoardo Bressan  Edoardo Bressan
Don Carlo Gnocchi
Una vita al servizio degli ultimi

Prefazione di Mons. Angelo Bazzari  
La biografia del professor Edoardo Bressan dal titolo “Don Carlo Gnocchi” è certamente il testo su don Gnocchi più completo e con il maggior rigore storico.
«L’annuncio della beatificazione di don Carlo – scrive l’autore in premessa – aggiunge il riconoscimento della Chiesa a una vita straordinaria, che porta un giovane sacerdote impegnato nell’educazione dei giovani a condividere accanto a loro la grande tragedia della seconda guerra mondiale. L’esperienza del dolore, consapevolmente vissuta “là dove si muore”, è il seme della futura Opera di carità, che prende forma negli anni della Resistenza per poi segnare profondamente il dopoguerra con l’aiuto agli orfani dei caduti, ai mutilatini, alle vittime della poliomielite, trovando alla fine la risposta vera alla sofferenza presente nella storia».
Il volume riprende con ampie modifiche e integrazioni, la parte dello stesso professor Bressan contenuta nel volume firmato con il compianto professor Giorgio Rumi “Don Carlo Gnocchi. Vita e opere di un grande imprenditore della carità” (Mondadori, Collana Le Scie, 2002).
«La Fondazione Don Gnocchi ha impresso nel proprio modo di operare lo stigma del fondatore – aggiunge nella prefazione il presidente monsignor Angelo Bazzari -. Questa severa, documentata e agile biografia, coronamento di un lungo percorso di studi, di ricerca e di passione da parte dell’autore, sappia infondere nel lettore quello stupore creativo davanti alle cose nuove che lo spirito sa suscitare anche nelle notti oscure della vicenda umana e faccia del beato don Carlo Gnocchi un “seminatore di speranza” e un “indimenticabile maestro di vita”».
Edoardo Bressan (Tricesimo-Udine, 1953), già docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano, attualmente insegna presso l’Università di Macerata. I suoi studi hanno riguardato la storia delle istituzioni sanitarie e sociali dal Settecento al Novecento sul piano nazionale e in riferimento alla Lombardia, e diverse vicende e figure della Chiesa contemporanea.


Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Oltre edizioni
Pubblicato il 30/05/2017
formato: eBook
dimensioni file: ePub 1676 Kb -Kindle 3709 Kb
collana: PASSATO PROSSIMO
genere: Storia moderna e contemporanea
tag: Storia
ISBN: 9788899932022

Prezzo di Copertina € 9.99
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Don Carlo Gnocchi
Una vita al servizio degli ultimi

Prefazione di Mons. Angelo Bazzari  


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La biografia del professor Edoardo Bressan dal titolo “Don Carlo Gnocchi” è certamente il testo su don Gnocchi più completo e con il maggior rigore storico.
«L’annuncio della beatificazione di don Carlo – scrive l’autore in premessa – aggiunge il riconoscimento della Chiesa a una vita straordinaria, che porta un giovane sacerdote impegnato nell’educazione dei giovani a condividere accanto a loro la grande tragedia della seconda guerra mondiale. L’esperienza del dolore, consapevolmente vissuta “là dove si muore”, è il seme della futura Opera di carità, che prende forma negli anni della Resistenza per poi segnare profondamente il dopoguerra con l’aiuto agli orfani dei caduti, ai mutilatini, alle vittime della poliomielite, trovando alla fine la risposta vera alla sofferenza presente nella storia».
Il volume riprende con ampie modifiche e integrazioni, la parte dello stesso professor Bressan contenuta nel volume firmato con il compianto professor Giorgio Rumi “Don Carlo Gnocchi. Vita e opere di un grande imprenditore della carità” (Mondadori, Collana Le Scie, 2002).
«La Fondazione Don Gnocchi ha impresso nel proprio modo di operare lo stigma del fondatore – aggiunge nella prefazione il presidente monsignor Angelo Bazzari -. Questa severa, documentata e agile biografia, coronamento di un lungo percorso di studi, di ricerca e di passione da parte dell’autore, sappia infondere nel lettore quello stupore creativo davanti alle cose nuove che lo spirito sa suscitare anche nelle notti oscure della vicenda umana e faccia del beato don Carlo Gnocchi un “seminatore di speranza” e un “indimenticabile maestro di vita”».
Edoardo Bressan (Tricesimo-Udine, 1953), già docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano, attualmente insegna presso l’Università di Macerata. I suoi studi hanno riguardato la storia delle istituzioni sanitarie e sociali dal Settecento al Novecento sul piano nazionale e in riferimento alla Lombardia, e diverse vicende e figure della Chiesa contemporanea.



