Vite maledette – Vito Molinari |
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06/10/2020, ore 09:18
| Vite maledette di Vito Molinari è un libro davvero particolare, una bella lettura anticonformista per questi tempi dove regna l’omologazione dell’encefalogramma piatto. L’autore propone cinque autobiografie apocrife di artisti irregolari, geni maledetti che hanno vissuto la loro esistenza fino alle estreme conseguenze. Gesualdo da Venosa, musicista e assassino, Caravaggio, genio e assassino, Alessandro Stradella, donnaiolo, assassinato per vendetta, Amedeo Modigliani, pittore e artista irregolare, principe della bohème, morto giovanissimo di stenti, Antonio Ligabue, pittore folle di capolavori. Nel libro di Vito Molinari questi grandi irregolari si raccontano in prima persona, rendono nota la loro vita dopo essere trapassati. Storie di geni maledetti che vengono dal Seicento e dal Novecento, due secoli che hanno molto in comune. Molinari dona la voce ai fantasmi e dall’oltretomba li ascoltiamo narrare in un modo avvincente le loro vite maledette e estreme. Una bella trovata la forma dell’autobiografia che fa di questo libro uno straordinario romanzo a più voci dove è di scena anche la Storia. Caravaggio che ripercorre la sua vita avventurosa e randagia fatta di capolavori della luce, risse continue, fughe e omicidi. «Dipingevo con furore, come invasato. Studiavo la luce, ponevo la sorgente luminosa dei dipinti fuori dal quadro, puro lume astratto, ideale». Michelangelo Merisi che diventerà Caravaggio, il genio pittore, dopo essere rimasto folgorato davanti a L’ultima cena di Leonardo. Antonio Ligabue racconta la sua vita miserabile di ribelle e di uomo inadeguato alle convenzioni. Di artista che decide di essere libero e che non vuole mai essere comandato da nessuno, che vive in uno spirito assoluto e nella solitudine dei suoi boschi la sua vocazione di pittore. Il genio infelice con la sua vita maledetta è un personaggio indimenticabile. Amedeo Modigliani, pittore e scultore, artista romantico e maledetto, protagonista della Belle Époque, segnato da una vita dissoluta e segnata dalla tisi, che non appartiene a nessuno scuola, isolato nel panorama delle avanguardie della Parigi di inizio secolo, sempre in stato di incessante polemica incessante antiborghese. Così si presenta nella sua autobiografia Amedeo Modigliani, un uomo e un artista maledetto non omologabile e difficile da inquadrare, un genio immenso la cui grandezza è stata riconosciuta dopo la sua morte. E poi dal Seicento arrivano le vite maledette e straordinarie di Carlo Gesualdo e Alessandro Stradella, in comune una grande passione per la musica e una vocazione all’autodistruzione. «Molinari – scrive Andrea Tarabbia nella prefazione – coglie i suoi irregolari in un momento luminare: sono appena morti e hanno ancora voglia di dire la loro. Così si raccontano, danno la loro versione dei fatti, parlano dei momenti salienti delle loro vite, di ciò che hanno sofferto e di ciò che hanno voluto fare, nel bene e nel male, mentre erano in vita». Vite maledette con le sue romanzesche cinque autobiografie apocrife è uno straordinario esperimento letterario tutto da leggere.
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