Sandro Ellena presenta una tesi che si centra sull’assolutezza del sapere scientifico, l’inconsistenza della filosofia e la falsità della religione, e lo fa attraversando la storia di diverse discipline. L’Autore sposa infatti prima la tesi di Jacques Monod e poi quella di Richard Dawkings sull’evoluzionismo, concepito in termini puramente materialisti e la estende non solo ai processi cognitivi, ma anche alle formulazioni artistiche, attraverso il concetto di meme, come un’unità culturale che si propaga tra i singoli e tra le popolazioni per effetto dell’imitazione, attraverso le relazioni interpersonali o veicolata dai mass media, interpretata però come un’azione e risposta biologica agli stimoli del cervello, verificabile con gli strumenti della diagnostica per immagini (TAC e PET). > Per Ellena il pensiero umano altro non può essere che il prodotto di complesse interazioni biochimiche del cervello, le sinapsi cerebrali. Ogni altra spiegazione sulla natura del pensiero che trascenda la pura materialità è esclusa a priori. Niente anima, niente trascendenza, niente metafisica, quindi. La conseguenza più coerente di questa posizione è che il concetto di verità è ridotto a quello di pura funzionalità. Ma, dentro questa prospettiva, è solo la scienza che ha il diritto di parola. E il metodo per l’autore è riassumibile nella capacità di formulare messaggi e informazioni, il meme appunto, capaci di trasformare in positivo se stessi e il mondo, e di avvertire dei pericoli che incombono sull’essere umano e sulla sua storia. In modo particolare il meme per eccellenza è l’arte. Anche se anch’essa è sottoposta alla transitorietà e mutabilità caratteristica delle dinamiche evolutive sempre cangianti, secondo la legge della selezione naturale che diventa qui anche processo culturale.
L'AUTORE Sandro Ellena, genovese, dall’età di 13 anni si interessa all’arte visiva, con le prime opere che presentano riferimenti impressionistici.
Autodidatta, frequenta lo studio di Carlo Ghell.
Dal 1995 abbandona l’arte gestuale per dedicarsi all’espressività dei materiali, in particolare il legno, la corda, le pietre, avvicinandosi all’estetica dell’arte povera.
Dal 2014 ritorna, volutamente, al figurativo, utilizza immagini con al loro interno connotazioni comunicative, affronta tematiche sociali, gravide di messaggi, dove appare prioritaria la ricerca di offrire, per quanto possibile, una informazione responsabile, facendo riferimento a elementi scientifici.
Al loro interno sono riscontrabili: la firma iconica costituita da omini stilizzati che si tengono per mano e l’ampio utilizzo della scrittura come rimando fluxus.
In concomitanza, realizza sintetici pensieri scientifici su cartoncini. Queste rappresentazioni artistiche vengono da lui stessso definite “Arte Memetica”.
L’artista ribadisce che la sua più importante opera è la casa dove vive, da lui stesso costruita in un bosco, che gli permette un'esistenza quasi completamente autosufficiente.
|