L'AUTORE
Edoardo Bressan è nato a Tricesimo (Udine) il 6 agosto 1953 e si è laureato in Lettere il 21 aprile 1978 presso l'Università degli Studi di Milano. Ha studiato con il professor Giorgio Rumi e ha preso servizio, in qualità di ricercatore, il 17 gennaio 1984 presso l'Istituto di Storia medioevale e moderna - poi Dipartimento di Scienze della Storia e della documentazione storica (Medioevo, Età Moderna, Età Contemporanea) - della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Ha collaborato all'attività delle cattedre di Storia contemporanea, Storia della Chiesa e Storia delle dottrine politiche, curando diverse attività seminariali e seguendo lo svolgimento di numerose tesi di laurea su argomenti di storia dell'assistenza, della sanità, del cattolicesimo moderno e contemporaneo, in riferimento sia all'ambito lombardo sia a quello nazionale. Dal 1990/1991 al 1999/1993 gli è stato affidato il corso d'insegnamento di Storia contemporanea presso la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Brescia, dal 1993/1994 al 1997/1998 l'insegnamento di Storia del Risorgimento e, per un anno, di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano, dal 1998/1999 al 1999/2000 l'insegnamento di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Dalla stessa Facoltà di Lettere e Filosofia è stato chiamato in ruolo come professore associato per il raggruppamento scientifico-disciplinare M-STO/04 (Storia contemporanea) l'8 marzo 2001, insegnando Storia contemporanea e Didattica della storia (per il modulo relativo all'età contemporanea). Nel medesimo periodo ha tenuto l'insegnamento di storia contemporanea presso la Scuola interuniversitaria lombarda per l'insegnamento secondario (Sezione di Milano). Dall'1 marzo 2006 è professore straordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Macerata e afferisce al Dipartimento di Scienze dell'Educazione e della Formazione dell'Ateneo. Negli anni 2005/2006, 2006/2007, 2007/2008 ha tenuto i corsi di Storia contemporanea, Bibliografia e Biblioteconomia, Metodologia della ricerca storica (per gli anni 2005/2006 e 2006/2007), Storia del cristianesimo moderno e contemporaneo, Storia dei processi di globalizzazione (nel 2007/2008 per mutuazione da Storia contemporanea), nonché il Laboratorio di ricerca delle fonti archivistiche, bibliografiche e biblioteconomiche. Nell'anno accademico 2008/2009 insegna Storia contemporanea, Storia, territorio e memoria, Storia del cristianesimo moderno e contemporaneo, Storia sociale, Storia dei processi di globalizzazione (per mutuazione da Storia contemporanea), tenendo altresì il Laboratorio di ricerca delle fonti archivistiche, bibliografiche e biblioteconomiche. Ricopre l'incarico di vicepreside della Facoltà e di presidente del Consiglio unificato delle lauree in Scienze del turismo relativo ai corsi di laurea delle classi L-15, LM-49. Fa parte del Collegio dei docenti del Corso di dottorato di ricerca in Theory and History of Education.


