'Don Chisciotte' di Miguel de Cervantes e Giusi Rigoni |
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06/05/2020, ore 06:54
| Oggi, per esempio, è uscita in Italia Don Chisciotte, una rivisitazione illustrata del celebre romanzo di Miguel de Cervantes, edito da Töpffer e caratterizzato da una singolare peculiarità: al centro della storia non ci sono i capitoli veri e propri della storia, bensì 59 splendenti tavole 50x70 cm curate dall’illustratrice italiana Giusi Rigoni. Una prima parte introduttiva guida così neofiti e appassionati in un’atmosfera sempre più dettagliata e approfondita legata all’universo donchisciottesco, prima di entrare nel vivo di una singolare e affascinante esperienza di lettura. Una breve biografia dell’autore e della disegnatrice è quindi seguita da una stringata scheda dell’opera, seguita da un’altrettanto sintetica trama per sommi capi e, poi, da un riassunto ben più articolato del contenuto dei due libri in cui si suddivide il capolavoro spagnolo. A seguito della trattazione, un paragrafo è dedicato anche al significato e all’importanza del Don Chisciotte nei secoli, che restituisce in maniera piuttosto completa i suoi diversi piani di interpretazione, le sue finalità, i suoi spunti di ispirazione e le riflessioni a cui ha condotto critici e letterati di tutto il mondo. Quando chiunque desideri imbarcarsi in questa avventura ha familiarizzato con i personaggi e con il senso dell’opera, comincia la magia. Sulle facciate sinistre si alternano infatti brevi passaggi tratti in successione dai capitoli dell’opera, mentre sulla destra appaiono in tutto il loro splendore le tavole di accompagnamento, che in realtà non si limitano a costituire un mero completamento del testo di Cervantes, spalancando piuttosto un nuovo livello di fruizione delle avventure dell’hidalgo. La carta spessa e lucida, infatti, diventa il canale privilegiato di una lettura immersiva e creativa, che si concentra ora su alcuni momenti cruciali dell’intreccio e ora su scene che evidentemente hanno colpito più nello specifico l’immaginario personale dell’artista vicentina. Strabiliante il loro carattere sempre polifonico, in grado di restituire la molteplicità di punti di vista e di personaggi presenti nel romanzo, e soprattutto una prospettiva studiata sempre “ad arte”. Prospettiva in termini tecnici, dal momento che i piani del disegno sono molteplici, tridimensionali e sempre di grande effetto visivo; prospettiva in termini di angolazione, visto che quanto accade nel libro viene osservato ora di sbieco, ora dall’alto e ora da una posizione praticamente impossibile da adottare, oltrepassando i vincoli del realismo per sfociare nell’impavido regno della fantasia; e prospettiva nella sua accezione più concettuale, considerato che la scelta di raffigurare in un determinato modo determinati snodi del testo non sembra mai lasciata al caso. A risaltare in maniera preponderante sono i tre colori primari e il verde, con qualche incursione del rosa scuro in particolare nel libro secondo, che tra l’altro è quello in cui, dopo una forte presenza dell’elemento paesaggistico (dovuto in sé alla struttura della storia), viene lasciato ampio spazio alla rappresentazione dei personaggi più bizzarri, nonché quello in cui spicca un omaggio aperto a Il Bacio del pittore italiano Francesco Hayez. Non sono rare, peraltro, le volte in cui la disegnatrice gioca con le dimensioni stesse degli oggetti o del corpo umano, per enfatizzare con stupefacente accuratezza l’effetto straniante a cui è sottoposto dal lontano 1605 chi legge il capolavoro cervantesco. E c’è di più: nella sua rielaborazione del Quijote, Giusi Rigoni sceglie di non riprodurre e di non nominare nemmeno indirettamente la morte del protagonista. Alonso Quijano non si ritrova, quindi, in punto di morte con il fedele Sancho Panza al suo capezzale e tutto ciò che appare nell’ultima tavola del volume dedicata al 74° capitolo del secondo libro sono i versi che Cervantes riprende da un romance sulla morte di Alonso de Aguilar nell’assedio di Granada, nei quali si sottolinea che per l’autore solo è nato Don Chisciotte, e il suo creatore per lui, senza che per questo si faccia riferimento al tragico epilogo della vicenda. “Quijote vive”, sembra dunque rammentare a suo modo l’ennesima, mirabile impresa ispirata dal prode cavaliere, con una vivacità e un estro tutti da gustare.
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