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AA. VV.
Dante adriaticus
Atti dei Covegni internazionali di studi

a cura di Donatella Schrzel, Giuliana Eufemia Budicin, Maria Grazia Chiappori, Lorenzo Salimbeni, Barbara Vinciguerra  

In un'epoca in cui era ancora prematuro parlare di Stato e di Nazione, Dante aveva le idee ben chiare su quali fossero i confini territoriali e culturali d'Italia. Un'Italia concepita come una regione in cui si parlava una medesima lingua, osservata nella varietà dei suoi dialetti nel De vulgari eloquentia, in cui si fa menzione anche dell'istrioto. Un'Italia concepita nella Divina Commedia "com'a Pola presso del Carnaro, ch'Italia chiude e suoi termini bagna", con riferimento alla necropoli romana di Pola, che l'illustre poeta ebbe quasi sicuramente modo di vedere durante un soggiorno istriano.
Nel periodo risorgimentale, in cui la lingua italiana rappresentava una componente fondamentale nella ricerca di un'identità ancora da perfezionare, Dante diventò icona nazionale e, nelle terre ancora irredente al termine delle Guerre d'indipendenza, statue e busti, riferimenti toponomastici ed iniziative culturali in onore del "ghibellin fuggiasco" si sarebbero riscontrati a Trento, Pola, Trieste, Zara e Fiume.
Questa passione dantesca avrebbe raggiunto l'apice nel viaggio patriottico compiuto a Ravenna nel 1908 da centinaia di giuliani, fiumani e dalmati per recare omaggio alla tomba di Dante.
Senza dimenticare che la Società Dante Alighieri, sorta a Roma nel 1889, svolse un ruolo importantissimo nel sostenere la salvaguardia e la promozione della lingua e della cultura italiana nelle province ancora sotto la dominazione asburgica.
Al termine della Prima Guerra Mondiale sorsero ufficialmente anche a Trieste, in Istria, a Fiume ed in Dalmazia sedi locali della Dante Alighieri e dopo la Seconda Guerra Mondiale centinaia di migliaia di esuli adriatici si sarebbero identificati nei versi in cui il poeta fiorentino, incontrando nel Paradiso l'avo Cacciaguida, prevedeva e descriveva il proprio esilio:
«Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente; […] Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salire per l'altrui scale».


Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Gammarò edizioni
Pubblicato il 28/01/2023
pagine: 318
formato: cm. 14 x 21
copertina: sofback — brossura
collana: ATTI DI CONVEGNO
genere: Saggistica letteraria
ISBN: 9791280649140

Prezzo di copertina € 21.00
Prezzo promozionale € 19.95
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Dante adriaticus
Atti dei Covegni internazionali di studi

a cura di Donatella Schrzel, Giuliana Eufemia Budicin, Maria Grazia Chiappori, Lorenzo Salimbeni, Barbara Vinciguerra  
  

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In un'epoca in cui era ancora prematuro parlare di Stato e di Nazione, Dante aveva le idee ben chiare su quali fossero i confini territoriali e culturali d'Italia. Un'Italia concepita come una regione in cui si parlava una medesima lingua, osservata nella varietà dei suoi dialetti nel De vulgari eloquentia, in cui si fa menzione anche dell'istrioto. Un'Italia concepita nella Divina Commedia "com'a Pola presso del Carnaro, ch'Italia chiude e suoi termini bagna", con riferimento alla necropoli romana di Pola, che l'illustre poeta ebbe quasi sicuramente modo di vedere durante un soggiorno istriano.
Nel periodo risorgimentale, in cui la lingua italiana rappresentava una componente fondamentale nella ricerca di un'identità ancora da perfezionare, Dante diventò icona nazionale e, nelle terre ancora irredente al termine delle Guerre d'indipendenza, statue e busti, riferimenti toponomastici ed iniziative culturali in onore del "ghibellin fuggiasco" si sarebbero riscontrati a Trento, Pola, Trieste, Zara e Fiume.
Questa passione dantesca avrebbe raggiunto l'apice nel viaggio patriottico compiuto a Ravenna nel 1908 da centinaia di giuliani, fiumani e dalmati per recare omaggio alla tomba di Dante.
Senza dimenticare che la Società Dante Alighieri, sorta a Roma nel 1889, svolse un ruolo importantissimo nel sostenere la salvaguardia e la promozione della lingua e della cultura italiana nelle province ancora sotto la dominazione asburgica.
Al termine della Prima Guerra Mondiale sorsero ufficialmente anche a Trieste, in Istria, a Fiume ed in Dalmazia sedi locali della Dante Alighieri e dopo la Seconda Guerra Mondiale centinaia di migliaia di esuli adriatici si sarebbero identificati nei versi in cui il poeta fiorentino, incontrando nel Paradiso l'avo Cacciaguida, prevedeva e descriveva il proprio esilio:
«Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente; […] Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salire per l'altrui scale».



LE AUTRICI E GLI AUTORI
MarinoBaldini - SimonettaBartolini - GiulianaEufemiaBudicin - MariaGraziaCeccarelli - MariaGraziaChiappori - RenzoCodarin - LuigiFattorin - KristjanKnez - SerenaLemucchi - MarinoMicich - MarcoOcchipinti - ValentinaPetarosJeromela - StefanoPilotto - GiovanniRadossi - FedericoReggio - LorenzoSalimbeni - DonatellaSchrzel - RitaTolomeo - BarbaraVinciguerra - DiegoZandel

Gammarò edizioni
Pubblicato il 28/01/2023
pagine: 318
formato: cm. 14 x 21
copertina: sofback — brossura
collana: ATTI DI CONVEGNO
genere: Saggistica letteraria
ISBN: 9791280649140

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