L'Hospitale e i poveri. Per una storia dell'assistenza: l'Italia e il Caso lombardo
Editore: NED
Genere: Società
Data pubbl.: 1982

Povertà e assistenza in Lombardia nell'età napoleonica
Editore: Laterza
Argomento: pauperismo , lombardia-storia , assistenza sociale
Genere: problemi e servizi sociali
Collana: Economia e società in Lombardia
Data pubbl.: 1986

Carità e riforme sociali nella Lombardia moderna e contemporanea. Storia e problemi
Editore: NED
Argomento: lombardia-storia Genere: storia d'europa
Collana: Archivio ambrosiano
Data pubbl.: 1998

Le radici del «welfare state» fra politica e religione
Editore: CUEM
Argomento: assistenza sociale
Genere: problemi e servizi sociali Collana: Storia
Data pubbl.: 2005

Le vie cristiane della sicurezza sociale. Un dibattito fra cattolici italiani 1931-2001
Editore: CUEM
Data pubbl.: 2009

Don Carlo Gnocchi. Una vita al servizio degli ultimi
Editore: Mondadori
Collana: Oscar storia
Data pubbl.: 2009

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Pubblicato il 30/05/2017
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dimensioni file: ePub 1676 Kb -Kindle 3709 Kb
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01/09/2024

L'intervista a Carla Boroni

Se la cultura di questa città fosse un palazzo, lei sarebbe una delle colonne.
Professoressa e scrittrice, docente e saggista, Carla Boroni si spende da una vita fra libri e università, progetti e istituzioni. Spirito libero e pensiero indipendente, non per questo ha evitato di cimentarsi in avventure strutturate che comportano gioco di squadra e visione di prospettiva: laureata in pedagogia e in lettere, professore associato alla cattedra di letteratura italiana contemporanea (scienze della formazione) all’Università Cattolica nonché membro del Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e volumi che vanno da Ungaretti alle favole, dalla Storia alle ricette in salsa bresciana, variando registri espressivi e spaziando sempre.
Non a caso Fondazione Civiltà Bresciana non ha esitato a confermarla alla presidenza del suo Comitato Scientifico.
«Sono grata a presidente e vice presidente, Mario Gorlani e Laura Cottarelli - dice Carla Boroni -. Hanno creduto in me e insieme abbiamo formato questo comitato scientifico di persone che si danno molto da fare, ognuno nell’ambito della propria disciplina. Con loro è un piacere andare avanti, procedere lungo la strada intrapresa che ci ha già dato soddisfazioni. Con impegno ed entusiasmo immutati, anzi rinnovati».

Il Cda di Fcb ha riconosciuto il lavoro svolto a partire dalle pubblicazioni artistiche e architettoniche al Fondo Caprioli in avanzato stato di lavoro storico archivistico, da «Maggio di gusto» (sulle tradizioni culinarie nel bresciano), alla toponomastica, dal Centro Aleni sempre più internazionale alle mostre in sinergia con le province limitrofe, al riconoscimento della Rivista della Fondazione nella Classe A di molte discipline universitarie.
Attraverso una brescianità d’eccellenza e mai localistica siamo riusciti a coinvolgere le Università ma anche Accademie e Conservatori non solo cittadini, non trascurando quell’approccio pop che tanto fu caro al fondatore monsignor Antonio Fappani, con cui io e Sergio Onger iniziammo svolgendo un ruolo da direttori. Conferenze e iniziative, eventi e restauri, mostre e incontri, convenzioni e pubblicazioni: tanto è stato fatto, tanto ancora resta da fare.

Cosa vuole e può rappresentare Fondazione Civiltà Bresciana?
Tanti pensano che sia questo e stop, Civiltà Bresciana come indica il nome. In realtà noi a partire, non dico da Foscolo, ma da Tartaglia, Arici e Veronica Gambara, tutti grandi intellettuali che hanno lavorato per la città incidendo in profondità, cerchiamo di radicare al meglio i nostri riferimenti culturali. Dopodiché ci siamo aperti a Brescia senza remore.

