Nel panorama piuttosto uniforme della narrativa italiana, per lo più oscillante tra rappresentazione del vero, voli di fantasia e sperimentazione, il nome del troppo poco conosciuto Enrico Morovich (Fiume 1906-Lavagna 1994) spicca per una sua indiscussa originalità come autore di racconti brevi giocati tra l’ironico e il macabro. Con le sue brevi prose, dove i protagonisti sono spesso oggetti animati o animali parlanti, aveva conosciuto un periodo di grande successo negli anni Trenta, quando la sua firma appariva frequentemente su numerosi quotidiani e settimanali di grande diffusione. Il massimo riconoscimento le ebbe da uno dei maggiori critici italiani, Gianfranco Contini, che nella sua antologia di racconti surreali (Italie magique, 1946 poi tradotta nel 1988) lo inserì affianco a narratori di grande successo come Bontempelli, Palazzeschi e Moravia. Nel dopoguerra Morovich continuò a scrivere i suoi straordinari racconti brevi e anche alcuni romanzi come Piccoli amanti che nel 1991 fu finalista al premio Strega. In questo libro si ripropongono ora, a cura di Francesco De Nicola, i cinque racconti inclusi da Contini nella sua antologia e altri scritti nella seconda metà del Novecento che ribadiscono la forte originalità della sua narrativa breve. Nel 1993 raccolse nel volume Un Italiano di Fiume le sue memorie giovanili ambientate in quella terra istriana dalla quale fu esule dal 1950.
L'AUTORE Entico Morovich, nato nel 1906 a Pecine, presso Fiume, nel 1924 si diplomò ragioniere e cominciò a lavorare in banca. Per reagire alla monotona vita impiegatizia, che nel 1930 gli causerà una seria malattia nervosa, cominciò a dedicarsi alla scrittura, affidando alle pagine i suoi frequenti e bizzarri sogni. Accolto su periodici prestigiosi quali “La Fiera Letteraria” e “Solaria” sin dal 1929, le sue prose brevi e fantasiose comparvero sempre più spesso su giornali e settimanali di successo (“L’Ambrosiano”, “Omnibus” e “Oggi” tra gli altri) e vennero raccolte nei suoi primi tre libri (L’osteria sul torrente, 1936; Miracoli quotidiani, 1938 e I ritratti nel bosco, 1939), seguiti nel 1942 dai romanzi Contadini sui monti e L’abito verde. Passato a lavorare nei Magazzini Generali, nel 1950 lasciò Fiume e, dopo essere rimasto per qualche tempo nel campo profughi di Napoli e poi a Lugo di Romagna e a Pisa, nel 1958 si stabilì infine a Genova, assunto dal Consorzio autonomo del porto. Continuava intanto a collaborare con racconti a giornali (“La Nazione”, “Il Giornale di Brescia”) e periodici (“Il Caffè” e “Il mondo”), raccogliendoli in volumetti che uscivano presso piccole case editrici, finché sul finire degli anni Ottanta avvenne una tardiva riscoperta del suo originalissimo talento narrativo. Gli editori Sellerio, Einaudi e soprattutto Rusconi ripubblicarono suoi libri esauriti e ne ristamparono nuovi come il romanzo Piccoli amanti (1990), finalista al premio Strega, e anche diedero alle stampe i suoi ricordi giovanili in Un italiano di Fiume (1993). Trasferitosi a Chiavari nel 1990, si spense nell’ospedale della vicina cittadina di Lavagna nel 1994.
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