Com’è composta la squadra?
Possiamo contare su tante competenze di rilievo. Marida Brignani, architetta e storica, si occupa di toponomastica. Gianfranco Cretti, ingegnere e storico cinese, del Centro GIulio Aleni. Massimo De Paoli, figlio del grande bomber del Brescia Calcio, storico dell’architettura, fa capo all’Università Statale di Brescia come Fiorella Frisoni, storica dell’arte, a quella di Milano. Licia Mari, musicologa, è attiva con l’Università Cattolica di Brescia come Simona Greguzzo con la Statale di Pavia quanto a storia moderna. Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato, si occupa del Fondo Caprioli. L’esperto di enogastronomia è Gianmichele Portieri, giornalista e storico come Massimo Tedeschi, direttore della rivista della Fondazione. Massimo Lanzini, pure giornalista, specialista di dialetto e dialetti, prende il posto dell’indimenticabile Costanzo Gatta nel «Concorso dialettale» relativo ai Santi Faustino e Giovita.

Cosa c’è all’orizzonte adesso?
La priorità, in generale, è precisamente una: vogliamo dare alla brescianità un’allure di ampio respiro.
Al di là dell’anno da Capitale della Cultura, ad ampio raggio è in atto da tempo una rivalutazione, una ridefinizione della cultura di Brescia.
Io appartengo a una generazione che a scuola non poteva parlare in dialetto. Sono cresciuta a Berzo Demo e traducevo dal dialetto per esprimermi regolarmente in italiano. Mentre il dialetto a scuola era scartato, tuttavia, i poeti dialettali sono cresciuti enormemente, a partire da Pier Paolo Pasolini con le sue poesie a Casarsa.

Tanti anni di insegnamento: come sono cambiati gli studenti di generazione in generazione?
Checché se ne dica per me i ragazzi non sono cambiati tanto, anzi, non sono cambiati affatto. Sono quelli di sempre: se sentono che tu insegnante sei aperta nei loro confronti e li capisci davvero, ti seguono e la loro stima ti gratifica ogni giorno. Sono contentissima.

La chiave è l’apertura mentale?
Sì, sempre. Io vengo da un mondo cattolico privo di paraocchi, il mondo di don Fappani. Per esempio abbiamo fatto un libro con Michele Busi sui cattolici e la Strage: gravitiamo costantemente in un’area in cui non bisogna esitare a mettersi in discussione. Nel nostro Comitato Scientifico siamo tutti liberi battitori. Alla fine quello che conta è la preparazione, lo spessore.

Discorso logico ma controcorrente, nell’epoca di TikTok e della soglia di attenzione pari a un battito di ciglia.
Vero. All’università quando devo spiegare una poetica agli studenti propongo degli hashtag: #Foscolo, #illusioni, #disillusioni... Mi muovo sapendo di rivolgermi a chi è abituato a ragionare e ad esprimersi in 50 parole. Poi magari vengono interrogati e sanno tutto, ma devono partire da lì. I tempi cambiano e oggi funziona così.

Oggi a che punto è la Civiltà Bresciana, estendendo il concetto al di là della Fondazione?
Brescia ha sempre dovuto lottare, correre in salita, con la sua provincia così vasta e mutata nei secoli. Storia di dominazioni e resistenze, di slanci e prove d’ingegno. Adesso nella nostra Fondazione abbiamo persone di Cremona e Mantova, ci stiamo allargando, aprendo alle novità anche in questo senso. Così si può diventare meno Milano-centrici. Fieri delle nostre radici, ma senza paura di cambiare. Per crescere in un mondo che evolve rimanendo popolari. Per preservare la nostra cultura con lo sguardo proteso al futuro, sapendo che Brescia ha una grande qualità: può contare su una trasversalità di fondo a livello di rapporti intrecciati di stima che prescindono da ogni forma di appartenenza politica. Convergenze parallele virtuose che contribuiscono ad un gioco di squadra allargato.

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